la Repubblica, 3 settembre 2022
Timothée Chalamet, il nuovo idolo degli adolescenti
Il volto da divo anni Trenta, il fisico lontano dai canoni supereroici, mezzo americano e molto europeo, Timothée Chalamet, 26 anni, è il rappresentante massimo del nuovo star system mondiale. Capace di rivitalizzare la Mostra e portare masse di ragazzi in sala, come è riuscito a fare lo scorso anno con Dune, film nel quale non a caso interpretava un giovane messia.
Torna al Lido con Luca Guadagnino nel primo dei cinque italiani in gara, Bones and all(Fino all’osso) di cui è anche produttore, sui social raduna folle che ne seguono ogni passo, scatto, ogni “Forza Roma daje” e ne commentano il look, giacchino e pinocchietti haute couture mischiati alla t-shirt con Bela Lugosi “Bauhaus”. E lui, che l’anno scorso tentò di scavalcare il muro davanti al Palazzo del cinema per cercare il contatto con i fan, si nutre delle migliaia di ragazzi accorsi da ogni dove, «c’è un’energia bellissima, mi sento a casa». Ieri aveva postato una foto di Guadagnino, che scegliendolo perChiamami col tuo nome, sei anni fa, gli ha fatto fare uno scarto d’arte e di pensiero, oltre a consegnargli un successo planetario e una candidatura all’Oscar (chi avrebbe immaginato un destino così diverso per il suo collega Armie Hammer?). «Quest’uomo mi ha cambiato la vita» e ora lo definisce «quasi un padre, per me. A vent’anni mi ha convinto che avevo un valore come artista, che la mia umanità valeva la pena di essere catturata. Lo ringrazierò per il resto della vita».
Bones and all ha avuto un’ottima accoglienza alla Mostra. Prodotto tra gli altri da The aparment, in sala il 23 novembre con Vision, è basato sul libro di Camille DeAngelis, adattato da David Kajganich. Chalamet è Lee, un’anima spezzata in fuga dalla famiglia, dalla sua città, da se stesso. Capelli tinti, cicatrici sul viso segnato, il corpo consumato, trova il suo riflesso in Maren (l’ottima Taylor Russell) ragazza in fuga, abbandonata dal padre. Insieme attraversano il Midwest, facendo i conti con la comune compulsione di cibarsi di carne umana, lottando per riconciliarel’immoralità di quel desiderio che li costringe ai margini della società, portandosi dietro il fardello della colpa.
È l’amore, spiega Chalamet, la chiave per provare a cambiare un destino: «Nello specchio dell’amore idue giovani trovano un modo di crescere, formarsi». E se le sequenze di cannibalismo sono forti e disturbanti è solo perché, racconta Guadagnino, «le ho messe in scena con senso pratico, come avverrebbero nella realtà». Chalamet ne sottolinea il significato metaforico: «Spero che il pubblico vada oltre il sangue e veda la profonda umanità che è al cuore della storia. C’è molto altro, si affronta l’esperienza della condizione umana, si racconta com’è sentirsi scollegato. Noi abbiamo girato il film durante la pandemia, e questa sensazione è stata facile da capire».
Maren e Lee sono una generazione bruciata, che cresce ai margini e nell’isolamento – i padri e le madri li hanno abbandonati – dove gli adulti sono il pericolo (formidabili Mark Rylance, Michael Stuhlbarg, Chloë Sevigny) e il giudizio. Il film è ambientato negli anni Ottanta, ma racconta il presente: «Essere giovani oggi – ragiona Chalamet – significa essere sempre sotto il giudizio altrui. È stato un sollievo incarnare ragazzi che affrontano il proprio dilemma interiore senza la possibilità di andare su Reddit, Twitter, Instagram o TikTok e cercare il loro posto là dentro. Non c’è niente di male nel trovare lì la tua tribù ma è difficile vivere in questa realtà. Penso cheil collasso della società sia nell’aria, ne sento l’odore e, senza essere presuntuoso, spero che film come questo facciano la differenza. Il ruolo dell’artista è fare luce su ciò che sta succedendo». Nella vita la sua tribù, l’attore l’ha trovata «in Europa ma anche in tanti altri posti. Quest’anno, però, ho perso mia nonna ed è stato difficile ritrovarla perché ho due genitori che hanno un vissuto molto diverso». Il consapevole, impegnato, maturo Chalamet torna un ventiseienne buffo quando gli si chiede dell’amore nella vita vera: «Un sentimento tragico e fortissimo come quello del film non l’ho ancora mai provato. Conosco l’amore per la famiglia, l’amicizia per Luca. Per l’altro tipo di amore, invece, sono ancora tanto giovane, vorrei prima diplomarmi».