Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  agosto 29 Lunedì calendario

Le donne della musica in campo contro la Meloni

No, Giorgia, con te mai. Anzi, dice Elodie, «il tuo programma mi fa paura». E Giorgia (artista) pochi giorni dopo, versus Meloni: «Anche io sono Giorgia ma non rompo i coglioni a nessuno». Chiaro riferimento allo slogan della leader di Fratelli d’Italia: «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana». Arianna Del Giaccio, poi, nome d’arte (e di battaglia) Ariete, 20 anni, seguitissima dai diciottenni della Generazione Zeta che quest’anno voteranno per la prima volta, l’8 agosto scorso, da Gallipoli, ha invitato esplicitamente il suo pubblico a boicottare la Destra. «Avete letto il programma di Giorgia Meloni? Io penso che la politica debba essere democratica e quel programma non lo è. Voglio dirvi di pensare bene se voterete quella persona. Qui siamo tutti contro Giorgia». Da settimane ormai, in questa estate elettorale, le più famose cantanti italiane, Elodie, Giorgia (Todrani), Ariete, Loredana Bertè, Levante, via social o dai palchi dei loro concerti, attaccano frontalmente Giorgia Meloni. E poco importa che sia donna, la prima forse donna premier, in ballo c’è il sovranismo – dicono – i diritti delle donne calpestati, la legge 194 che rischia di finire alle ortiche, la feroce marcia indietro sulle conquiste Lgbtq+. Una dopo l’altra, senza regia, le artiste italianesono scese in campo contro la Destra. Quasi a sottolineare: «Giorgia, la nostra musica non ti appartiene». Anche se, a dire il vero, Meloni alla sua omonima Giorgia aveva risposto con fairplay: «Trovo che la voce di Giorgia sia straordinaria. La ascolto volentieri senza essere costretta a farlo. Così come lei non è costretta ad ascoltare me se non le piaccio. Ma su una cosa io e l’artista siamo sicuramente diverse: se a me non piacesse la sua musica o la sua voce, io non avrei bisogno di insultarla».
Il mondo della musica però le volta le spalle. Le donne della musica italiana. Tutte, da Elodie, in prima linea sui diritti Lgbtq+ a Levante, cantante, scrittrice, contestano il programma di Fratelli d’Italia: difesa della famiglia naturale, lotta all’ideologia gender, no allo Ius Scholae. Levante: «Non proseguirò questo elenco, ho un po’ di nausea. Ma visto che sono una donna, sono una madre e provo ad essere un’umana degna di essere tale, vorrei riportare un pensiero di Elly Schlein, vice presidente della regione Emilia Romagna: “C’è molta differenza tra leadership femminili e leadership femministe”».
Appunto. Conquistare Palazzo Chigi da parte di una donna non è una conquista se la leader, poi, abbraccia politiche alla Orban, non spezza i legami con il fascismo e dunque, nemmeno, con l’antisemitismo. Ed è infatti sul rifiuto di Meloni di togliere dal simbolo di Fratelli d’Italia la fiamma tricolore, così come le aveva suggerito Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta ad Auschwitz, che Loredana Bertè ha espresso il suo (irato) dissenso. Segre: «Meloni vuoleconsegnare il fascismo alla storia, come ha annunciato? Tolga dal simbolo la fiamma del Movimento Sociale Italiano,riferimentoesplicito alla fiammella che arde sulla tomba di Mussolini». Meloni com’è noto ha risposto no grazie, la fiamma è la nostra identità. E Loredana Bertè: «Signora Meloni, quando una senatrice come Liliana Segre chiede che sia cancellata dal suo logo quella fiamma che ricorda chiaramente il fascismo, lei la rimuove e basta. Si vergogni, signora Meloni».
Giorgia, dunque, la musica è finita, il cuore delle più famose cantanti italiane batte a sinistra. Così come quello delle influencer, a cominciare da Chiara Ferragni, che ha contestato Meloni sulla legge 194. Già, ma quanto vale in termini di voti tutto questo? Non molto, dicono gli analisti dei sondaggi, secondo i quali, alla fine, gli italiani, li sentirebbero come lontani dai problemi quotidiani della vita. Chissà.Tutto è ancora assai “fluido”, in particolare il voto giovanile.
Per adesso sostenere,Giorgia Meloni, è rimasta mestamente soltanto Valeria Marini. Rispondendo a un tweet di Selvaggia Lucarelli, «più si dà della fascista a Meloni e più potenziali elettori si sentiranno da lei rappresentati», Marini ha commentato: «Selvaggia hai tutto da imparare da Giorgia Meloni per esempio il rispettoper le donne». Fulminea la risposta di Lucarelli sul voltafaccia di Valeria: «Dal carro del gay pride a quello del vincitore è un attimo».