la Repubblica, 3 settembre 2022
Pa digitale, Italia agli ultimi posti in Europa
L’Italia ancora non ce l’ha fatta a vincere il drago della burocrazia con la spada del digitale: sulla Pa digitale restiamo agli ultimi posti in Europa, come conferma l’annuale rapporto Capgemini sull’eGovernment, in uscita. E come conferma l’incidente delle tessere sanitarie senza chip o un nuovo rapporto Confartigianato, secondo cui pmi e artigiani perdono all’anno 238 ore per colpa della burocrazia. Tempo sottratto alla produttività, con un impatto su ricavi e occupazione.
Tuttavia «negli ultimi dodici mesi ci sono stati importanti passi avanti per i servizi digitali pubblici e a breve ci sarà una svolta», dice Luca Gastaldi, professore al Politecnico di Milano e membro della segreteria tecnica alla presidenza del Consiglio per l’attuazione del Pnrr.
L’eGovernment Benchmark 2022 report di Capgemini passa in rassegna i 27 Stati membri dell’Ue, i Paesi dell’Associazione europea di libero scambio (Islanda, Norvegia e Svizzera) e quelli candidati all’adesione all’Ue (Albania, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Turchia). I migliori sono Lussemburgo (punteggio 97%), Estonia (93%) e Malta (91%). L’Italia si pone nella parte bassa della classifica generale, 24esima sotto la Bulgaria. Andiamo male soprattutto in competenze digitali e utilizzo dei servizi pubblici da parte della popolazione, scrive Capgemini, in linea con l’ultimo Desi (Indice europeo della digitalizzazione) della Commissione europea, che però notava già un primo miglioramento del Paese.
Secondo Capgemini, i paesi europei stanno migliorando l’esperienza utente per i servizi pubblici digitali. Due terzi hanno un sistema di accesso via identità digitale; il 67% dei moduli online si trovano già pre-compilati. Il punteggio di maturità eGov dell’Europa è al 68%, mentre l’Italia è al 61%. La Francia si pone al 70%, la Spagna al 79%.
Il report contiene anche una pagella di dettaglio per Paese. L’Italia fa bene per la costruzione di servizi online utili al cittadino (ce ne sono molti disponibili, si dà un certo supporto all’utente). Va meno bene per l’adozione, nelle Pa, di strumenti come identità digitale e soprattutto per la presenza di moduli precompi-lati: spesso siamo costretti invece a scrivere informazioni che la Pa in teoria già conosce. Debole l’Italia anche in trasparenza,a esempio su come informa il cittadino sui servizi online o sulla disponibilità di questi strumenti per i cittadini che accedono da altri Paesi europei.
Va detto che Capgemini e Desi usano dati del 2021 e «nel 2022 ci sono stati progressi notevoli – assicura Gastaldi – enti locali, scuole, ospedali stanno passando in massa al cloud, con vantaggi numerosi: più sicurezza dei dati e tempi e disservizi inferiori per il cittadino». Gastaldi ricorda i miglioramenti già avvenuti: è più facile pagare online multe, servizi sanitari e scolastici; il sito dell’anagrafe (Anpr) permette di fare il cambio di residenza online e presto avrà altri servizi. «Ma la vera novità la vedremo fra dodici mesi circa – annuncia Gastaldi – debutterà la piattaforma per l’inter-operabilità delle infrastrutture informatiche delle Pa. Queste parleranno meglio tra loro e smetteranno di chiedere certificazioni e adempimenti, perché le informazioni le avranno in automatico», Sarebbe una vera svolta nella lotta alla burocrazia.