il Giornale, 4 settembre 2022
La borsa del gas di Amsterdam è truccata
Nella giornata in cui l’Europa e il G7 suonano lo stesso spartito sul price cap per petrolio e gas, la cosa più sensata la dice l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace: «Bisogna mettere un tetto alla volatilità dell’indice Ttf», (il principale mercato virtuale del gas in Europa) che ormai «non riflette più da un bel po’» la tensione tra domanda e offerta ma è diventato «una valvola di sfogo sulla percentuale di rischi geopolitici».
Il prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare dovrebbe essere fissato intorno ai 90, 100 euro a megawattora. «Ma il prezzo del gas si forma sul mercato – è il ragionamento di un trader che lavora per diversi clienti – prezza un rischio che quel bene possa avere quel valore o che non ce ne sia più». Il problema è che l’indice Ttf era stato scelto perché si pensava che il prezzo dei contratti lunghi con i russi fosse troppo alto e il mercato europeo sarebbe stato più liquido e trasparente. Il prezzo oscilla paurosamente – si è passati dai 20 euro al megawattora di maggio 2021 ai 340 euro di giovedì, ieri era 240 euro. E se la Russia chiuderà davvero i rubinetti il rischio sarebbe molto concreto. «Oggi sul mercato tanti vogliono comprare, come Cina e India, e pochi vogliono vendere, perché il rischio di non avere gas è altissimo. Con tanta domanda e poca offerta il prezzo sale», spiega il trader. L’allarme sui prezzi il Giornale l’aveva lanciato lo scorso ottobre, prima della guerra in Ucraina, quando l’esperto di energia Edoardo Beltrame aveva ipotizzato un possibile lockdown energetico, visto che con un prezzo di 30 euro a settembre c’erano contratti futures a scadenza marzo 2022 oltre i 100 euro.
Poi c’è il tema degli stoccaggi. Il consumo medio di gas quando fa freddo – gennaio, febbraio – è di oltre 400 milioni di metri cubi al giorno. Gli stoccaggi italiani, sempre nei periodi più freddi, potrebbero darne ottimisticamente 150. Senza il gas russo ne mancano 250 milioni. Il prezzo sconta questa incertezza. E in emergenza chi gestisce gli stoccaggi? A quanto ammontano gli stoccaggi «strategici»? Chi decide chi ha gas e chi no?
E le speculazioni? Ci sono: non sul prezzo di mercato ma sui derivati che servono a coprire il rischio. Il ministro della Transizione ecologica Stefano Cingolani, dopo aver pronunciato la parola «truffa» aveva annunciato una task force in Europa per negoziare il tetto anti-speculazione, ma finora non si è visto nulla. «Quando faremo i rigassificatori il prezzo del gas sarà più legato al mercato Usa e a quello cinese, ma il tema è sempre lo stesso. Le navi cariche di gas liquido vanno da chi paga di più». A che prezzo? Secondo Goldman Sachs tra 215-230 euro a 290 euro a megawattora, altro che 100. Colpa della «mancata riapertura di North Stream 1», ufficialmente chiuso per manutenzione, che «riaccenderà l’incertezza del mercato».
Sugli extraprofitti resta lo scontro: il governo di Mario Draghi ha deciso di tassarli del 25% ma dei 20 miliardi che ci si aspettava ne arriveranno due o tre. «Perché alcune società hanno reinvestito i miliardi guadagnati facendo contratti a prezzi stracciati per raccattare clienti in perdita – rivela una fonte vicina a una multi utility del Nord Italia – Così presto o tardi salteranno grossisti, fornitori e reseller. E perché chi vende energia green a 50-60 cent, dieci volte il prezzo dell’anno scorso, è stata esclusa dagli extraprofitti? Perché nessuno se ne occupa?».