la Repubblica, 4 settembre 2022
I derby secondari delle elezioni
Meloni o Letta? Fratelli d’Italia o Pd? Da qualche mese l’attenzione si concentra sull’esito del derby principale, quello per la conquista dello status di primo partito. Esito che non è scontato, non solo perché la campagna elettorale può ancora spostare parecchi voti, ma perché nulla assicura che il consenso a Meloni rilevato dai sondaggi non sia amplificato dall’effetto winner, ossia dalla tendenza degli intervistati a dichiararsi per il vincitore annunciato, anche se poi non tutti confermeranno la scelta nelle urne.Meno attenzione viene rivolta a quel che potrebbe succedere nei derby secondari, ossia in quelle regioni dello spazio politico in cui coppie di partiti diversi dai primi due (Pd e FdI) si contendono le posizioni successive alla seconda. I derby di questo tipo sono fondamentalmente tre. Il primo è quello fra Lega e Cinque Stelle per il terzo posto.Secondo la maggior parte dei sondaggi, la Lega è in lieve vantaggio, ma il trend è favorevole ai Cinque Stelle, che sono il partito che nell’ultima settimana è cresciuto di più. È verosimile che il flusso di consensi che si dirigono verso il partito di Grillo provenga in parte dall’area degli indecisi e dei delusi, tentati dal non voto, e in parte dal Pd, cui non pochi elettori rimproverano di non essere più un partito di sinistra. Un rimprovero comprensibile, se si pensa che fino a un paio di decenni fa essere di sinistra significava pacifismo, statalismo, primato della questione sociale.Quanto alla Lega, le ultime tendenze ne segnalano un lieve calo, il che rende plausibile l’ipotesi che il Movimento Cinque Stelle, in netta crescita, riesca alla fine a sorpassarla. Il secondo derby riguarda la conquista del quinto posto (dopo FdI, Pd, Lega, M5S). Qui a misurarsi sono i cosiddetti moderati (Forza Italia e Terzo polo), che viaggiano in prossimità del 7%. Attualmente è in vantaggio Forza Italia, ma il trend è favorevole al Terzo Polo, che presumibilmente sta drenando consensi anche dal partito di Berlusconi: un sorpasso del duo Calenda-Renzi ai danni di Forza Italia è tutt’altro che escluso. Resta, infine, il derby per il settimo posto, ma sarebbe meglio dire per la sopravvivenza, che coinvolge i due partiti più prossimi alla soglia del 3%, ossia i rossoverdi di Fratoianni e Bonelli, e Italexit di Paragone. Sesuperassero entrambi la soglia del 3%, o la mancassero entrambi, nulla cambierebbe negli equilibri parlamentari.Ma se una delle due liste superasse la soglia e l’altra no, l’impatto sulla distribuzione dei seggi proporzionali non sarebbe trascurabile.È rilevante l’esito dei derby secondari? Dipende dai margini di vittoria e dal quadro complessivo. Se il Terzo Polo superasse il 10% e Forza Italia scendesse al di sotto del 5%, dovremmo prendere atto che il riformismo esiste solo a sinistra, e che il centro-destra, privato del contrappeso centrista di Forza Italia, è diventato destra pura e semplice.Se il Movimento Cinque Stelle dovesse portarsi intorno al 15%, e il Pd scendere al di sotto del 20% (un esito non impossibile, sulla base dei trend attuali), ne sarebbe sconvolta la geografia della sinistra. In un certo senso, si tornerebbe al dualismo pre-Pd, quando due partiti – Ds e Margherita – si contendevano l’elettorato di sinistra. Con un’importante differenza, rispetto ad allora: gli eredi del Partito comunista ora avrebbero – per la prima volta nella loro storia – un’ingombrante nemico a sinistra, che cercherebbe di accreditarsi come la vera sinistra, sensibile alle istanze dei ceti popolari anziché ostaggio delle istanze post-materialiste dei ceti medi riflessivi.Ma anche a destra l’esito dei vari derby non sarebbe privo di effetti. Se FdI dovesse perdere il primo derby, e nel secondo derby la Lega superasse il M5S con un buon risultato (rivelando che, come nel 2018, i sondaggi l’avevano sottovalutata), allora, più che verso un regno Meloni, potremmo andare verso una diarchia Meloni-Salvini.Infine, tornando al Terzo Polo, un suo cattivo risultato potrebbe favorire un avvicinamento postumo fra Pd e Cinque Stelle, mentre un risultato eclatante (sopra il 10%) costringerebbe il Pd a fare finalmente i conti con la propria storia, scegliendo fra la sua antica anima socialista e la sua moderna, mal digerita, anima liberale. Insomma: va bene appassionarci al derby principale, ma occhio ai derby minori. Perché da quelli potrà dipendere, se non il destino dell’Italia, almeno l’evoluzione del suo sistema politico.