ItaliaOggi, 2 settembre 2022
La scuola non deve indottrinare
Se qualcuno, citando Dante, dice: «Non ti curar di lor, ma guarda e passa», non è gentile fargli notare che la citazione è imprecisa. Dante non ha scritto «non ti curar di lor» ma «non ragioniam di lor». Se viceversa un ragazzo dice la stessa cosa al liceo, è compito del professore dirgli di non usare mai una citazione se non ne è sicuro, diversamente farà la figura dell’imbecille. Ecco la funzione del servizio pubblico.
Per motivi di cortesia taceremo dunque dinanzi a chi crede che Galileo abbia detto «Eppur si muove!», Sherlock Holmes abbia detto: «Elementare Watson», e Maria Antonietta abbia commesso la monumentale gaffe di dire: «Se non hanno pane mangino brioches». Nella vita d’ogni giorno, anche per non apparire pedanti, faremo finta di niente dinanzi a chi confonde il bagnasciuga con la battigia e paventare con spaventare, mentre il compito della scuola è proprio quello di raddrizzare la lingua e i dati culturali sbagliati.
Ecco un notevole programma di lavoro. Già non sono in molti ad aver letto che Colombo non ha mai saputo di avere scoperto l’America, o che Cesare, morendo, non ha mai detto «Tu quoque, fili mi» (perché quella volta ha parlato in greco), ma la massima difficoltà consiste nell’insegnare le verità scomode e nello smentire le leggende che piacciono alla società.
Per decenni in Italia la gente ha creduto che il fascismo sia stato un regime tremendamente liberticida, una sorta di incubo, e soltanto decenni dopo la fine della guerra ci si è inchinati alla correttezza storica di Renzo De Felice, quando ha scritto «Gli anni del consenso». Il fascismo è stato più ridicolo che oppressivo e i comunisti che sostennero Stalin avrebbero avuto molto più da rimproverarsi dei fascisti che avevano sostenuto Mussolini. Ma andate a dirlo in giro.
Ecco la funzione del servizio pubblico: indurre i discenti a distinguere le leggende dalla storia. Anche quando le leggende sono più belle da credere. Un lavoro titanico e infinito, come la Fabbrica di San Pietro. Da noi per esempio si fa credere che i fascisti siano stati una minoranza e non è vero. Gli italiani furono coralmente fascisti. Cessarono di esserlo quando ebbero fame e capirono che ci si avviava a una disastrosa sconfitta. Allora divennero coralmente antifascisti.
La scuola italiana è capace di commettere inverosimili crimini contro la verità. Da noi si insegna che i partigiani hanno liberato l’Italia del Nord, ed è una colossale falsità. Da noi si è a lungo nascosto, e perfino negato, che, dopo la guerra, i sedicenti antifascisti si macchiarono di un grande numero di atrocità. Di questo semplice fatto non si è nemmeno potuto parlare pubblicamente.
Per decenni. Soltanto quando un uomo di sinistra come Giampaolo Pansa ha scritto «Il sangue dei vinti», si è finalmente ammesso ciò che si sapeva già dagli Anni Cinquanta, per esempio perché ne aveva scritto Giovannino Guareschi, sul «Candido». E invece il libro di Pansa è del 2003: quasi sessant’anni dopo la fine della guerra.
Prima la vulgata obbligatoria è stata che i fascisti erano tutti criminali mentre i partigiani erano tutti fior di gentiluomini. Dov’era la scuola, per dire che, in guerra gli uomini sono tutti figli di puttana e occasionalmente criminali? E che – caso mai – i partigiani si sono macchiati di orrendi crimini anche dopo la guerra?
La scuola dovrebbe dire la verità e non ciò che piace al regime del momento. Perfino quando si tratta di autentici giganti del passato. Chi fu Cesare? Uno stratega eccelso e un uomo d’azione, certo; uno scrittore chiaro ed elegante; un politico di genio e un uomo assolutamente eccezionale; ma è anche vero che forse ha realmente attentato alle libertà repubblicane di Roma. Non che questo giustifichi i congiurati ma sapere (e sottolineare) che quando è stato ucciso era stato da poco nominato «dittatore a vita» getta un’altra luce sulla sua morte. Col tempo si sarebbe rivelato un Augusto o un Eliogabalo?
Quando sono andato a scuola io, non si insegnava ai ragazzi com’era vissuta l’omosessualità in Grecia e quale funzione aveva. Addirittura la parola era considerata tanto indecente da essere impronunciabile in pubblico. Come si poteva pretendere la tolleranza nei loro confronti, se persino la parola che li designava era vietata? E perché non dire la verità, a proposito di certe pagine della storia della Chiesa? Quanti conoscono la storia di papa Formoso? Anche in questo caso, si devono certo contestualizzare gli eventi, ma non farli ignorare. La scuola democratica dovrebbe operare al di sopra delle mode politiche e sociali. Il suo prodotto dovrebbe essere la cultura, non l’indottrinamento.
Ovviamente, la scuola che abbiamo in Italia è molto diversa da quella ideale fin qui delineata. E infatti essa non è un servizio pubblico ma un servizio a favore del conformismo. Non basta. Quanto qui detto vale anche a proposito di un altro servizio pubblico fasullo: la televisione pubblica. Per la quale per giunta paghiamo un canone.