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 2022  settembre 02 Venerdì calendario

Intervista a Pecco Bagnaia

MISANO – Sette gare, quasi 200 giri di pista, più o meno 700 chilometri a 300 all’ora. Pecco deve vincerle tutte. Non può permettersi un solo errore nei prossimi 3 mesi. «È una linea sottile. Ma io sono felice», sorride, di una serenità che fa sognare l’impresa. Reduce da 3 successi consecutivi in sella alla Ducati, Bagnaia arriva sulla pista romagnola, a due passi dal Ranch di Tavullia dove è cresciuto col Doc come pilota e come uomo, da favorito. Recuperare 32 punti a Espargarò e 44 a Quartararo, campione in carica, leader della classifica. Che pressione. Invece il ragazzo di Chivasso è incredibilmente tranquillo. Parla del futuro, suo e della MotoGp: «Un ambiente che deve essere ringiovanito». Delle prossime elezioni. Di Valentino Rossi, Roger Federer, persino di Silvio Berlusconi. Sincero, semplice. «Perché non vale mai la pena forzare le cose, giocare a fare il personaggio. Preferisco essere me stesso. Leggermi un buon libro. E la notte, dormo benissimo».
Come si fa a non sbagliare mai, da qui all’ultimo appuntamento di Valencia?
«Ho già fatto troppi errori all’inizio della stagione, credo di avere imparato tanto. Ora devo solo pensare a stare davanti a quei due.
Con forza, e con calma. Non lo vivo mica come una condanna: non ho paura. Anche se sono consapevole che dovrò guidare sempre al limite, e che ci saranno momenti come l’altra volta in Austria: quando per 3 volte mi si stava chiudendo il davanti, e per poco addio Pecco».
Niente pensieri neri.
«Mai. Piuttosto, mi godo questo momento: 5 vittorie in campionato.
Ma guai a fare i paragoni con Stoner o Rossi: quelle sono leggende, io ho fatto delle cose belle però ho appena cominciato. Così penso alla gara che verrà, mi concentro solo su quella.
Misano è una bella occasione, due settimane dopo Aragon è un circuito che mi piace molto. Poi arriva il Giappone, altra opportunità interessante».
A Motegi si corre il 25 settembre: non potrà votare per le politiche 2022.
«Argomento importante, delicato.
Per parlarne bisogna essere preparati, confesso di essere ancora ignorante: sto cercando di farmi un’idea per conto mio, non voglio farmi influenzare dai genitori o dagliamici. Al momento quell’idea non ce l’ho: se avessi potuto sarei andato a votare, però avrei deciso all’ultimo».
Invece ha le idee chiare sul futuro della MotoGp.
«Un mondo che va ringiovanito. È un momento in cui si deve investire sotto tutti i punti di vista, dobbiamo essere più disponibili e aprirci al pubblico. In Austria io e Miller siamo rimasti un’ora nella fan zone a firmare autografi. E sarebbe bellissimo se i contenuti del motomondiale fossero visibili a tutti: come dice Carlo Pernat, dal prossimo anno si potrebbe cominciare a trasmettere in chiaro le sprint race del sabato, per attirare più interesse».
L’altra settimana sembrava che la novità delle mini gare alla vigilia non le piacessero: tra un anno i gp diventeranno 42.
«Ci ho ripensato. Dovevo capire, ho studiato bene il programma e mi piace: svecchia il campionato, lorallegra, regala più tempo ai tifosi, potremo incontrare la gente al parco chiuso. Insomma, andiamo in quella direzione che dicevo prima. Per noi piloti fisicamente sarà tosta: ma siamo qui per essere veloci, sempre».
La Ducati va fortissimo. E in griglia ce ne sono 8. Su “Repubblica” i vertici di Borgo Panigale hanno parlato di “gioco di squadra” per aiutarla nella ricorsa mondiale.
«Ho letto, mi ha stupito. Non mi interessa se hanno detto qualcosaagli altri ducatisti, al loro posto mi avrebbe dato fastidio. Non credo di aver bisogno di aiuto: lo dicono i risultati, e poi ci sono altri piloti della Ducati in lotta per il titolo. Se a due gare dalla fine sarò l’ultimo ducatista in corsa per il Mondiale, si può anche immaginare una strategia. Adesso mi sembra troppo presto».
Ce la può fare da solo.
«Provo ad ispirarmi coi film. Uno in particolare, americano: Coach Carter,storia di un allenatore che ha dovuto soffrire e lottare per farcrescere la sua squadra. E alla fine, ce la fa. Diciamo che il mio è un contesto sociale e familiare migliore del suo, però ci vedo delle similitudini».
Lei e Quartararo siete troppo amici. Qualcuno vorrebbe più rivalità.
«I miei amici sono Bezzecchi, Marini, Morbidelli. Fabio lo rispetto. Ma non c’è bisogno di insultarci, quando battagliamo in pista. Alla MotoGp di oggi non servono le zuffe. In questa era dei social network e del politicamente corretto, dove non puoi sbagliare nulla, è meglio rendere il paddock più trasparente possibile. Però…».
Però?
«Quando provi a dire una cosa sincera, rischi di essere attaccato perché poi qualcuno – a volte fuorviato dai titoli – interpreta male.
Le volte che sono stato più vero, ho avuto più problemi».
Dice bene: l’era dei social.
Berlusconi ha esordito su Tik Tok.
«Ormai il contesto è giovane, anche le persone più grandi – nel senso di età – si sentono giovani. Dobbiamo aprirci, comunicare: cosa c’è di male? Tik Tok è divertente: lo uso, però non faccio balletti. Un altro ragazzo di Chivasso come me, Khabi Lame, ha 142 milioni di follower».
Pure Valentino Rossi, il suo mentore, spopola sui social. Ma per la prima volta Misano sarà orfana del Doc. Che domenica corre a Hockenheim al volante di una Gran Turismo.
«E secondo me andrà fortissimo, perché quella è una pista più simile alle nostre. Mi spiace non sia qui, ma so che mi manderà tanti messaggi vocali. Importantissimi, soprattutto dal punto di vista mentale. Anche se non sempre seguo i suoi consigli».
Che libro sta leggendo?
«Nessuno. Però mi porto dietro una bella scorta per la prossima trasferta in Asia: un romanzo di un amico, poi L’Arte della Vittoria di Phil Knight. E la biografia di Roger Federer, un personaggio che mi ha sempre ispirato».
Il tennista svizzero dice che il segreto è fare le cose con calma.
«Ma la verità è che lui ha sempre saputo di essere il più forte, ecco perché è così sereno. Io? Ci sto provando: cerco di essere sempre me stesso, di dare il massimo rispettando tutti. E la notte, dormo profondamente».