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 2022  settembre 02 Venerdì calendario

Gobaciov faceva pubblicità per dare i soldi in beneficenza

Nel caso specifico i soldi alla Croce Verde di Milano
di Roberto Giardina
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Gorbaciov, testimonial Vuitton
Su Michail Gorbaciov è stato scritto tutto, nel bene e nel male. Poco o nulla da aggiungere, ma mi hanno colpito alcune critiche: si era lasciato corrompere dalla nostra società consumistica, pagato per fare pubblicità a pizze all’americana, e alle borse di gran lusso. Si era esibito al Festival di Sanremo, sedotto dall’ingaggio. Quanto basta per gettare in cattiva luce un protagonista della storia.

Gorbaciov appare in uno spot di Pizza Hut, la catena americana che sfrutta il nome della specialità italiana. E anni fa vidi una sua foto sprofondato sul sedile di una limousine, con a fianco una borsa di Louis Vuitton, mentre dal finestrino si vede sfilare il muro di Berlino, o quel che resta. Confesso che non capii subito che si trattasse di un’immagine pubblicitaria. Pensai che Gorby fosse rimasto vittima di uno spacciatore di imitazioni partenopeo, di un falso autentico, come diceva Luciano De Crescenzo.
Questi spot furono trasmessi solo in Occidente, forse anche in Italia, ma non nella ex Unione Sovietica, dove sarebbero stati controproducenti. «Gorby» fu registrato nel 2003 come un marchio protetto.
Il primo Pizza Hut aprì a Mosca nel 1990, un anno dopo la caduta del Muro di Berlino. Io fui uno dei clienti. Nell’agosto del ’91, ero a Mosca per il golpe che costrinse Gorbaciov alle dimissioni, e giunse al suo posto Boris Eltsin. Gorby aveva tentato di vietare la vodka ai suoi russi, il successore, come si sa, ne abusava.

Con un collega, non sapendo il russo, avevamo assunto una giovane interprete. Un giorno la ragazza ci disse che avrebbe desiderato gustare la sua prima pizza, naturalmente a spese nostre. La seguimmo da Pizza Hut, e trovammo una fila di un centinaio di metri. Ci dispiace, le dicemmo, dobbiamo lavorare, sarà per un’altra volta. O le avremmo fatto un regalo, e ci sarebbe andata con il suo ragazzo. Non capite, rispose, voi pagate in dollari, e possiamo superare la fila. E così fu. Quella pizza yankee fu un orrore grondante colesterolo. Alla ragazza piacque.
Non ho mai dimenticato lo sguardo d’odio che ci rivolsero i clienti cui soffiavamo il posto in fila. Mi viene in mente quando leggo reportage o vedo trasmissioni sulla vita in Russia. Quando Gorbaciov cominciò a tentare di cambiare l’Urss, l’Ice, l’Istituto del commercio estero, nel 1988 organizzò a Mosca «Italia 2000», gigantesca mostra catalogo del Made in Italy. Ci andai, e grazie a un interprete preferii parlare con il pubblico e non con politici e imprenditori.
I russi passavano innanzi alla Ferrari per uno sguardo rapido, ammirata come un’opera d’arte. E si soffermavano innanzi alle lavastoviglie. Una giovane madre era quasi in lacrime mentre mi spiegava il suo desiderio: avere uno scalda biberon elettrico, allora un lusso impossibile da realizzare. Nulla era in vendita a «Italia 2000», enorme paese dei balocchi. Guardare, toccare, non comprare. Il Muro sarebbe caduto l’anno dopo. Gorbaciov pensava alle famiglie, e fallì anche se aveva ragione, anzi perché aveva ragione.
Nello spot della pizza, Gorby si aggira con la nipotina Anastasia per la Piazza Rossa, entra da Pizza Hut, al tavolo accanto è seduta una famiglia. Un giovane sussurra al padre: guarda chi c’è. E il genitore bofonchia: grazie a lui abbiamo avuto il caos. No, ribatte il figlio, grazie a lui abbiamo avuto una chance. Litigano mentre mangiano, finché la madre interviene: grazie a lui abbiamo questa pizza. E una voce fuori campo conclude: non c’è nulla che unisca quanto una pizza.
Gorbaciov ha fatto pubblicità a Louis Vuitton nel 2007, come Steffi Graf e suo marito Andre Agassi, o Catherine Deneueve. Dopo il golpe, se la passava così male da dover vivere di pubblicità? Pavel Palaschtschenko, capo ufficio stampa della Fondazione Gorbaciov, ha garantito alla Berliner Zeitung che quanto pagato da Pizza Hut fu versato alla fondazione per finanziare attività politiche e sociali. Louis Vuitton ha comunicato che il compenso di Gorby fu pagato alla Croce Verde di Milano. Presumo anche quello di Sanremo.