Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  settembre 02 Venerdì calendario

Nathan Falco Briatore, amministratore delegato a 12 anni

«Nano, it’s your time». Leggi la notizia e ti rimbalzano nelle orecchie le voci del Milanese Imbruttito e di suo figlio Leo. Che è secchione ma simpaticissimo, che per i suoi dodici anni chiede in regalo una partita Iva, che spiega ai collaboratori del padre il reddito di cittadinanza e al padre la generazione dei boomer. È involontariamente saggio, irrimediabilmente ironico («Prima il cash, poi il brevetto»; «Dentro la circonvalla, fuori c’è la giargiania»; «Il fatturato è in calo, o chiudo o delocalizzo»...). Uno che opziona la fidanzata per il 2038 «inizio a bloccare il catering per il ricevimento di nozze», uno che compra un campo di grano perché vuole «una villa in centro». E quando il geometra, esterrefatto, gli fa notare che il centro è lontano, lui risponde condiscendente «Adesso!».
Ci siamo immaginati un po’ così anche il figlio di Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci, Nathan Falco, leggendo la notizia, appunto, che, a dodici anni, è tra i più giovani amministratori delegati al mondo. L’annuncio di questa precoce impresa è data sul suo profilo Instagram ed è corredata da una foto di Nathan seduto sulla scaletta di un aereo privato. Ora, spiegare cosa faccia di preciso ci risulta complicato ma, ammettiamo, per inettitudine nostra. Nathan guida il Billionaire Bears Nft, una «collezione di orsi 3D unici integrati nel Metaverso». E, citiamo dal sito, grazie agli orsi si può «accedere a omaggi e vendite di lusso, feste esclusive, concierge di lusso»: un hotspot per affari e connessioni. Non solo il ragazzo fa il Ceo, ma fa il Ceo di una cosa complicatissima. Quindi, rispetto. E poi ha dodici anni, quindi rispetto a prescindere. Contrariamente a quanto si siano già affannati a scrivere gli haters su quel (per scippare la definizione da Massimo Gramellini) ruttodromo che è internet. Da quelli che provocatoriamente gli chiedono «Mi presti cinque euro?», a chi se la prende con i suoi genitori, a chi lo accusa di fare il figlio di papà con «i soldi rubati», a chi lo invita a fare «la vita di un ragazzino della sua età»...
Ognuno fa la vita che può, come può e dove si trova. Ci sembra che a Nathan sarebbe potuta andare decisamente peggio. Magari anche meglio, ma di certo peggio. In ogni caso, ha dodici anni e crediamo che il ruolo di bersaglio degli haters sia ancora più precoce di quello di Ceo. I bambini vanno lasciati in pace, anche se sono seduti sul predellino di un jet privato. Se non si è capaci di scindere tra un dodicenne e quello che un dodicenne ci riporta in gola, il problema è evidentemente nostro e non suo. A noi diverte di più pensare che diventerà amico di Leo. O magari gli servirà da ispirazione o da aspirazione. I copioni già combaciano un po’: «Signor Nano, in quanto boss della sua azienda, vista la crisi, cosa ne dice di iniziare a decurtarsi lo stipendio?» tenta di suggerire timidamente un collaboratore al micro capo. E lui, piccolissimo sulla sedia dall’altra parte della scrivania, improvvisamente sembra un gigante. Fulmina l’imprudente malcapitato mentre un sopracciglio gli si increspa di disappunto. Forse è vero che Ceo si nasce.