Corriere della Sera, 1 settembre 2022
Mondo nuovo ma solito Re dollaro
Siamo di nuovo al Re Dollaro. Non è un fatto irrilevante: quando la moneta americana si rafforza, nel mondo si creano onde alte. Rispetto all’euro, lo stato dei fatti è visibile a occhio nudo: l’ultima volta che le due valute furono in parità, come oggi, era il novembre 2002: da allora, la moneta dell’eurozona aveva sempre avuto un valore maggiore. Gran parte degli esperti ritiene che nei prossimi mesi il tasso di cambio si muoverà ulteriormente a favore della valuta Usa. Nel marzo 2008, per comprare un euro servivano quasi 1,58 dollari, il 37% più di oggi. Solo da inizio anno, la moneta unica ha perso l’11,5% rispetto a quella Usa. Non è che il biglietto verde si sia rafforzato solo nei confronti dell’euro: nei mesi scorsi ha guadagnato più del 7% sulla sterlina e sullo yen giapponese e l’1,5% sul franco svizzero. Le ragioni di questa nuova realtà sono più d’una. Soprattutto, molti capitali internazionali si stanno spostando sul dollaro perché la Federal Reserve (la banca centrale Usa) sta alzando i tassi d’interesse in maniera aggressiva per contrastare l’inflazione. Ma anche la Bce ha iniziato ad alzare i tassi e, ciò nonostante, l’euro si indebolisce. Il motivo sembra essere strutturale: la geopolitica, oggi imperante, scuote il modello economico dominante in Europa, a cominciare da quello tedesco. L’aumento del costo dell’energia provocato dalla Russia e in prospettiva le maggiori difficoltà a esportare a causa delle spinte alla deglobalizzazione hanno portato la bilancia commerciale europea in rosso. Dopo essere stata abbondantemente in surplus senza quasi soluzione di continuità dal 2012, da metà 2021 è sempre in deficit: di oltre 140 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2022. È l’effetto del costo delle materie prime importate ma anche di una esportazione contrastata: l’export della maggiore economia europea, quella tedesca, è calato, per dire, del 7,6% in luglio. Il peggioramento della bilancia commerciale (e di quella dei pagamenti) indebolisce l’euro anche se la Bce alza i tassi. Un bene? Un male? Il dollaro forte beneficia alcuni settori: il turismo europeo, ad esempio, e anche la moda, grazie ai turisti americani che quest’estate hanno invaso i negozi. Crea però guai seri ai Paesi poveri i quali vedono uscire capitali attratti dal biglietto verde e in più sono indebitati nella valuta Usa. Anche Re Dollaro è un pezzo del mondo nuovo.