Robinson, 3 settembre 2022
Intervista a Stefano Bollani e Valentina Cenni
Un jazzista di fama mondiale e un’attrice di grande talento Compagni nella vita e conduttori del programma di Rai 3 “Via dei Matti n. 0”, che riparte il 5 settembre
Casa loro non è tanto diversa da quella che abitano in tv. Tante piante, vetrate ampie, libri e dischi a tonnellate, ungrande tavolo attorno a cui mangiare, scrivere, leggere. Al centro della scena il pianoforte a coda.
Regno di Stefano Bollani, nei cui confini, dalla decina d’anni che stanno insieme, il musicista – entertainer ha condotto man mano anche la moglie Valentina Cenni.
Così lei – attrice che tra Pinter e Sofocle in teatro si è pure trovata in mezzo alle note diAggiungi un posto a tavola— ha ripreso a cantare, e l’anno scorso i due hanno trasferito i duetti su Rai3, in Via dei Matti n° 0.
Trentacinque puntate nella mezz’oretta dalle 20.15 in poi, attestate in media su un milione e mezzo di telespettatori. Ottimo per una trasmissione musicale, ogni sera un ospite diverso. Perché se richiamare pubblico con De Gregori o Baglioni è gioco da ragazzi, più dura farlo con violinisti e controtenori. Cenni e Bollani ci sono riusciti. E da lunedì rilanciano la sfida, stessa rete e orario, fino a novembre. «Probabile che il successo negli ascolti dipenda dal fatto che davanti alle telecamere ci comportiamo come nel nostro soggiorno. Arriva un amico, sentiamo cos’ha da raccontare, facciamo musica insieme. Senza aspettative di share», dicono a una voce. «Anche se in realtà casa nostra è meno frequentata, dato che amiamo parecchio il silenzio. Inoltre, da cinefili incalliti, ci immergiamo per ore nei film».
Chi passa a farvi visita nella nuova stagione di “Via dei Matti n° 0”?
Stefano Bollani: «Siccome non crediamo nella separazione fra generi musicali, accoglieremo rock, pop, jazz, classica, folk.
Quindi Renato Zero, Ron e Fiorella Mannoia, Enrico Rava, Paolo Fresu e Roberto Gatto, Angelo Branduardi, Riccardo Tesi, la violinista Francesca Dego e addirittura un giovane fagottista, Andrea Cellacchi».
Qualcuno che vorreste ma non c’è?
S.B.:«Caetano Veloso. E Celentano, che però non ci siamo nemmeno azzardati a contattare».
Tornerà anche sua figlia Frida?
S. B.:«Sì. È una che sa entrare con estrema naturalezza in differenti mondi sonori. Mi ci rivedo, benché certe sue qualità mi sorprendano.
Tipo l’orecchio assoluto, che io non ho. E la capacità istintiva, da talento cannibale, di incorporare nella sua musica quella degli altri.
Anche in questo diversa da me, poiché io analizzavo razionalmente i musicisti che mi piacevano per poi ricrearne lo stile».
Avvicinare la musica non è la cosa più semplice al mondo. Può richiedere impegno, attenzione, perfino fatica.
Valentina Cenni: «Per prima cosa bisogna ripulire le nostre orecchie con straccio e scopa dall’invasione dei suoni ripugnanti che spesso ci attorniano. Poi, ritrovato il silenzio interiore, aprirsi al bello. E sbaglia chi crede che si possa ascoltarla facendo altro».
Basta la vostra divulgazione musicale a sopperire all’assenza di formazione scolastica? Magari i musicisti dovrebbe pressare la politica a darle più spazio nei piani di studio.
S.B.:«Un musicista non può dareconsigli a chi non glieli chiede. Ma può far politica con l’esempio, dimostrando come la musica lo ha orientato nello stare al mondo, quanto bene gli abbia fatto abbandonarvisi senza secondi fini. Far capire che è stato esaltante studiarla da ragazzo, suonarla con gli altri, ascoltare Oscar Peterson, Benedetti Michelangeli, Carosone».
Quindi la sua adolescenza musicale è stata tutt’altro che uggiosa...
S. B.:«Bipolare, direi. In classe di mattina, studio il pomeriggio, la sera al lavoro nei locali, orgoglioso di guadagnare già benino. Però, frequentando il Conservatorio, dovevo far credere a tutti – specie al mio maestro di piano – che mi piaceva Brahms, e all’epoca non era vero».
La prima stagione del programma è nata in conseguenza del lockdown. Ora che la vostra attività è ripresa, dove trovate il tempo per una striscia giornaliera?
S. B.:«Ce lo siamo ritagliato.
Valentina ha appena terminato un cortometraggio da regista. Io non ho fissato concerti fino ad aprile.
Una cosa buona del lockdown è che ci ha insegnato a non strafogarci di lavoro».
V.C.:«D’altronde un artista ha anche bisogno del vuoto. Essere sempre in pista non permette di aprirsi a nuovi sviluppi creativi».
S.B.:«Per me Valentina è stata terapeutica. Finché non l’ho conosciuta, mi impegnavo su duecentocinquanta serate l’anno.
Pause ne avrei volute fare, ma non riuscivo a uscire dall’apnea dei concerti a ripetizione».
E quando vi rimettete in moto, di frequente lavorate in coppia.
V.C.:«Talvolta riusciamo perfino a non stare insieme, ognuno concentrato sulla propria attività.
Però fare team ci piace. Radio.
Teatro. Cinema. Dischi. Siamo come una ditta che funziona perché ci stimoliamo a vicenda, in relax, tra chiacchiere, risate, ricerche. Curiosi entrambi di noi stessi».
Quale virtù invidiate l’uno all’altra?
S.B.:«Grazia e serenità, che in Valentina non vengono mai meno».
V.C.:«Che Stefano non indossi maschere. Si espone sempre per quel che è, con la leggerezza tipica del grande artista».
Lei ha dichiarato di non credere in Dio ma agli alieni sì...
S.B.:«Non proprio. Gli alieni mi interessano su un piano culturale, quello evidenziato dal filone fantascientifico alla Philip K. Dick, alla Kurt Vonnegut. Mi intriga l’idea di qualcuno proveniente da un mondo diverso che osserva di noi cose di cui non ci accorgiamo.
È lo stupore offerto da un punto di vista storto. Quello dei matti, appunto. Ciò detto, sento comunque che nell’universo esiste un’energia intelligente che tiene insieme ogni cosa. La si chiami Dio, alieni, uomini. Tale unità del cosmo, ciascuno può coglierla a proprio modo. Con la preghiera, la meditazione, il sesso, la musica».