Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  settembre 03 Sabato calendario

Periscopio


Abbiamo visto, negli ultimi decenni, dove conduce il disprezzo della riflessione in favore dell’azione risoluta: al culto di un dinamismo vuoto e all’esaltazione della vita pericolosa: ad Adolf e a Benito. Hermann Hesse, Il gioco della vita.
Vladimir Putin guarda, freddo e scettico, la salma di Gorbaciov. Si fa il segno della croce: davanti alla bara d’un ateo. Elena Kostioukovitch, La Stampa.

Qui [a Mariupol] è stato colpito il teatro centrale, numero di vittime civili indefinito ma almeno pari a seicento: era il 16 marzo, la guerra era iniziata da meno d’un mese, e chi diceva che la strategia di colpire i civili era stata deliberatamente scelta da Putin (…) veniva trattato come un lamentoso e isterico russofobo. Oggi gli occupanti lo stanno ricostruendo. [Ma] hanno l’ordine di non recuperare i corpi che ancora sono sepolti dalle macerie e di coprire ogni cosa con il cemento, così non si saprà mai, né soprattutto si dovrà mai renderne conto, il costo umano del bombardamento. Paola Peduzzi, il Foglio.
«Sosteniamo l’immediata cessazione del conflitto armato e sosteniamo debitamente la sua risoluzione attraverso mezzi diplomatici», scriveva Lukoil in una lettera agli azionisti lo scorso marzo. Federico Giuliani, il Giornale.

Ravil Maganov, vicepresidente di Lukoil, è saltato già da una finestra al sesto piano dell’ospedale centrale di Mosca. L’uomo è morto successivamente a causa delle ferite riportate. Agenzia Tass.
Sputeremo via i traditori della patria. Vladimir Putin, La Stampa.
Suicidi, cadute accidentali, conseguenze letali d’una cura alternativa somministrata da uno sciamano, infarti curati con la valeriana. Sono soltanto alcune delle cause delle [numerose] morti sospette di oligarchi russi negli ultimi mesi. Adnkronos.
Il concerto era previsto per il 2 settembre allo Slaughter Club di Paderno Dugnano, a nord di Milano. Ma l’esibizione della band punk rock ucraina «Zhadan and the dogs» è saltata. Il motivo della cancellazione è che con quella serata si sarebbero raccolti fondi per l’esercito ucraino. Quindi niente live. Tutto in nome della pace. A riferirlo è il frontman della band, Serhiy Zhadan, il principale scrittore ucraino contemporaneo, musicista, poeta, vincitore di vari premi internazionali, tradotto anche in Italia e candidato al Nobel. Linkiesta.

Rende l’idea della pervicacia del tentativo di deucrainizzazione compiuto da Stalin (…) il destino toccato ai kobzar, i poeti di campagna (molti dei quali ciechi) che vagavano di villaggio in villaggio. Si direbbe che non costituissero una minaccia per il potere sovietico. Ma la loro colpa era quella di ricordare ai contadini ucraini che una volta avevano una patria. (…) Alcuni furono imprigionati, ma «quasi tutti» vennero fucilati, perché non valeva la pena mantenere un cieco nel gulag. Martin Amis, Koba il Terribile.
Le sanzioni sono sbagliate? No, peggio, sono un danno. Titolo della Verità, o Pravda che dir si voglia.
Occorre abolire al più presto le sanzioni. Il che non implica un sostegno sfacciato alla Russia nella sua aggressione all’Ucraina. (…) Finché seguiteremo a prendercela con la Russia, questa sarà sempre più ostile, aggressiva, incattivita, sigillata in un pericoloso isolamento. Se noi trattiamo la Russia da canaglia, essa diverrà canaglia. [«Diverrà», che al momento è governata da gentiluomini e pacifisti] Vittorio Feltri, Libero.

La sconfitta di Sarah Palin – uno dei volti più noti della destra [trumpiana] – può essere letta come un ulteriore segnale che qualcosa, nella politica americana, sta cambiando e che l’annunciato tracollo dei democratici alle elezioni di midterm non è più così scontato. Lo suggerisce anche un sondaggio pubblicato dal Wall Street Journal, che per la prima volta indica un sorpasso Dem sul Gop (47% vs 44%). Giulia Belardelli, HuffPost.
Prendersela con la speculazione tassando gli extra-profitti, è giusto e morale, ma rivela la nostra impotenza. Oggi i grandi attori della rapina energetica non sono più le multinazionali occidentali, bensì aziende di Stato dei Paesi emergenti: dalla Russia all’Arabia, dagli Emirati al Nordafrica, dal Venezuela al Messico. Federico Rampini, Corriere della Sera.

AirForce Di Maio. Chi si ricorda quando il ministro volava in Economy, esibendo sui social il biglietto Alitalia per la Cina? [Oggi] non è più contro gli aerei di Stato. Al contrario ne fa un gran uso. Paolo Bracalini, il Giornale.
Tira un vento poco rassicurante per Di Maio [nei cieli sopra] il suo collegio uninominale: (…) il paracadute di Fuorigrotta potrebbe non aprirsi. Gabriella Cerami, HuffPost.
Berlusconi sbanca anche su TikTok. Titolo del Giornale.
L’unico leader che sappia usare TikTok è Matteo Salvini. Il comizio siciliano in mezzo a un gregge di pecore, gravido di simbolismi, testimonia un talento naturale per l’intrattenimento spensierato che da lunedì 26 settembre, a voler dar credito a certi sondaggi, rischia di trasformarsi nella sua attività principale. Massimo Gramellini, Corriere della Sera.
Stravinceremos. Matteo Salvini, Corriere della Sera.
Congratulazioni a Viktor Orbán per la straordinaria vittoria elettorale. Giorgia Meloni, 4 aprile 2022 (Ansa).
[Campione di] «democrazia illiberale», o «democratura», Orbán ha riabilitato l’antisemita e filonazista Miklòs Horthy come «incomparabile statista», poi ha riportato in auge scrittori ammiratori di Joseph Goebbels e del Partito delle Croci Frecciate, fino a parlare di purezza della razza e a censurare i media indipendenti. Mirella Serri, La Stampa.
Dobbiamo interrompere quel circolo vizioso per cui il lavoro è il solo mezzo di sostentamento delle persone. Rachele Scarpa, candidata Dem under35, antisionista e post proletaria dura.
C’è chi fa debiti per necessità, chi per leggerezza, chi per vizio. Solo il primo, di solito, li paga. Roberto Gervaso.