ItaliaOggi, 2 settembre 2022
A fukushima tutte le zone sono tornate abitabili
Attorno a Fukushima ci sono furgoni abbandonati e segnali di divieto d’accesso. Da quell’11 marzo 2011, quando uno tsunami provocò la parziale fusione dei noccioli di tre reattori della centrale nucleare dell’omonima prefettura, la zona è stata dichiarata off-limits. Sino allo scorso martedì. Quando le autorità locali, undici anni dopo il più grande disastro nucleare della storia del Giappone, il secondo al mondo dopo Chernobyl, hanno revocato l’ordine di evacuazione.
Significa che gli avvisi che circondavano l’area verranno tolti. E che i residenti potranno tornare nelle loro case.
Dopo l’incidente più di 300 mila persone che vivevano dalle parti dell’impianto sono state costrette a evacuare temporaneamente. Altre migliaia lo hanno fatto volontariamente. Le comunità, un tempo animate, si sono trasformate in città fantasma. Negli anni successivi, operazioni di bonifica e di decontaminazione su larga scala hanno consentito il ritorno di alcuni residenti che un tempo vivevano nell’ex zona di esclusione.
L’ultimo distretto a revocare l’ordine di evacuazione, all’inizio della settimana, è stato Futaba. La frazione della prefettura di Fukushima ospita una stazione ferroviaria e diverse strutture pubbliche, come l’ufficio comunale appena riaperto. Sino a martedì le fotografie della città mostravano ancora negozi, case e templi con tetti crollati e finestre rotte. Le strade erano vuote. Tra le sterpaglie c’erano carcasse arrugginite di automobili e camion.
Prima del disastro nucleare, Futaba aveva una popolazione di circa 7 mila abitanti. I residenti, dal marzo del 2020, potevano entrare nell’area nord-orientale, ma non viverci. Le autorità hanno iniziato a prepararsi per la riapertura della città lo scorso gennaio.
Nuove immagini, oggi, ritraggono i lavoratori che demoliscono le strutture crollate e si preparano a ricostruirle. Più dell’80% del comune è designato come una zona «difficile da riconsegnare», perché registra ancora «alti livelli di radiazioni», ha detto un portavoce del distretto alla Cnn. Un sondaggio condotto nell’agosto del 2021 aveva rivelato che il 60% dei residenti aveva deciso di non tornare, superando di gran lunga l’11% di chi, al contrario, voleva riprendere possesso della propria casa.
«L’ordine di evacuazione è stato revocato, ma non possiamo fornire un numero concreto di quante persone torneranno», ha aggiunto il portavoce. «Certo, vorremmo che le persone tornassero e che lo facessero al meglio». Futaba ha una lunga strada da percorrere per tornare alla normalità. Il villaggio di Katsurao, che si trova a circa 40 chilometri dalla centrale, è stato riaperto ai residenti nel 2016, ma alcune famiglie stanno ancora aspettando che i quartieri in cui abitano vengano decontaminati.
Nonostante gli sforzi di decontaminazione, un sondaggio del 2020 della Kwansei Gakuin university ha reso noto che il 65% degli sfollati non voleva più tornare nella prefettura di Fukushima: il 46% temeva la contaminazione residua e il 45% si era stabilito altrove. In questo contesto, con Fukushima che faticosamente sta tornando a ripopolarsi, il premier giapponese, Fumio Kishida, ha annunciato di voler riavviare alcune centrali spente dopo l’incidente del 2011.