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 2022  settembre 03 Sabato calendario

Intervista a Charles Michel

«Sui prezzi dell’energia la Commissione è in ritardo, deve presentare proposte con urgenza. Per l’Unione europea è una questione di credibilità». Tra Charles Michel e Ursula von der Leyen non c’è un grandissimo feeling, ma mai il presidente del Consiglio europeo aveva criticato così esplicitamente la presidente della Commissione. Nel corso di un’intervista con La Stampa e altri giornali europei, l’ex premier belga ricorda i ripetuti appelli dei leader sul price cap e sulla riforma del mercato elettrico e chiede un piano di risparmio energetico. L’autunno si preannuncia difficile, ma Michel cita il «Wir schaffen das» pronunciato da Angela Merkel durante la crisi dei migranti del 2015: «Ce la faremo». E per rimanere a galla, assicura, «ci serviranno strumenti come Sure e come il Mes».
L’Ue sta facendo il possibile per affrontare la crisi energetica?
«È chiaramente il punto in cima all’agenda. Ma non scopriamo oggi il problema: al Consiglio europeo ne discutiamo da ottobre. Diverse volte abbiamo invitato la Commissione a presentare proposte concrete. Sul lato della domanda c’è stato il piano per ridurre del 15% il consumo di gas: credo dovremmo fare lo stesso anche per quanto riguarda l’elettricità. Poi c’è la questione dei prezzi: un problema enorme per famiglie e imprese. Ne siamo consapevoli, dobbiamo agire. Per l’Ue è una questione di credibilità. Un dibattito ideologico sugli strumenti non è sufficiente, la Commissione deve presentare proposte con urgenza: non possiamo permetterci il lusso di attendere settimane o mesi. Ci servono le proposte, ora!».
La Commissione si è mossa in ritardo?
«Per quanto riguarda i prezzi, sì. La Commissione ha giocato un ruolo importante sugli stoccaggi e questo è positivo perché molti Stati hanno aumentato le riserve. Ma il Consiglio le ha chiesto più volte di fare proposte per limitare l’impennata dei prezzi. È vero che il dibattito tra i leader è stato difficile e che non tutti hanno la stessa opinione sul price cap o sul mercato elettrico, ma proprio per questo avevamo chiesto un piano per tenere in considerazione i diversi punti di vista. Di fronte ai cittadini che pagano l’elettricità a questi livelli, come possiamo giustificare che le grandi compagnie energetiche stanno facendo extra-profitti?».
Diversi leader, da Draghi a Sanchez, chiedono un intervento da mesi. Altri però erano contrari: troverete una sintesi?
«Sono molti gli Stati che avevano aspettative. Magari non eravamo tutti d’accordo sulle soluzioni da adottare, ma tutti abbiamo chiesto alla Commissione di presentare proposte. Poi non sarà facile decidere, non lo faremo certo in due minuti, ma almeno avremo qualcosa su cui discutere. Di certo voglio evitare di avere al Consiglio di ottobre lo stesso dibattito di marzo, maggio e giugno. Spero che si possano adottare misure concrete prima di ottobre. Ma servono proposte al più presto e mi auguro di non dover attendere il discorso sullo Stato dell’Unione (che Ursula von der Leyen pronuncerà il 14 settembre, ndr). Non c’è un giorno da perdere».
L’Ue riuscirà a evitare una dura crisi economica in autunno?
«Affronteremo un periodo difficile. Ci sono pessimi ingredienti e sappiamo il cocktail che potrebbe uscire. Problemi nelle catene di approvvigionamento, inflazione, aumento delle bollette. Per questo dobbiamo imparare la lezione dalla crisi del Covid. Agendo insieme abbiamo comprato i vaccini e sul fronte economico abbiamo creato Sure e il Recovery Fund. Dobbiamo essere pronti e posso assicurare che il Consiglio europeo si assumerà le sue responsabilità. “Wir schaffen das”, ce la faremo».
Con quali strumenti?
«Li abbiamo. Penso a Sure, oppure al Mes. Abbiamo un coordinamento delle politiche economiche che è un segnale di fiducia al mercato e anche al resto del mondo».
Il Mes, però, non è mai stato utilizzato per la paura dello stigma: davvero potrà servire per la prossima crisi?
«Il semplice fatto che il Mes esista lo rende uno strumento potente perché è un segnale ai mercati. Anche se inutilizzato, è utile».
I soldi di Sure, invece, sono finiti: intende riproporre uno schema basato sul debito comune per finanziare prestiti agli Stati?
«Possiamo imparare le lezioni dalla pandemia. Non sto propugnando una soluzione, vedremo cosa ci servirà. A ottobre affronteremo la questione dell’energia, ma avremo anche uno scambio di vedute sul coordinamento delle politiche economiche perché in tutti i Paesi abbiamo le stesse difficoltà. Da un lato la necessità di investire sulla trasformazione dei nostri modelli economici e dall’altro fare il possibile per tenere i debiti sotto controllo. Gli Stati hanno speso 280 miliardi per sostenere i cittadini contro la crisi energetica: in futuro dovremmo essere più selettivi, altrimenti spingeremo l’inflazione».
Il voto in Italia, con la prospettiva di un ritorno all’euroscetticismo, è un ulteriore fattore di rischio?
«In Italia ci saranno delle elezioni e certamente tutti confidiamo nella scelta che verrà fatta dai cittadini. Non dirò nulla di più su una situazione di politica interna a poche settimane dal voto».
Nemmeno sulla partenza anticipata di Draghi?
«Ho rispetto per il funzionamento delle istituzioni nazionali. C’è stata una scelta del primo ministro, c’è stato un processo con il Presidente della Repubblica e con il parlamento. E io lo rispetto».
Ma secondo lei c’è il rischio di una nuova crisi dei debiti?
«Siamo tutti consapevoli che la situazione è estremamente difficile. Ci sono rischi e incertezze e non posso anticipare cosa succederà in alcuni Paesi. “Wir schaffen das” significa che, se agiamo uniti, abbiamo gli strumenti per affrontare le sfide. Sappiamo i punti di forza e di debolezza dell’Eurozona e del mercato interno: dobbiamo ridurre le debolezze. Il Mes e Sure sono strumenti potenti, un chiaro segnale ai mercati che siamo pronti ad agire se necessario».
Come si può mantenere l’unità se un Paese come l’Ungheria compra gas russo mentre Mosca taglia le forniture agli altri?
«Da tempo la Russia cerca sistematicamente di seminare zizzania e di minare l’unità europea: siamo abituati. Dobbiamo essere fermi e impegnarci per mantenere questa unità, che è la nostra forza. Divisi siamo deboli, uniti siamo forti. Ma per essere forti bisogna anche agire rapidamente». —