la Repubblica, 1 settembre 2022
Negli Usa la marijuana supera il tabacco
Un turista italiano passeggia per le colorate strade dell’East Village, non lontano dal blocco dove un tempo abitava il poeta della Beat Generation Allen Ginsberg, e fa: «Non c’è dubbio, l’odore di questa estate a New York è quello del fumo di marijuana». Quindi si affaccia con la figlia minorenne sulla portadi un negozio, che pare proprio un tabaccaio, ma viene respinto con ferma gentilezza: «Vietato ai minori di 21 anni, scusate». L’insegna luminosa in effetti era rivelatrice, perché mostrava l’inconfondibile sagoma di una foglia di cannabis. Ma vai a pensare che adesso all’angolo di Tompkins Square, parco famigerato per le retate della polizia contro gli spacciatori di eroina e altro, ci sono i “Dispensary” per la vendita ricreativa delle “canne”? Epperò bisognerà abituarsi, non solo perché ormai “l’erba” è legale in 19 Stati americani, più Washington e Guam, ma anche perché secondo la Gallup ha ormai nettamente scavalcato il tabacco. Il 16% degli adulti infatti ammette di fumare la marijuana, in crescita del 4% rispetto al 2021, mentre quelli ancora attaccati alle vecchie sigarette sono scesi al livello record negativo dell’11%, dal 45% degli anni Cinquanta.
La marcia verso la legalizzazione pare inarrestabile. Gli Stati americani dove la marijuana ricreativa è permessa sono saliti a 19, e altri 6 dovrebbero tenere il referendum a novembre, mentre quelli che consentono l’uso medico sono 37. Il primo aprile scorso la Camera dei deputati ha approvato una legge per decriminalizzare la cannabis a livello federale, e a luglio il leader della maggioranza democratica al Senato Schumer ha presentato il Cannabis Administration and Opportunity Act, per toglierla dall’elenco nazionale delle sostanze controllate.
A New York l’uso medico della marijuana era legale dal 2014, ma ora si è aggiunto quello ricreativo. Il processo per l’assegnazione delle licenze dei “Conditional Adult-Use Retail Dispensary” è appena cominciato, e darà la precedenza ai cittadini che erano stati condannati per reati legati all’erba, prima della decriminalizzazione. Una specie di mea culpa dello stato, che così intende ricompensare le vittime del suo zelo contro le droghe leggere. Ora ogni adulto sopra i 21 anni può possedere fino a 3 once di cannabis e 24 grammi di concentrato per uso personale. Si può fumare ovunque era già possibile con le sigarette tradizionali al tabacco, e ognuno è libero di coltivare a casa tre piante. Le autorità stimano che il mercato della cannabis valga 4,6 miliardi di dollari all’anno nel solo Stato di New York, che saliranno a 5,8 nel 2027. Sulle vendite verranno imposte tasse statali del 9% e locali del 4%. L’ufficio del governatore prevede che lo stato guadagnerà circa 363 milioni di dollari all’anno, e verranno creati fra 30mila e 60mila posti di lavoro. Il 40% dei ricavi fiscali verrà investito nelle comunità più colpite dalla “guerra alle droghe”, cioè quelle nere e ispaniche; un altro 40% andrà alle scuole pubbliche; e il restante 20% ai programmi per trattare e prevenire la tossicodipendenza.
Nel frattempo la storia è già cambiata, nelle strade di Manhattan. L’odore della marijuana sta soppiantando quello della pizza, in attesa di vedere i dati per capire se aveva ragione chi considera questa come la porta per l’uso di sostanze più pesanti, oppure chi scommette sul progresso della legalizzazione.