Corriere della Sera, 1 settembre 2022
Breve biografia di Riccardo De Corato
U na media di tre comunicati al giorno, feste comandate comprese. Rapine, violenze, risse: nel mondo di Riccardo De Corato Milano è il regno del terrore, una piccola Caracas nel cuore dell’Europa. Allo «sceriffo» nulla sfugge. La conclusione di tanta foga comunicativa, si capisce, è sempre la stessa: la città è ostaggio delle bande criminali per colpa della sinistra lassista e pro immigrazione.
Ora De Corato corre per un posto alla Camera nel collegio di Rozzano, hinterland sud della metropoli. Un collegio considerato sicuro dalla destra, nonostante Ilaria Ramoni, tosta attivista antimafia di Libera in corsa per il centrosinistra. Così sicuro che Fratelli d’Italia lo ha indotto alle dimissioni preventive dai banchi della giunta regionale per lasciar spazio a Romano La Russa, fratello d’Ignazio. Una cosa piuttosto insolita, ma lui è uso obbedir tacendo alle direttive di partito. Credere, obbedire, combattere. Una storia lunghissima, quella del missino partito da Andria. I primi tempi in città non certo facili, meridionale nella fredda Milano e «fascista» nei caldissimi anni Settanta. Lui che non ha nemmeno la patente gira però i quartieri come una trottola. In tasca ha in compenso fin da ragazzo la tessera del Msi. Almirantiano da sempre, De Corato riesce a farsi eleggere nell’85 a Palazzo Marino, da dove conduce una fierissima e intransigente opposizione alle giunte socialiste. Con Tangentopoli la sua fama varca i portoni del Comune. Due le sue armi: ostruzionismo d’aula ed esposti in procura. Nella «Milano da bere» mantiene un filo diretto con Palazzo di giustizia, cosa che negli anni del berlusconismo rampante gli costerà poi più d’una ostilità dal suo stesso fronte. Anche per questo Gabriele Albertini lo vuole come vice in entrambi i suoi mandati da sindaco. Non solo, però. Sarà anche assessore ai Lavori pubblici, «cinque miliardi di grandi opere senza mai una grana giudiziaria», ripete con orgoglio. Il restauro della Scala, i depuratori, il teatro Arcimboldi. La sospirata delega alla Sicurezza arriva invece solo con Letizia Moratti. Lo «sceriffo» può consolidare così la sua fama, tra sgomberi di campi rom (a volte è lui stesso a sovrintendere alle operazioni) e centri sociali. Col Leoncavallo poi è una lunga storia che inizia nel 1989. «Fui aggredito in piazza Argentina mentre manifestavamo la nostra solidarietà ai giovani cinesi di piazza Tienanmen. Ne ricavai una bastonata e quattro punti di sutura». Quando Giuliano Pisapia vince le elezioni, dopo vent’anni di dominio della destra, gli antagonisti si ricordano di lui, gli arrivano sotto la finestra di casa e lo sbeffeggiano al grido di «De Corato disoccupato».
Ora vuole tornare in Parlamento, da dove manca da dieci anni, passando da Rozzano. E Milano? «La situazione dal punto di vista della sicurezza è drammatica», ha detto di recente a Libero. «La città è in stato di abbandono. Serve un segnale». Lo «sceriffo» non ha alcuna intenzione di rimanere disoccupato a lungo.