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 2022  agosto 29 Lunedì calendario

Intervista a Rocío Muñoz Morales

Tutto è cominciato in solitudine. Da poco arrivata in Italia e da poco legata a Raoul Bova, Rocío Muñoz Morales, madrina della 79ª Mostra di Venezia che si inaugura dopodomani, andava al cinema da sola, di pomeriggio e non era esattamente felice: «Nei week end Raoul era con i suoi figli grandi, io non conoscevo ancora nessuno, così mi ritrovavo nelle sale da sola, una tristezza… le prime volte mi veniva da piangere, poi, con il tempo, ho trasformato questa abitudine in un momento di profonda intimità». Dietro l’apparenza fragile, dentro lo sguardo profondo, Rocío Muñoz Morales, nata a Madrid nell’88, ex-modella, attrice e conduttrice tv, fa intuire una tempra solida: «In questo momento provo una gioia grande, essere madrina a Venezia è un traguardo e insieme un punto di partenza, un impegno da prendere con grande senso di responsabilità, darò anche spazio alle emozioni».
Quando e come è iniziato il suo rapporto con il cinema?
«Ne parlerò nel mio discorso di apertura. L’amore per il cinema è nato con mio padre che ne è sempre stato innamorato, io e le mie sorelle siamo cresciute con i film visti insieme a lui, nel tempo ho capito che mio padre aveva bisogno di vivere qualcosa che la vita non gli aveva dato. Il mio legame nasce da tutto questo, dal mio ruolo di spettatrice, non avrei mai pensato di diventare attrice».
È la madrina di una Mostra che si svolge in un momento storico complesso, stiamo provando a venir fuori dalla pandemia, c’è la guerra in Ucraina e incombono le elezioni. Come si sente?
«Ci ho pensato, per queste ragioni so di dover affrontare il mio ruolo con maggiore consapevolezza. Ne ho parlato con una mia amica che fa musica, mi ha detto che chi si occupa di arte ha un grande privilegio, può occuparsi del bello e può trasmetterlo agli altri, cercando di contrastare tutto il male che ci circonda. È il nostro compito, anche per le persone che ora stanno soffrendo. Il mondo ha bisogno di cose belle».
In questi anni la questione femminile è stata in primo piano. Secondo lei, nel mondo dello spettacolo, per le donne è cambiato qualcosa?
«Sì, qualcosa è cambiato, ma molto poco, c’è ancora tanto da fare, e non solo nel cinema. Guardo i tg e rimango scioccata davanti ai femminicidi, una cosa scandalosa, siamo ancora il frutto di una società in cui si pensava che l’uomo dovesse avere un certo ruolo e la donna no. Bisogna continuare a lavorare su questa mentalità, gli uomini e le donne sono diversi, ed è una ricchezza, non una ragione per affermare un qualche tipo di superiorità».
È la compagna di Raoul Bova, e per questo sempre al centro del gossip. Come si sopravvive all’attenzione dei media?
«Ho imparato a farlo nel tempo. Di norma non leggo e non seguo le cose che vengono pubblicate, quando mi capita smetto di leggerle, altre volte mi metto a ridere. Non nego però che in passato alcune affermazioni mi abbiano ferito, ora so che tutti possono scrivere quello che vogliono, ma anche che la mia vita è un’altra e sono altre le cose che contano».
È facile o difficile condividere lo stesso lavoro con il proprio compagno?
«Stare in coppia è sempre difficile, quando si fa lo stesso mestiere si possono condividere certe fragilità, la consapevolezza di svolgere una professione intermittente, che non offre stabilità emotiva. Il segreto è rispettare e accettare l’altro per come è fatto, e poi dare la giusta importanza al lavoro, che viene sempre dopo. Prima di essere attori siamo Raoul e Rocio, un uomo e una donna che si amano».
Qual è stato l’incontro più importante della sua vita?
«Di sicuro quello con mia madre, la donna che mi ha reso coraggiosa, che mi ha insegnato a non fermarmi alle apparenze, a non competere con gli altri. Sono cresciuta con l’esempio di una persona che magari sotto l’aspetto economico non aveva tanto da darmi, ma mi ha dato moltissimo sul piano dei valori».
C’è chi dice che la bellezza può essere un problema.
«Sicuramente i problemi sono altri, però è vero che all’inizio mi capitava di essere giudicata solo per l’aspetto fisico e ne ho sofferto. Piano piano ne sono venuta fuori, le opportunità per dimostrare che si è anche altro alla fine arrivano».
Attrice e anche scrittrice, ora al secondo romanzo. Che cosa le dà la scrittura?
«Un equilibrio pazzesco, scrivere e andare dalla mia psicologa tutte le settimane sono i modi con cui riesco a trovarlo, con cui regalo a me stessa la serenità che mi serve in tutti gli altri momenti dell’esistenza».
Ha due figlie, cosa le augura?
«Spero che possano essere indipendenti, forti, libere di scegliere che cosa vogliono essere. E poi è bello se si aiutano gli altri, se c’è ascolto e condivisione. Lo auguro a loro, ma anche a tutte le nuove generazioni».