la Repubblica, 31 agosto 2022
Cina, altre crepe nel mattone
Country Garden, il più grande colosso del real estate cinese, ha appena registrato un calo del 96% degli utili del primo semestre. Fotografia impietosa di un settore - quello del mattone - entrato in una crisi cronica devastante. Brutte notizie anche per Evergrande, l’altro gigante dell’immobiliare dai piedi d’argilla, gravato da un debito di oltre 300 miliardi di dollari: i fondi stranieri che hanno investito nelle obbligazioni della società di Shenzhen «hanno elaborato un proprio piano di ristrutturazione del debito e chiesto che il suopresidente (Hui Ka Yan, ndr )ripaghi le passività con il proprio patrimonio », secondo alcune fonti sentite dalFinancial Times . La proposta presentata dagli obbligazionisti delinea un quadro di ristrutturazione dei 20 miliardi di dollari di debiti offshore di Evergrande, «dopo che la società non ha rispettato la scadenza autoimposta a luglio per presentare un piano per far fronte alle sue colossali passività», scrive il quotidiano finanziario.
Ma è tutto il settore del mattone quello che fino a pochi anni fa è stato “la droga” per spingere l’economia - a passarsela male. Il contagio del debito da Evergrande lo scorso anno si è propagato a tutto il mercato. Già 30le aziende, nella prima metà del 2022, sono andate in default su bond esteri: da Kaisa a Shimao, la lista è lunga. Sugli oltre 200 miliardi di rimborsi obbligazionari in sospeso gli investitori hanno stimato quasi 130 miliardi di perdite.
Molte le cause della crisi: l’offerta superiore alla domanda, con vendite giù del 40%; l’urbanizzazione a tempo di record degli ultimi 20 anni, che ha fatto nascere quartieri fantasma, con appartamenti invenduti o - peggio - non finiti per la crisi di liquidità dei costruttori privati. Infine, la stretta all’ accesso facile ai crediti, decisa per regolare una bolla cresciuta selvaggiamente. Così ora molte famiglie si ritrovano con un inutile contratto in mano e non pagano i mutui per appartamenti incompiuti. In più di cento città, centinaia di migliaia di persone si stanno rifiutando di pagare: una “rivolta dei mutui” che graverà ulteriormente sulle banche cinesi. Si rischiano proteste pubbliche, proprio ciò che il Partito non vuole, tanto più ora che ci avviciniamo alla data del Congresso del 16 ottobre che confermerà Xi per un terzo mandato. Per cercare di tamponare la situazione Pechino emetterà 200 miliardi di yuan (29 miliardi di dollari) in prestiti speciali per aiutare i costruttori a terminare i progetti. Un fondo nazionale che sarà limitato alla consegna dei progetti già partiti e non ancora portati a termine.