Corriere della Sera, 1 settembre 2022
Parla la futura moglie di Tamberi
Lei ha 14 anni, lui 17. Alla pineta del Passetto, polmone verde di Ancona, Chiara Bontempi nota Gianmarco Tamberi e mette in azione un’amica comune. Contatto su Facebook: «Mi sono detta: lo devo conoscere. Gli ho scritto, mi sono presentata e Gimbo mi ha risposto invitandomi ad uscire». Non si sono più lasciati, fine della storia. Inizio, anzi. Tredici anni dopo, oggi, un amore molto partecipato e social arriva palpitante davanti al sindaco di Pesaro, che officerà la cerimonia civile. Di Tamberi, oro nel salto in alto a Tokyo, dagli infortuni al trono di Olimpia sappiamo tutto; questa è la versione di Chiara.
Meteo incerto, ahinoi, purtroppo.
«Non ne parliamo, sto impazzendo. La pioggia è l’ennesimo degli imprevisti incontrati sulla strada. Nel trambusto delle cose da organizzare, sto cercando di prendere coscienza di ciò che sta per succedere. Cioè il coronamento di una storia d’amore all’altezza delle favole più belle».
Di cosa è fatto questo amore, Chiara?
«Di affiatamento, sentimento, sintonia. Ci vogliamo molto bene. È stato un crescendo anche perché siamo diventati grandi insieme. Gimbo non finisce mai di stupirmi: la sera prima di partire per Tokyo si è inginocchiato, mi ha dato un mazzo di cento rose rosse e mi ha fatto la proposta di matrimonio».
Prima l’oro olimpico, poi le nozze.
«L’ho aspettato volentieri, sapevo che per lui i Giochi erano la priorità. Ma non mi sono mai sentita in secondo piano o messa da parte rispetto all’atletica. Sono stata presente, l’ho sostenuto come lui sostiene me: della sua riconoscenza Gianmarco non fa mistero. Ho voluto accompagnarlo anche in Giappone l’anno scorso e al Mondiale in Oregon quest’anno, mettendo in stand by i preparativi per il matrimonio: avere accanto una persona che ti fa sentire a casa in ogni parte del mondo è importante. Per me stargli vicina è sempre stato un atteggiamento naturale, e quando ho tolto tempo a me stessa non l’ho mai sentito come un sacrificio insormontabile».
È stato un colpo di fulmine, in origine?
«Per me sì! Gimbo mi è piaciuto subito. Lui era nella stagione di transizione dal basket all’atletica, che ci avrebbe regalato emozioni fortissime, nel bene e nel male».
Cosa si può dire dell’abito?
«Bianco, classico. Da principessa. Di più non voglio svelare: per Gianmarco sarà una sorpresa, così come il suo abito per me. Testimoni mio fratello e suo fratello. Tra gli invitati anche Mutaz Barshim, l’amico con cui ha condiviso l’oro di Tokyo nella favola più bella dell’Olimpiade. La casa nuova di Ancona verrà pronta entro la fine dell’anno, spero...».
Perché matrimonio civile e non religioso?
«Eh, più avanti ci sposeremo anche in chiesa, purtroppo non a ridosso della cerimonia civile. Abbiamo voluto fare le cose per gradi. E poi questa è stata la stagione in cui Gianmarco ha fatto più gare: non abbiamo avuto il tempo materiale di seguire il corso prematrimoniale! Ma, piano piano, con calma, faremo tutto».
Il 7 e l’8 settembre suo marito sarà a Zurigo per le finali della Diamond League. E la luna di miele?
«Un po’ di pazienza e faremo anche quella. Prima Gimbo conclude i suoi impegni di lavoro, poi partiremo: Maldive, Singapore e Bali. Non vedo l’ora».
L’oro mondiale, l’unico che gli manca, nel 2023 e la difesa del titolo olimpico a Parigi 2024: la road map di Tamberi è segnata. Lo vede papà solo a fine carriera o anche strada facendo, Chiara?
«Ne parlavamo ieri dopo cena. Gimbo non si apre molto ma ci sono sere in cui chiacchieriamo per ore. Mi parlava tutto accalorato delle gare, voglio saltare 2,40 amore, mi ha detto. E io: scusa ma quando la facciamo una famiglia...? Non credo dovremo aspettare che smetta. Solo il pensiero ci emoziona da morire».