il Fatto Quotidiano, 2 settembre 2022
Quando a subire abusi sono i vecchi
Quando si parla di diritti civili, si parla giustamente di giovani in cerca di lavoro; di emarginazione femminile e femminicidio; di comunità omosessuale; di migranti in fuga dalla fame e dalla povertà, di “ius soli” o “ius scholae” per i loro figli nati in Italia; di condizione dei detenuti; di malati terminali e “suicidio assistito”. Ma si parla poco, troppo poco, di anziani, se non quando sono reclusi nelle cosiddette case di riposo o residenze sanitarie; quando diventano vittime di abusi, maltrattamenti e violenze, com’è risultato anche recentemente dalle indagini dei carabinieri e dai conseguenti provvedimenti della magistratura, da Udine a Pavia fino a Manfredonia. E non sono, purtroppo, i primi casi né i più gravi.
Eppure, siamo destinati tutti a diventare prima o poi anziani, senza differenze di sesso o di censo, uomini e donne, ricchi e poveri, settentrionali e meridionali. E fa specie che se ne parli così poco in questa arroventata campagna elettorale, benché gli over 65 in Italia siano 14 milioni e costituiscano il 23% della popolazione, percentuale destinata ad aumentare in futuro. Una parte rilevante, dunque, dei cittadini che il prossimo 25 settembre avranno diritto a votare; un partito virtuale; e anche un potenziale serbatoio di voti.
Le storie brutali e crudeli scoperte dai carabinieri raccontano abusi inauditi, al limite della tortura, all’interno delle case di riposo sovraffollate e sporche. Nel periodo di Ferragosto, quello in cui i familiari partono per le vacanze e lasciano più soli i propri vecchi, il Nucleo anti-sofisticazioni e sanità dell’Arma ha accertato irregolarità in 70 su 350 strutture controllate. E sono state contestate 127 sanzioni penali amministrative, per un totale di oltre 40mila euro.
A Udine, un’operatrice ubriaca è accusata di aver procurato lesioni a un 91enne cadendogli addosso. A Pavia, i militari hanno trovato animali infestanti e blatte nelle cucine. E hanno proposto la sospensione di 14 strutture con criticità strutturali, richiedendo il trasferimento dei pazienti presso le famiglie d’origine, in comunità alloggio o case famiglia. Una residenza sanitaria a Manfredonia, provincia di Foggia, ha dovuto licenziare non solo i quattro dipendenti indagati dalla magistratura per maltrattamenti e violenze sessuali ai danni di alcuni ricoverati, ma anche altri nove che avevano assistito a questi episodi o ne erano venuti a conoscenza senza informarne la direzione della società.
Uno scandalo nazionale, insomma, su cui il sistema mediatico si limita a registrare di volta in volta le notizie quando i fatti o misfatti sono già accaduti, rinunciando ad approfondire e denunciare queste situazioni. E su cui tende a glissare anche il servizio pubblico radiotelevisivo, in una sorta di rimozione collettiva. Quasi fosse una questione da nascondere, un problema irrisolvibile e non potesse riguardare in futuro ciascuno di noi.
Autosufficienti o meno, gli anziani diventano così una categoria di emarginati, di detenuti incolpevoli, di malati incurabili. Rifiuti umani. Cittadini senza diritti di cittadinanza. Vittime di una segregazione che va oltre l’invecchiamento naturale e li priva della loro dignità personale. Mentre sono soggetti fragili da proteggere, assistere e curare, come fanno in tanti che militano nel volontariato.
Non c’è un conflitto generazionale, tra giovani e anziani, che possa giustificare una tale condizione. Gli uni e gli altri sono due facce della stessa medaglia. Quella di una società che dev’essere più equa e solidale.