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 2022  settembre 01 Giovedì calendario

Catherine Deneuve: «Non volevo essere sexy»

Catherine Deneuve si presenta al mattino con due grandi orecchini d’oro e la bandierina dell’Ucraina sulla camicia blu, a poche ore dalla cerimonia in cui alla Mostra di Venezia le viene assegnato il Leone d’oro alla carriera. Nella vita ha seguito il suo copione, incarnando un’idea di stile, una donna che si sposa, che fa figli con Vadim e Mastroianni fuori dal matrimonio, che lavora, che ha preferito la solitudine quando le cose in amore non funzionavano, «sapendo che tirare su i figli da sola non è una buona idea». Ha vissuto la bellezza come un capitale da amministrare con saggezza. 
Si è ripresa dal leggero ictus che l’ha aggredita, anche se a volte fatica a rispondere, e il suo italiano, come lei, è meno sicuro. A Cannes, nella rentrée del 2021 dopo la malattia, si commosse. A dispetto della sua attitudine regale, vuole scendere dal suo trono, scivolando col suo charme sul suo passato, raccontandosi senza retorica per come è oggi, a 78 anni. A volte è sbrigativa e un po’ distante, senno’ non sarebbe lei, la Grande Dama del cinema francese. 
Che significato dà ai colori ucraini che porta? 
«Questa decisione non ha nulla di speciale, non voglio parlarne, non voglio esprimermi, le mie parole potrebbero essere travisate. Ma sono consapevole di ciò che succede nel mondo, ogni giorno spero che le cose, lì, possano risolversi». 
Che ricordi ha di Venezia? 
«È un Festival molto importante per me, Venni la prima volta nel 1967 per Bella di giorno, l’ultima volta aprii il festival nel 2019. Sono orgogliosa e felice del Leone, ma i premi alla carriera sono un’arma a doppio taglio, è un riconoscimento per il lavoro di una vita, ma allo stesso tempo si assegnano tardi. Io non andrei a un festival se non riuscissi a stare in piedi, a fare le mie scalinate rosse». 
Se si guarda indietro… 
«È difficile fermarci in un momento della nostra vita e pensare che tutto fosse già stato deciso. Non è mai così. Ci vuole una buona dose di fortuna, a volte si prendono decisioni sbagliate e lo capiamo nel tempo. Io non ho tempo di guardare indietro, ho appena finito un film su Bernadette Chirac e suo marito Jacques Chirac, l’ex presidente francese, presto ne giro uno in Belgio in una fattoria, si intitola Funny Birds, sarò in mezzo alle galline». 
Lei è stata un sex symbol. 
«Io? Non lo sono mai stata. Forse a causa del mio aspetto, il fatto di essere bionda… Ma se rivedete delle mie vecchie foto non appaio mai in posa sexy. È stata una sfida mantenere questo look, non è la cosa fondamentale della mia vita, soprattutto per la mia età». 
Come vive lo scorrere del tempo? 
«Lo si vive meglio in Europa che negli Stati Uniti. Vedete, negli Anni ’50 in America si pensava che una donna a 35 fosse più che matura. Le cose sono cambiate, ma ripeto, per un’attrice è meglio invecchiare in Europa». 
Che consiglio si sente di dare a una giovane attrice? 
Sbuffa. «Per carità. Nessun consiglio. Mai. Darei piuttosto un consiglio di vita: di essere fedeli a sé stesse, ai propri gusti, alle proprie idee. Gli attori sono solo una parte del film e il risultato a volte non è quello che ci si aspettava. È come quando si cammina a lungo in montagna, ci sono le salite dure, i momenti di sconforto, le vette…». 
Lei e i registi. 
«Spesso del loro talento ti rendi conto dopo, a cose fatte, quando si lavora insieme per la prima volta è tutto più complicato. Talvolta vengono dal niente e diventano famosi. È impossibile immaginare l’esito limitandosi a leggere la sceneggiatura». 
Lei e il cinema italiano, Ferreri, Monicelli, Mauro Bolognini, Dino Risi. 
«È stato sempre molto importante… Se mi chiedete i registi a cui sono più legata direi Jacques Demy, Truffaut e Téchiné». 
I film li vede al cinema o a casa? 
«Ho un grande schermo, il cinema cambia costantemente anche nella sua modalità. A me non piace scoprire un film sul mio divano. Non solo per il suono...è l’atmosfera, la percezione è diversa in sala. Amo il cinema e vado il cinema». 
Non sarà stata un sex symbol, ma è un’icona. 
«Uh-là-là, io non sono un’icona. Potete usare questo termine, siete liberi di farlo, ma non lo sono».