La Stampa, 30 agosto 2022
La campagna elettorale vista da Makkox
L’inizio non è incoraggiante: «Che te devo dì? Di politica non capisco una mazza». Però la osserva e disegna da molti anni Marco Dambrosio, in arte Makkox, assiduo frequentatore dei social e vignettista "empatico": «Non disegno mai nessuno come un mostro, al massimo come un "cojonazzo", in cui posso riconoscere un amico o un parente». Autore tv e protagonista di "Propaganda Live", trasmissione di La7 che ripartirà in anticipo dal 9 settembre, «elettore di sinistra, ma non militante, mai stato in un centro sociale per capirci», non nasconde un certo avvilimento per questa campagna elettorale, che «sembra costruita per gli scimpanzé».
Livello basso?
«Bassissimo, viene da pensare che a preparare i messaggi sia una scimmia: "ti piace di più la banana o un sasso in faccia?". In realtà, questi messaggi sono confezionati per raggiungere un certo tipo di pubblico, diciamo, terra terra».
Di nuovo con la storia degli elettori ignoranti che votano a destra?
«Non lo sostengo io, ci sono molte statistiche che mettono il nostro Paese in fondo alle classifiche per alfabetizzazione, scolarizzazione, lettura dei libri, comprensione di un testo scritto da parte dei giovani...».
Mica saranno tutti elettori di destra…
«No, ma venendo da una famiglia di destra, posso dire che la maggioranza degli elettori di destra ragiona di pancia, non ha l’abitudine alla complessità. Con loro funzionano messaggi semplici, intuitivi, mentre la sinistra si basa su valori controintuitivi. Esempio: è giusto accogliere il migrante, anche se può rubarti il lavoro. La destra ti dice: meglio accogliere il turista, che ti porta i soldi».
Ma stavolta Letta e il Pd hanno impostato la campagna sui messaggi intuitivi, no?
«Si sono dovuti adeguare, se no la maggioranza degli italiani non li ascolta, come il professore noioso con gli studenti. Hanno scelto una strategia che ricalca quella della destra, sembra la stessa agenzia di comunicazione. Basta vedere le card sui social, stessa grafica, ma senza svaccare come fanno Salvini e Meloni ed è lì l’errore: o vai fino in fondo e fai il cafone o non funziona».
Quella di Salvini e Meloni funzionano?
«Certo, perché risulta più sincera e poi è tutto servito, sono come gli strilli dei giornali, c’è poco da leggere e ti dicono subito cosa devi provare: "Vergogna!". Non c’è bisogno che la tua mente si impegni, bevi tutto, manda giù e basta».
E Letta ha fatto male a copiare?
«O cacca o cioccolato, a questo stiamo, ma che davvero? Così ci parlano gli altri, mi aspetto che tu, leader di sinistra, faccia qualcosa di diverso. Mi chiedo quanta disperazione ci sia se siamo finiti a questa deriva infantile. Mi dispiace, perché Enrico è una persona colta e si è spiazzato da solo andando su un terreno che non è il suo».
Allora partiamo proprio dal segretario del Pd, una vignetta per ogni leader…
«Su Letta dico: ma ancora con i felini? Dopo che Bersani doveva smacchiare il giaguaro? Mi fai gli occhi della tigre? Ma scegli i cani, i cavalli, lascia perdere i felini. Che poi mi evochi Rocky, la forza, la potenza, Letta ha il fisico da nerd, sembra Geremia di Alan Ford. Per fare gli occhi della tigre meglio uno come Bonaccini, che ha la stazza da buttafuori del Cocoricò».
Restiamo nel campo del centrosinistra, Carlo Calenda?
«Il mio preferito, mi piace proprio come persona, è quello che usa i social in modo più onesto, l’unico che ha davvero annullato la distanza con la gente. Se scrivi a Salvini, col cavolo che ti risponde lui, ci sono trenta ragazzotti che stanno lì a lavoro. Calenda risponde di persona a tutti o quasi. Me lo immagino la sera, con la moglie che lo chiama a tavola e lui sta lì a digitare: "Un attimo che sto parlando con Checca78". Poi ha una tigna impressionante, rosica su qualsiasi cosa».
Il suo presunto vice, Matteo Renzi.
«Fai bene a dire presunto, vedrai come spunta fuori dopo, specie se vanno oltre il 10%. Ma piano piano comincerà a scansare Calenda pure nelle foto. Lo faceva con Obama, figurati: ti ricordi la foto? Lui al centro grosso e il presidente degli Stati Uniti dietro, tagliato a metà».
Un altro che ama le copertine è Giuseppe Conte, come lo vedi?
«Sorprendente, non credevo proprio che facesse cadere il governo. Si è lamentato che non l’hanno invitato al meeting di Rimini, ma in realtà gli è convenuto, per fare la parte di quello antisistema. L’unico che può fregarlo, se torna, è Di Battista».
Già che ci siamo, Luigi Di Maio?
«Il suo è un percorso da fumetto, tanti lo insultano, ma va solo applaudito per la scaltrezza, la capacità di trasformarsi e riuscire a vendersi bene. A farci un film, di quelli in bianco e nero, nella sua parte avrei visto bene Alberto Sordi».
Passiamo a destra, come la disegni Giorgia Meloni, premier in pectore?
«Gigantesca, occupa tutto lo schermo, dietro non si vede niente e questo mi preoccupa. Ha messo la maschera rassicurante, anche se a volte le cade, come al comizio spagnolo, in cui era più naturale, diciamo. Ma a me non fa paura Meloni, piuttosto tutto ciò che non vedo dietro di lei».
Però a livello comunicativo ci sa fare, o no?
«Dipende, faccio l’esempio della proposta sul presidenzialismo. Mi ha fatto ridere quando ha detto che con l’attuale sistema abbiamo avuto 11 governi in 20 anni, mentre col sistema precedente abbiamo avuto per 20 anni un unico governo. Proprio lei mi fa un riferimento positivo al Ventennio? Eddai…»
Un altro dei tuoi osservati speciali, Matteo Salvini, ti ha pure dedicato una card social…
«Un omaggio gradito, ha pure usato una foto decente. Lui usa la chiave del rosicone col sorriso, ti manda il "bacione", ma ti darebbe una scarica elettrica. Secondo me ripensa a quando era al top, vicepremier e ministro dell’Interno e al casino che ha combinato dopo. Ora vive un dramma, è costretto ad andare a rimorchio della Meloni per restare a galla, racconta che il 25 settembre vincerà, ma per lui sarà comunque una sconfitta. E il Viminale, secondo me, se lo scorda».
Non possiamo che chiudere con il personaggio che hai disegnato di più: Silvio Berlusconi.
«Immortale, una specie di icona. L’immagine che promuove di sé è la stessa del 1994. Meraviglioso, lo guardi e ti ritrovi in una macchina del tempo. Anche i video che fa per i social sono girati esattamente come 30 anni fa, è l’unico che su Instagram li mette in orizzontale. Ora è pronto per TikTok. Vederlo in quel contesto è un po’ come vedere Cavour, con vicino la lampada a petrolio».