La Stampa, 3 settembre 2022
La destra, la sinistra e i femminicidi
E così, secondo Giorgia Meloni, la sinistra gioca a morra cinese sulla vita delle persone. L’ha detto in un comizio a Perugia e la cosa non è sfuggita alle donne del Pd, inviperite. «La sinistra – ha detto la candidata a premier di FdI – è solidale con le donne che subiscono violenza purché non sia stato un clandestino, perché nella loro morra cinese clandestino batte donna violentata». Peraltro la battuta era doppiamente perfida contro la sinistra in quanto «loro non vedono, perché abitando nei quartieri altolocati i migranti non ci arrivano».Non è stata certo un’uscita casuale. Con il Pd ormai è un combattimento quotidiano. E le repliche delle donne dem sono furenti. «Non è solo volgarità verbale: è lo specchio di chi recita moderazione e pratica intolleranza. La violenza contro le donne non ha scuse, attenuanti, ragioni», dice Debora Serracchiani. «Non ci sono parole per la continua strumentalizzazione della violenza maschile contro le donne, usata solo per agitare il tema dell’immigrazione», aggiunge Cecilia D’Elia. E Valeria Valente, presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio: «Se vengono stuprate possono essere dileggiate con un video sui social per guadagnare un po’ di consenso contro l’immigrazione e attaccare la sinistra».Ora, Meloni sostiene che sulla violenza alle donne, non è seconda a nessuno. E in effetti è vero che nel 2013 fu proprio lei ad annunciare in Parlamento la piena adesione alla Convenzione di Istanbul per la lotta alla violenza di genere. «Auspico – disse allora – una particolare attenzione da parte del governo per assicurare le risorse necessarie per affrontare e sconfiggere questo odioso e intollerabile fenomeno».Nel tempo, molte donne di FdI si sono dette inflessibili. Daniela Santanché: «Nonostante le donne denuncino, un quarto delle denunce presentate contro soggetti noti vengono archiviate. È un’enormità. Ci vuole invece una condanna senza se e senza ma». Isabella Rauti: «Le leggi da sole non bastano e che c’è bisogno di un cambio di paradigma, una rivoluzione culturale che affronti anche il tema del recupero degli uomini che compiono violenze». Chiara Colosimo: «Il recupero dell’uomo violento e maltrattante deve passare attraverso centri dedicati».Tutto bene, allora? Mica tanto. Se le donne di Fratelli d’Italia sembrano avere le idee chiare, il senatore Alberto Balboni, pur votando a favore della relazione sul femminicidio, ha voluto esprimere una serie di perplessità: «La prima riguarda l’affermazione secondo la quale sarebbe il modello patriarcale quello in cui si verificano i maggiori episodi di violenza sulle donne. Attribuire responsabilità a quel modello che non esiste più da decenni non solo è riduttivo, ma rischia di ignorare altri fattori come la perdita valoriale indotta dal nichilismo e dal relativismo di questi tempi». Il senatore Lucio Malan ha avuto molto da ridire sulla Convenzione stessa: «Non penso che nel nostro Paese le donne siano costrette a una situazione sociale subordinata agli uomini. A volte, l’afflato di “politically correct” che trasuda da molti di questi documenti e in particolare dal substrato culturale che li ispira, va preso con prudenza».Forse non è stato un caso, allora, se quattro eurodeputati FdI nel 2019 non votarono la ratifica della Convenzione di Istanbul all’Europarlamento. In quell’occasione, visto il clamoroso voltafaccia, si pensò che fosse una necessità tattica perché i quattro – Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini e Raffaele Stancanelli – siedono nel gruppo «Conservatori e Riformisti», dove fortissime erano le perplessità contro la Convenzione.E insomma, vista l’evidente frattura che c’è sul tema, magari qualcuna di FdI vorrebbe proprio passare oltre. Ha sostenuto Cinzia Pellegrino, attuale candidata al Senato nel Lazio, coordinatrice nazionale del Dipartimento tutela Vittime: «È sbagliato parlare di femminicidio, perché esiste anche una violenza delle donne contro gli uomini di cui nessuno parla. Si manifesta con caratteristiche, motivazioni e azioni considerate proprie del femminicidio, ma fa meno clamore perché non viene denunciata».