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 2022  settembre 01 Giovedì calendario

Quel 5 in condotta di Piero Angela al liceo

Piero Angela è stato per molti il papà della cultura italiana. Grande giornalista e divulgatore scientifico, Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, dodici lauree honoris causa, 40 libri scritti e il merito di saper spiegare e far piacere la scienza a tutti, sconfiggendo la noia «la peggior nemica della cultura», come amava definirla. Eppure quella noia che, raccontò nelle interviste, lo ha accompagnato negli anni della scuola e, si scopre oggi, era cristallizzata nei voti al liceo classico D’Azeglio. Dagli archivi della scuolaemerge un ritratto inedito del giornalista. Angela frequentò il D’Azeglio dal 1939 al 1947 (due di questi anni li trascorse all’Alfieri, perché sfollato con la famiglia durante la guerra). Dovette riparare alcune materie e quindi anche studiare d’estate, sottraendo del tempo alla grande passione per il jazz. «Veniva a scuola vestito da sera», ricordavano i compagni.
Al penultimo anno, quando frequentava la II B, i suoi docenti dovettero andare a capo per elencare le materie da riparare: «Italiano, latino, matematica, fisica, scienze». L’anno successivo, quello della maturità, lo chiuse con tre materie da riparare. Le recuperò, come altri 13 compagnisu 29 della classe «fiacca e lenta», come scrivevano i prof quell’anno. Prese la maturità nella sessione autunnale. Sulla pagella tutti 6 e un 9: educazione fisica.
Ma il «cinque» più curioso riguardava il voto in condotta del primo trimestre dell’ultimo anno. La biblioteca del liceo (29.500 libri e un archivio con documenti dal 1831) non aiuta a svelare il mistero. Di certo è che Angela era in buona compagnia: nellasua classe in quel trimestre ci furono 18 «cinque in condotta». Così nelle altre sezioni. Il motivo? «Erano assenti arbitrariamente il giorno 21», scrivevano nei registri dell’altra classe. Quale fosse il mese e per cosa non è chiaro, forse per una manifestazione studentesca.
Quello fu un anno complicato. Sia per «il terribile inverno del 1946», con temperature di -11 gradi a Torino e i termosifoni del D’Azeglio mal funzionanti (nei documenti scolastici si legge che si minacciava «di interrompere per il primo gennaio» l’anno. Sia per le manifestazioni in tutta Italia con scontri tra operai, studenti e polizia. Quel «cinque», però, durò giusto il tempo di scriverlo sul registro e divenne un «otto» il trimestre successivo. Da allora Angela mantenne un legame con il liceo. Come ricorda la docente Tiziana Cerrato, nel 2012 fu invitato all’inaugurazione della nuova biblioteca. Non riuscì a presenziare ma telefonò per sapere come era andata. «Ci regalò anche un libro che raccontò gli aveva cambiato le prospettive: “Il caso e la necessità”, che conserviamo».