Corriere della Sera, 31 agosto 2022
Diane von Fürstenberg si racconta
Diane von Fürstenberg ha 75 anni, ma vuole convincerci a non chiedere più «quanti anni hai?», e a sostituire questa domanda con «Quanta vita hai?». «Io, tantissima – si risponde – vorrei dire che ho 250 anni, per quanto ho vissuto».
Scalza, comodamente distesa su una poltrona damascata in uno studio della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, nel sestiere di San Polo, a Venezia, la designer inventrice dell’iconico wrap-dress - il vestito a vestaglia – ci racconta della tredicesima edizione dei DVF Awards, i premi per «donne straordinarie che si dedicano al miglioramento della vita di altre donne». Si terranno giovedì primo settembre e i nomi delle premiate sono, come sempre, straordinari: la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, la regista Ava DuVernay, l’educatrice ucraina Zoya Lytvyn, l’attivista per il clima Hindou Oumarou Ibrahim, dieci donne afgane che stanno lavorando per garantire un futuro migliore per le ragazze di Kabul. All’evento, presentato da Alessandra Galloni (Thomson Reuters) e Clarissa Ward (Cnn), parteciperà anche Hillary Rodham Clinton come partner dell’organizzazione no-profit Vital Voices Global Partnership.
È la prima volta che i DVF Awards arrivano in Italia, «l’anno scorso a Parigi, due anni fa a Washington Dc. Premiavamo Ruth Ginsburg e siccome non stava già bene siamo andati noi da lei. È stato il suo ultimo evento pubblico», dice Diane mente allunga una gamba a mo’ di ballerina. «Ruth era minuta e fortissima», continua, «ma ammetto che negli ultimi mesi, visto quello che è successo alla legge sull’aborto, mi è capitato di pensare che abbia fatto un grande errore a non ritirarsi prima: avremmo una Corte meno sbilanciata a destra».
Lo dice lei, ragazza degli anni ’60, che nel 1969, innamorata e con anello di fidanzamento al dito del futuro marito e principe tedesco Egon von Fürstenberg, scoprì di essere incinta, e, impaurita, gli mandò questo telegramma: «Sophie – chiamavano così in codice il ciclo mestruale – in ritardo, ma non preoccuparti, posso pensarci io». Con quel «posso pensarci io» intendeva dire «potrei anche abortire». Si sentiva troppo giovane. A quel telegramma ne seguì un altro di Egon: «Organizza il matrimonio per il 15 luglio». Poi si sono sposati, lui è andato a New York in aereo, lei lo ha raggiunto in nave «perché dovevo riflettere», dice. La vita di Diane è tutta così. Colpi di scena inaspettati (diventò stilista anche grazie a una stamperia di Como) che le hanno aperto porte inattese. Madre, principessa, stilista, filantropa, moglie ed ex moglie e ancora moglie: «Ho ricevuto tanto dalle donne e ora con questo premio voglio restituire qualcosa». Dice di dover molto a sua madre, Liliane Nahmias, una donna sopravvissuta all’olocausto, tornata a casa, in Belgio, che pesava 29 chili. «Per lei era fondamentale che io non mi sentissi mai vittima», racconta. «Le sarò sempre grata per non avermi mai detto: “Stai attenta”».