la Repubblica, 29 agosto 2022
Antonietta, strega buona
Il segreto di una strega? Curarsi con le erbe. Mangiare poco. Sorridere sempre. Andare a letto presto. Un bicchiere di vino ogni tanto. Diffidare degli uomini prepotenti. E non avere fretta: ci vuole calma, per essere felici. Antonietta Chetta, 94 anni, vive in una minuscola casa di pietra come un passerotto nel nido, in un borgo medievale arroccato sulle Alpi liguri a due passi dal mare. Triora, provincia di Imperia, cinque secoli fa teatro di un drammatico processo per stregoneria: non pioveva da mesi e trenta donne furono torturate, accusate di essere responsabili della carestia. La Salem d’Italia. «Anche quest’estate non cade una goccia. Di sicuro quelli mi avrebbero messa al rogo», scherza Antonietta. Che non si offende mica se le si dà dellabaggiura.
«Io, la più vecchia di tutte le streghe? Va bene. Tanto, tutti gli uomini pensano che noi donne siamo un po’ streghe. Hanno paura della nostra libertà. E io sono sempre stata indipendente». Ogni giorno, da chissà quanti anni, qualcuno sale i gradini d’ardesia e bussa alla sua porta per chiedere una ricetta, un rimedio contro questo o quel malanno: esperta erborista, Antonietta consiglia e regala qualche foglia essiccata di sambuco da far bollire per la cistite, insegna quando e come bere un tisana di passiflora o spalmare una pomata ricavata dai fiori d’ipèrico. «In amicizia, ci mancherebbe: la natura appartiene a tutti, è giusto che la gente impari a conoscerla».
L’altra settimana le hanno simbolicamente consegnato le chiavi del paese: chi meglio di lei per rappresentarlo? «Ora vi faccio vedere la mia pignatta delle magìe», ride. E mostra una vecchia pentola per la cottura al vapore: «Così le verdure non perdono le loro proprietà. Oggi a pranzo mi mangio tre carote e un filetto di pesce: volete favorire?». Mai una malattia seria in vita sua, racconta una storia di povertà contadina. «Mio padre Rocco s’era preso la malaria durante la Grande guerra, aveva bisogno di aria buona e con mamma Concetta siamo venuti qui, io avevo un anno, da Alliste, in Salento. Lavoravano gli orti per conto dei padroni, poi grazie a un piccolo terreno hanno cominciato a vendere il raccolto al mercato. Erano analfabeti, ma sapevano usare la bilancia e dare il resto». La famiglia teneva per sé la verdura “buona”. «Quella non coltivata: non costava nulla, dovevi solo imparare a riconoscerla. I papaveri prima della fioritura, che sbollentati sono meglio degli spinaci. Il tarassaco e gli “zanguni”, mio padre li chiamava così: una specie di cicoria selvatica».
Antonietta a 17 anni si diploma in una scuola di cucito. «Facevo la sarta. Poi ho conosciuto Arturo, che era falegname ma anche lui doveva stare sotto padrone». La Seconda guerra mondiale è appena finita: Arturo è un reduce della campagna di Russia, dove è andato disperso il fratello di Antonietta, Primaldo, mentre il più piccolo, Fiore, detto Stalin, si è unito ai partigiani. «Arturo era di Triora, ci siamo trasferiti qui. Mia suocera veniva da una famiglia di pastori: sapeva curarsi in montagna con la genzianella, l’arnica e il miele trovato nei tronchi degli alberi». Le donne del posto le hanno insegnatocome usare tutte le erbe. «E una di loro, Angiolina, mi ha spiegato come curare il fuoco di Sant’Antonio e tutte le ustioni. È così, che sono diventata una strega». Ride.
Bussano alla porta: è una turista francese ospite di un b&b del borgo, dice che ha problemi di digestione. «Prenda queste foglie di salvia, ecco un bel limone: faccia bollire, beva quando è ancora caldo». Sorride, scuote la testa. «La gente mangia troppo. Non si accontenta. E la sera, esagera. Invece bisogna seguire il ritmo del sole. Le porzioni devono essere piccole, dopo il tramonto poi basta qualche cucchiaio di minestrone e di verdure passate». Vino? «Sempre, un bicchiere. Purtroppo mi sono rimaste solo due bottiglie di bianco, il nero l’ho finito ieri». Dicono che faccia anche un limoncello strepitoso. Giovanni Nicosia, vice-sindaco di Triora, racconta che ogni giorno arrivano lettere e mail per Antonietta. «Tutti mi chiedono aiuto. Ma io posso dare qualche consiglio per curare un raffreddore o le punture di insetto. Quando c’è di mezzo un brutto male, bisogna rivolgersi a un bravomedico». Esiste il malocchio? «Certo. Ci sono persone invidiose, maligne. Per contrastarlo servono 7 grani di sale grosso e uno spicchio d’aglio, il tutto avvolto in una pellicola trasparente e tenuto addosso: in tasca, in una collana». La cucina è piccola piccola. Una scala ripidissima porta a un salottino, una giungla di piante nei vasi. C’è un vecchio televisore. «Lo accendo spesso, anche se continuano a raccontare di donne ammazzate dagli uomini. Se ne devono andare al primo schiaffo: guai perdonare». Quante streghe, in tv. «Ci sono quelle buone, come me: Antonella Clerici, Rita Dalla Chiesa. La Ferragni? Giorgia Meloni? Lasciamo perdere. Sono troppo vecchia – e troppo strega – per parlare male degli altri: nella vita bisogna andare piano e sorridere,è questo il segreto».