Corriere della Sera, 3 settembre 2022
La pistola puntata su Cristina Kirchner
La canna della pistola le ha quasi sfiorato il volto, puntata a pochi centimetri dalla tempia. Cristina Kirchner, vicepresidente dell’Argentina, ha pensato di morire. Ha provato a ripararsi, ma dall’arma il proiettile non è mai partito. La Bersa si è inceppata. La scena è stata ripresa dalle telecamere a Buenos Aires giovedì sera. A premere il grilletto un autista brasiliano di 35 anni, residente in Argentina, che sfoggia tatuaggi nazisti.
La canna della pistola le ha quasi sfiorato il volto, puntata a pochi centimetri dalla tempia sinistra. Così malgrado il buio e il gran vociare della gente intorno, Cristina Fernández de Kirchner si è vista morta. Il tempo di coprirsi la faccia a tentare disperatamente di proteggersi per poi scoprirsi salva.
Il tentativo di uccidere l’ex presidente argentina e attuale vice sarebbe sfumato – ma è ancora tutto da verificare – soltanto per un incidente tecnico: l’arma si sarebbe inceppata. La sequenza, ripresa dalle telecamere, è rimbalzata su tv e social: giovedì sera, intorno alle 9, la donna simbolo del peronismo, alla guida del Paese dal 2007 al 2015, scende dall’auto che l’ha accompagnata a casa sua nel quartiere Recoleta di Buenos Aires, sorride e saluta i suoi sostenitori che da giorni presidiano l’area in segno di solidarietà, considerandola vittima di una «giustizia utilizzata come arma politica» dopo che la scorsa settimana un pm ha chiesto per lei una condanna a 12 anni per presunta corruzione. A un certo punto un uomo sbuca fuori dalla folla, le si avvicina con una pistola, mira alla sua testa, ma il colpo non parte. L’arma era carica con cinque proiettili, preciseranno poi le autorità.
A premere (invano) il grilletto è stato Fernando Andrés Sabag Montiel, un brasiliano di 35 anni, residente da tempo in Argentina, subito arrestato. Secondo i registri commerciali, è un autista dedito anche alla consegna di ordini per varie app. L’anno scorso gli era stato sequestrato un coltello lungo 30 centimetri, rinvenuto nella sua auto, fermata mentre circolava senza targa. Ma è dai suoi profili social che emerge la sua personalità, e il collegamento con il mondo dei gruppi di odio. Sui suoi account, disattivati ieri, si presenta come Fernando «Salim» Montiel. Il suo profilo Instagram, dove si definisce «cristiano», è pieno di immagini che lo ritraggono da solo: davanti allo specchio, in palestra, a sfoggiare i suoi tatuaggi. Sul gomito sinistro porta uno «schwarze Sonne», il sole nero simbolo esoterico in voga tra i movimenti neonazisti.
Il Paese è sotto choc. «È l’incidente più grave da quando abbiamo recuperato la democrazia» nel 1983, ha scandito il presidente Alberto Fernández in un messaggio alla nazione, in cui ha decretato festiva la giornata di ieri per permettere alla gente di partecipare alle manifestazioni di solidarietà con Kirchner. Scuole e negozi chiusi, partite di calcio rinviate, ieri l’Argentina si è fermata e si è raccolta in una gigantesca mobilitazione.
Organizzazioni politiche e sociali e decine di migliaia di cittadini sono scesi in piazza ieri dal primo pomeriggio a Buenos Aires in «difesa della democrazia», appendendo bandiere a sostegno della vicepresidente davanti alla Casa Rosada, sede del governo.
Tanti messaggi di leader e personalità dell’America Latina, da Guterres a Bolsonaro. Condanna dagli Usa per voce del segretario di Stato Antony Blinken e parole di solidarietà a Kirchner da papa Francesco: «Prego che l’armonia sociale e il rispetto dei valori democratici prevalgono sempre nell’amata Argentina».