Corriere della Sera, 31 agosto 2022
Giorgia Meloni privata
Non nasconde le insicurezze, ma si definisce una «combattente». E, pur ribadendo la concezione diversa dalla sinistra – «la parità per noi è una sfida, per loro una concessione» – rivendica le «capacità distintive delle donne che possono fare la differenza». Capacità che ritiene le consentiranno di conciliare la guida del Paese con la cura di Ginevra, 6 anni: «Se sarò premier, non rinuncerò a occuparmi di mia figlia». Giorgia Meloni svela così, nell’intervista rilasciata al settimanale Chi in edicola oggi, un lato umano e personale, che spesso preferisce tenere in ombra.
Le elezioni sono tra poco più di tre settimane. E la presidente di Fratelli d’Italia sente la vittoria a portata di mano. «I sondaggi ci danno al 24%: siamo più in alto di tutti perché siamo i più seri». Un primato che, se confermato dalle urne, implicherebbe una responsabilità. «Se mi sento pronta a diventare la prima donna premier in Italia? Mi sono sentita spesso inadeguata, a dire la verità, e a volte tutto mi sembra più grande di me. Ma sono un soldato, io, una combattente. Combatto e sono sicura che la gente ci seguirà. Verrà a votare».
Della sensazione di inadeguatezza, Meloni aveva parlato anche in un’intervista a 7, nel giugno scorso. «La verità è che mi sono sempre sentita inadeguata. Come se avessi ogni giorno “sfangato” in qualche modo l’esame di maturità. Come se non bastasse mai quello che faccio, e dovessi fare meglio, e meglio, e meglio. Però forse è la mia fortuna: mi fa stare con i piedi per terra, non mi fa perdere il senso della realtà. Quello che accade a tanti, quando arriva il “successo”».
Ora che il successo elettorale sembra così vicino per lei, assicura di sentirsi pronta, come dice il suo slogan elettorale. «Ci sono due modi per esercitare il potere: con l’esempio o con la paura. Io ho preferito il primo. Se ti chiedo di fare una cosa per me, vuol dire che io l’ho fatta già 20 volte». Quindi ricorda le urgenze che un governo sotto la sua guida dovrebbe affrontare: «Le prime cose di cui mi occuperò, se vincerò le elezioni – dice a Chi — sono emergenza energetica e costo del lavoro. Adeguamento dell’assegno unico per la famiglia e legge di bilancio». Il tutto senza trascurare il ruolo di madre, che, dopotutto, invocava anche nel famoso proclama del 2019, «Io sono Giorgia», diventato tormentone – con inevitabili meme e parodie – e titolo della sua autobiografia bestseller, data alle stampe nel 2021.
«Le donne di destra interpretano la parità come una sfida. Noi sappiamo che, qualunque sia il nostro sesso, nessuno ti regala niente. Sto al gioco degli uomini e non ho mai accettato il principio di ricevere un trattamento diverso perché donna: voglio raggiungere i miei obiettivi grazie alle mie capacità e non per il genere. Anche perché sono convinta che le donne abbiano delle capacità distintive che possono fare la differenza». A testimonianza, chiama due politiche di primissimo piano sulla scena europea, che sono anche madri. «Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha sette figli, Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, sta crescendo quattro maschi». Ecco perché nessun dubbio sulla capacità di conciliare i due ruoli di capo di un governo e madre: «Se diventerò premier – assicura – non rinuncerò a nulla di ciò che riguarda mia figlia Ginevra. Le donne si organizzano sempre».