31 agosto 2022
Sulla boxe
La Boxe (il solo sport che avrei voluto praticare, cosa che la miopia non mi ha consentito fare), parliamone
di Mauro della Porta Raffo
Non che fosse conseguenza di una decisione presa.Capitò e basta.Da poco iniziato il secondo lustro dei Novanta, direi (e non sono in grado di indicare una data precisa perché solo dopo, a distanza di non so quanto tempo, ne ebbi contezza).Che non mi importasse più di seguire tutti i combattimenti per i titoli mondiali di pugilato, a qualsiasi categoria appartenessero (dalle otto classiche, si era arrivati a considerarne una dozzina) e da qualsivoglia Organizzazione Internazionale (almeno cinque) riconosciuti.Che per conseguenza non fossi – come non sono – da allora in grado di elencare i detentori delle cinture e gli oppositori sconfitti.Era dai tempi di Rocky Marciano che dai quadrati in particolare americani praticamente non staccavo per quanto possibile gli occhi e comunque l’attenzione.Da quando i ‘quotidiani del pomeriggio’ tipo ‘Il Corriere Lombardo’, quello ‘d’Informazione’ o ‘La Notte’ pubblicavano in prima pagina, posizione feuilleton, fotografie con dida ad informare dei match del Madison Square Garden, ‘tempio’ nuovaiorchese delle dodici corde, o dello Yankee Stadium, della precedente serata e ad illustrarne gli esiti. Non bastandomi, a colmare quella che mi era parsa una lacuna insopportabile, comprata la ‘Storia del pugilato’ di Salvatore Salsedo, eccezionale pubblicazione, avevo imparato a memoria tutto quanto colà esaustivamente proposto, a far luogo – dipendeva dalle categorie – quindi da fine Ottocento come dall’inizio del secolo che vivevamo.Ed è per questo che sono in grado di parlare, per dire, di Fidel La Barba e Frankie Genaro – entrambi campioni olimpionici e poi mondiali dei mosca, entrambi di origini italiane, i primi – anni Venti – che salendo sul ring non nascosero sotto pseudonimi anglosassoni la loro appartenenza.Di svelare, al contrario, che il davvero eccezionale welter e poi medio Young Corbett III si chiamava Raffaele Giordano ed era nativo di Rionero in Vulture.Che il boxeur che vanta il maggior numero di vittorie da professionista (duecentoventinove) è Willie Pep, Guglielmo Papaleo, quindi.Che il campione mondiale dei mediomassimi Joey Maxim, il solo pugile che abbia battuto prima del limite Sugar Ray Robinson, era nato Giuseppe Antonio Berardinelli.Che questa affermazione è arrivata al tredicesimo round come quella che permise al predetto Marciano di battere e detronizzare Jersey Joe Walcott e che, se i due combattimenti avessero avuto luogo anni dopo, essendo stato deciso dalle Federazioni Mondiali di combattere al limite delle dodici riprese, la Storia con la esse maiuscola della Nobile Arte – soprattutto perché Walcott era a quel mentre in vantaggio ai punti e l’italoamericano avrebbe perso la leggendaria imbattibilità – sarebbe stata assolutamente diversa, più terrena, decisamente meno memorabile!