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 2022  agosto 29 Lunedì calendario

AL GRANDE ZOO ELETTORALE – GLI ANIMALI DOMESTICI IN ITALIA SONO PIÙ DI 60 MILIONI. E I LORO PADRONI VOTANO, COSÌ I PROGRAMMI DEI PARTITI SONO PIENI DI IDEE E SLOGAN IMPROBABILI PER DIFENDERE I “FAMILIARI A QUATTRO ZAMPE” – SALVINI SI FA FOTOGRAFARE CON I TROVATELLI DEI CANILI, BERLUSCONI SPERIMENTA L'ABBAIO SOCIAL (“BAU, BAU!”), LA MELONI CITA ADDIRITTUTA GANDHI: “LA CIVILTÀ DI UN POPOLO SI MISURA DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI”...  -

Estratto dall'articolo di Andrea Bulleri per “Il Messaggero” Giorgia Meloni cita il mahatma Gandhi: «La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali». Silvio Berlusconi sperimenta l'abbaio social («bau, bau!», si legge in uno degli ultimi post del Cavaliere) prima di rilanciare con Totò: «I cani sono qualcosa a metà strada tra gli angeli e i bambini».

E se Matteo Salvini non manca di farsi immortalare con i trovatelli dei canili di Napoli e Milano, Carlo Calenda rivela la sua preferenza felina. Almeno a Ferragosto, quando condivide uno scatto con la gatta Naso Corto: «L'unico membro della famiglia che non mi abbandona mai», twitta il leader di Azione.  […]

LE PROPOSTE Del resto, le stime rivelano che gli animali d'affezione in Italia sono più di 60 milioni, quasi un terzo dei quali cani e gatti. E se i quadrupedi non votano (contrariamente al titolo del «manifesto» lanciato proprio nei giorni scorsi delle associazioni animaliste), è lecito pensare che molti dei loro proprietari, invece, lo facciano.

 Ed ecco che i programmi di partiti e coalizioni ma soprattutto i social dei loro front runner si popolano di idee e di slogan per difendere i nostri «familiari a quattro zampe». Li chiama così Giorgia Meloni, l'ultima in ordine di tempo a esprimersi sul tema: «Ogni anno ogni anno vengano abbandonati 80mila gatti e 50mila cani», denuncia la leader di FdI via social.

«Fratelli d'Italia aggiunge intende battersi per garantire a questi membri della famiglia una vita dignitosa e piena d'affetto». Come? Aumentando le pene per chi li maltratta o li abbandona. […]

Va oltre la Lega, con Matteo Salvini che promette di «inasprire le pene per i violenti e garantire un po' di tasse in meno per chi mantiene un amico in casa». Ad esempio, si legge nel programma leghista, tagliando l'Iva sulle prestazioni veterinarie e sul cibo per cani e gatti, perché è lo slogan «amare non è un lusso».

Nel centrodestra punta sulla sensibilità animalista e non da oggi anche Berlusconi. «Nel programma di Forza Italia ci sono misure per il sostegno all'adozione degli animali nei canili e nei gattili spiega il Cavaliere e aumenti di pena chi li maltratta». […]

E se Cinquestelle e Verdi-sinistra rilanciano con la proposta di abolire la caccia (ma pure di introdurre un «cashback veterinario» per detrarre le spese, propongono i primi, e di far sì animali domestici e selvatici «non siano più considerati oggetti ma esseri senzienti», rilanciano i secondi), l'animal house della politica non sembra aver contagiato il Terzo polo, che nel programma non contempla interventi specifici per migliorare la vita dei quattrozampe.

Quattrozampe di cui Calenda si mostra comunque un affezionato possessore: non solo della già citata gatta Naso Corto, ma anche di due cani pastore (ribattezzati dal figlio di simpatie marxiste Antonio, come Gramsci, e Rosa, come la Luxemburg). E chissà che nelle prossime settimane anche al centro non spunti un Naso Corto Act. Andrea Bulleri

2 - CAMPAGNA DA CANI LA CAMPAGNA SOCIAL Flavia Perina per “La Stampa”

È arrivato il Pet Moment della campagna elettorale. Giorgia Meloni cita Gandhi («La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali»), Silvio Berlusconi ricorda Totò («Gli animali sono qualcosa a metà tra angeli e bambini») ed entrambi presentano, a due giorni di distanza uno dall'altra, uno specifico programma per la tutela delle bestiole.

Lega e Pd risultano un po' indietro, ma è possibile che si adeguino nelle prossime ore: l'argomento è ineludibile da quando, nel 2018, Alessandra Ghisleri fece presente che il tema animalista è significativo per il 20 per cento della platea elettorale.

