Il Messaggero, 3 settembre 2022
La chiesa povera di papa Luciani
tra le montagne delle Dolomiti, in un minuscolo paese delle valli Agordine, che Albino Luciani ha elaborato la sua idea di Chiesa povera per i poveri, imparando a comunicare al mondo – con tutta la semplicità possibile – l’immensità del cristianesimo. Verrà proclamato beato domani mattina con una solenne cerimonia in piazza San Pietro, e Francesco consacrerà così alla storia il sorriso amabile di quel vescovo veneto che ha scelto di chiamarsi Giovanni Paolo I nel 1978, unendo i nomi dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI per riallacciarsi alla linea del Concilio Vaticano II. Papa Luciani, nonostante abbia regnato appena 33 giorni, ha segnato ugualmente il percorso per il futuro: fu lui ad abolire il plurale maiestatis, passando dal noi all’io, cancellando l’uso della tiara e trasformando la cerimonia della incoronazione papale in un rito meno pomposo e più simbolico, tale da avvicinare la gente alle istituzioni.
UN NUOVO LINGUAGGIO
Inoltre seppe trasformare il modo di comunicare del Papa sfruttando un linguaggio immediato e colloquiale, improvvisando nelle udienze, cose che all’epoca erano da ritenersi quasi impossibili. Durante le catechesi nell’Aula Paolo VI sbriciolò poi il rigore del protocollo, mostrandosi spontaneo e per nulla intimorito dall’incarico gravoso. In uno dei giorni immediatamente successivi alla elezione Luciani si rivolse ai cardinali che lo avevano scelto, ironizzando: «possa Dio perdonarvi per quello che avete fatto». Aggiungendo di sentirsi come «un povero Cristo», non attrezzato a tanta responsabilità.
Il postulatore della causa, Beniamino Stella, oggi cardinale e all’epoca uno dei preti della diocesi di Vittorio Veneto racconta: «Semplicità e umiltà sono state la sua cifra. È stato un Papa che ha parlato davvero al cuore della Chiesa». Per decenni però l’eredità intellettuale e teologica di Papa Luciani è finita in un cono d’ombra, oscurata dalla leggenda nera che ha prevalso su una fantomatica cospirazione di corte. Secondo alcune ricostruzioni fatte in quegli anni da due giornalisti britannici, David Yallop e John Cornwell, la morte improvvisa del pontefice, avvenuta nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978, sarebbe stata causata da un avvelenamento. Un omicidio in piena regola poiché Luciani voleva ripulire lo Ior e le finanze vaticane infiltrate dalle organizzazioni criminali. La fake news ha camminato per quasi quarant’anni fino a che non è stata smontata dalla vice postulatrice, Stefania Falasca che ha reso pubblici molti atti coperti dal segreto professionale medico. Più semplicemente Luciani già da quando era Patriarca di Venezia aveva il cuore debole ed era in cura da un cardiologo.
Il giallo della morte venne alimentato però anche da una serie di pasticci sulla comunicazione istituzionale. Il Vaticano tentò, infatti, di nascondere l’identità di chi per primo quella mattina rinvenne il cadavere. Ad aprire la stanza di Luciani fu una suora per portargli il caffè ma il particolare fu omesso perché avrebbe potuto alimentare uno scandalo a sfondo sessuale. Suor Margarita Marin, la religiosa che lavorava nell’appartamento pontificio, ha reso una testimonianza cristallina sull’andamento della ultima giornata di vita di Luciani. «Dopo cena ricevette la chiamata del cardinale di Milano Giovanni Colombo () Dopo venne da noi suore, come faceva sempre, per salutarci prima di ritirarsi nel suo studio. Ricordo che chiese quale messa gli avessi preparato per il giorno seguente e gli risposi: Quella degli Angeli. Ci augurò la buona notte con le parole che ogni sera ci ripeteva: A domani, suore, se il Signore vuole, celebriamo la messa insieme».
IL MIRACOLO
Per arrivare alla beatificazione di Papa Luciani il Vaticano ha certificato un miracolo. La guarigione scientificamente inspiegabile che è stata verificata riguarda Candela, una bambina argentina di 11 anni gravemente malata di epilessia refrattaria maligna, con un virus e una polmonite. Le preghiere rivolte a Giovanni Paolo I ebbero l’effetto di fare uscire Candela dal pericolo di morte. I medici non riuscivano a darsi spiegazioni. In piazza San Pietro Candela, che oggi ha una ventina d’anni, non ci sarà. Purtroppo si è rotta un piede andando a fare pesi in una palestra e non si può muovere.