la Repubblica, 3 settembre 2022
Il tentativo di Salvini di far fallire la linea atlantica
ROMA – È una partita che ruota attorno a segnali. Diretti, velati. O, come ieri, camuffati nel bel mezzo dello scontro tra Europa e Russia sul gas. Sono le 12.33. Da venti minuti la Commissione europea ha annunciato il progetto di un tetto al prezzo del metano. È una svolta che gela i fan della linea morbida verso Mosca. «Prima gli italiani», scrive Matteo Salvini su Twitter. Solo questo, senza spiegare, senza altri dettagli. Passa pochissimo e i russi promettono: chiuderemo i rubinetti ai Paesi europei che seguono le indicazioni di Bruxelles. Il leader del Carroccio sembra voler dire: quando saremo al governo non permetteremo che uno scontro con Putin lasci gli italiani senza energia nel cuore dell’inverno. Il rischio – è l’allarme che scatta immediatamente nel quartier generale di Giorgia Meloni – è che la Lega indebolisca la linea dura europea contro lo Zar, esponendo l’Italia nei confronti di Washington. Un segnale, appunto. Che conferma alcuni timori della leader di destra. Ormai consapevole che la prima sfida di ottobre – in caso di vittoria elettorale e di ascesa a Palazzo Chigi- sarà proprio quella di tenere ancorata alla linea atlantica la maggioranza.Lo scontro è ancora sottotraccia, ma potenzialmente deflagrante. E le preoccupazioni di Meloni – riferiscono diverse fonti – ormai note. La leader va dicendo di perdere spesso il sonno, pensando alla gravità dei problemi d’autunno. Considera la battaglia sul price cap il primo banco di prova in questo braccio di ferro strategico. «Sono d’accordissimo sul tetto al prezzo del gas – afferma non a caso in serata – abbiamo garantito al governo il massimo sostegno in una battaglia che consideriamo fondamentale. Faremo il possibile per dare una mano all’Italia».Bisogna guardare ai tempi per comprendere cosa sta per accadere. E per inquadrare il drammatico stress test che attende la destra di governo ad ottobre. Tra il 6 e il 21 del mese prossimo, il Consiglio europeo si riunirà due volte per affrontare i dossier più delicati. Prima a Praga, soltanto per decidere sul price cap. E poi a Bruxelles, quindici giorni dopo. Tutto mentre a Roma, se dovessero essere confermate le anticipazioni dei sondaggi, dovrebbe consumarsi il passaggio di consegne tra Draghi e Meloni. Il timore, che inizia a diventare patrimonio comune dei vertici politici e istituzionali del Paese, è che l’eventuale ritorsione di Mosca si possa concretizzare proprio in quei giorni, mentre nasce e si insedia il nuovo esecutivo. Salvini, questo è l’incubo, sarebbe deciso aspostare Roma su una posizione simile a quella dell’Ungheria, che soltanto due giorni fa ha siglato con la Russia un patto per aumentare la fornitura di gas in vista dell’inverno.Meloni conosce questo scenario. È consapevole dell’influenza della linea russa su molte delle posizioni dell’alleato. Grazie al rapporto con Draghi, conosce la gravità della crisi energetica e i piani d’emergenza per affrontarla. Di più: con ogni probabilità terrà al ministero dell’Energia Roberto Cingolani, in modo da garantire continuità. L’unica cosa che non intende accettare è che l’aspirante ministro dell’Interno spinga l’esecutivo a cedere alla ritorsione di Putin. E non solo per ragioni di principio, ma perché non intende distruggere la complicatissima operazione di avvicinamento agli Stati Uniti, avviata con la condanna dell’aggressione di Mosca a Kiev.Come in un gioco di specchi,Salvini sgambetta con ostinazione uguale e contraria questo percorso della leader. E lo fa spargendo briciole di indizi. Ieri ha scelto di colpire con un altro tweet anche Hillary Clinton, che in un’intervista a Repubblica chiedeva agli italiani di non cedere ai populismi e alle ingerenze esterne. «La moglie di Clinton: “Italiani, non cedete ai populismi e alle ingerenze esterne”. Dice dall’estero. Si commenta da sola». L’affondo non è casuale, perché l’ex segretaria di Stato apre anche alla possibile ascesa di Meloni a Palazzo Chigi e raccoglie l’ovvio gradimento dell’aspirante premier: «Le sue parole mi hanno fatto piacere. Avere un premier donna per la prima volta in Italia, al di là se di destra o di sinistra, romperebbe il tetto di cristallo».La competizione, per ovvie ragioni elettorali, resta al momento confinata ai segnali incrociati. Ciononostante, non si arresta. Meloni immagina un cordone di sicurezza, che non coinvolge solo Cingolani. All’Economia dovrebbe andare Fabio Panetta, membro del board della Bce. E immagina un ministro degli Esteri atlantico, senza esitazioni. Che sia Antonio Tajani dipende anche dalla linea che Forza Italia assumerà nella partita del gas. Perché Salvini è convinto – o almeno così confida ai suoi dirigenti nelle ultime ore – che il Cavaliere sosterrà la linea morbida verso Mosca, in quanto amico intimo di Putin. Su questo terreno – e ovviamente nel perverso ricatto del gas – si plasmerà a ottobre il posizionamento dell’Italia nello scacchiere geopolitico, il rapporto con Bruxelles e Washington, la vita stessa dell’eventuale governo della destra.