Le nostre case, dicono le statistiche, ospitano una ventina di milioni di cani e gatti. È quella la vera "famiglia allargata italiana", e si dovrà dare atto a Michela Brambilla e a Monica Cirinnà di averci visto lungo all'inizio degli anni Duemila, quando sfidarono l'ironia collettiva avviando la crociata politica per cani, gatti e pesci rossi.

La sinistra, all'epoca, sembrava decisamente in vantaggio nella partita. La Roma di Walter Veltroni fu la prima capitale ad avere un Ufficio per i diritti degli Animali («l'assessorato alle gattare», disse il volgo), ma ecco, anche in quel campo come nelle fabbriche del Nord o nelle periferie urbane la potenziale supremazia è stata sperperata.

Il Pet Moment è diventato cosa di destra soprattutto grazie al barboncino Dudù, che nel 2012 cominciò ad accompagnare Silvio Berlusconi ovunque. Fu l'inizio di una moda e l'avvio di una nuova pagina del giornalismo. Tutti all'improvviso avevano un cagnolino e ne esibivano le prodezze portandoselo ad Arcore a ogni convocazione. Fiorirono servizi sulla vita famigliare della bestiola («Le foto segrete di Dudù») e sulle sue simpatie politiche all'interno della cerchia del Cavaliere, con ampia pubblicistica sui metodi per ingraziarsi l'animaletto.

Il più furbo risultò Daniele Capezzone: «Porto un limone in tasca e lo uso come palla. Amicizia assicurata». Nacque un sospetto sull'omosessualità di Dudù, lo dissipò Micaela Biancofiore che in radio raccontò di un approccio con la sua Puggy: «No, non è gay», titolarono le riviste.

Cani e leadership diventarono tema politico, oggetto di analisi. Alle elezioni successive il tentativo di umanizzazione dell'algido Mario Monti passò per un barboncino bianco (Empy, come empatia) che gli piazzarono in braccio a sorpresa in televisione, durante un'intervista alle Invasioni Barbariche. Monti lo adottò con evidente disagio, non poteva fare altrimenti, poi dopo il voto si lamentò del dono-scherzo in un'intervista. Apriti cielo. «Che fine ha fatto Empy» diventò un tormentone.

La politica italiana, che aveva ammortizzato abbandoni coniugali, seconde e terze mogli, cambi di schieramento da un estremo all'altro, scoprì una nuova regola: mai rinnegare un cane (Empy comunque era in casa dei nipoti).

Matteo Salvini entrò nella corsa nel 2015, quando si fece prestare uno Yorkshire Terrier da Lorenzo Fontana, con tanto di maglioncino a collo alto, per una foto sorridente che Libero titolò: «Salvini studia da leader e presenta l'anti-Dudù».

Era la vigilia delle Regionali, i rapporti in casa centrodestra erano come sempre tesi e chissà se l'attacco di canismo non rappresentasse, al contrario, il tentativo di riconquistare al dialogo con Berlusconi (poi successe davvero: l'accordo si fece e lo Yorkshire portò fortuna pure a Fontana, che ha fatto la carriera che sapete).

Sta di fatto che la Pet Politique ci ha accompagnato per un lungo tratto, e che gli animali dei potenti sono da molti anni un fortissimo richiamo di popolarità: non a caso tutti hanno scelto bestiole innocue, piccole, pelose, con gli occhi tondi che chiamano le carezze.

Nessuno che abbia un lupo siberiano o un bulldog, e persino nell'esaltazione dei cani-eroi (un altro classico di Salvini) vince l'allegro Jack Russel della Questura di Genova o i miti labrador che salvano i bagnanti a Sperlonga.

C'è un solo tipo di cani che non piacciono, che non meritano le citazioni di Totò o Gandhi, che non sono angeli, ne' bambini, ne' misurano la civiltà dei popoli, e sono i cani degli immigrati e dei richiedenti asilo. «I clandestini sbarcano a frotte, anche con barboncini» sbotta Salvini quando da Lampedusa arriva lo scatto di undici tunisini con un cagnolino in braccio.

«Il governo si riferiva a questo quando diceva che avrebbe rilanciato il turismo?», fa eco Giorgia Meloni davanti alla stessa foto, e par di capire che anche l'amore viscerale per gli animaletti abbia un suo preciso limite patriottico. Va bene difenderli, anche con specifiche leggi. Vanno bene i sostegni alle spese veterinarie, alle case-rifugio, alle adozioni dei meticci, agli anziani che stentano a mantenere la loro unica compagnia (tutte proposte segnalate nei programmi di FI e FdI), ma se il cane è migrante no, il Pet Moment svanisce.

Quello sarà pure migliore amico, ma portarselo dietro è una provocazione. Ps. Giorgia Meloni comunque ha un gatto. «Per quanto possano amarti sono animali orgogliosi che preferiscono un rapporto paritario con l'uomo». Insomma, i cani li giudica troppo sottomessi, e chissà che anche questo non sia un alert per i suoi alleati. -