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 2022  agosto 29 Lunedì calendario

A vuoto la tassa per tagliare le bollette

 Passa anche dalla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche la possibilità per il governo di Mario Draghi di varare un nuovo decreto di sostegno all’economia da almeno 10 miliardi. Perché finora la gran parte delle imprese ha deciso di non pagare, fare ricorso. Ma il decreto Aiuti di agosto ha inasprito, di molto, controlli e sanzioni e ha anticipato al 31 agosto il termine per mettersi in regola con l’acconto, pagando una sanzione limitata. Nelle stime del Tesoro quell’acconto doveva portare a giugno 4,2 miliardi: se n’è incassato soltanto uno, ne mancano più di 9 dei 10,5 stimati. Se ora tutte le aziende si ‘ravvedessero’, potrebbero portare allo Stato – sanzioni incluse – oltre 3,5 miliardi. Difficile si arrivi a tanto. Ma nella caccia alle risorse per tamponare la crisi, gli extraprofitti promettono di essere oggi e nei prossimi mesi – il saldo a dicembre dovrebbe portare altri sei miliardi circa – una parte importante. Di qui anche l’attenzione di partiti e sindacati sul balzello. A destra vogliono modificarlo, a sinistra rafforzarlo. Nessuno sembra volerci rinunciare.
Alzare la tassa al 100%, per redistribuire i profitti non solo di chi produce energia, ma anche a settori come banche e farmaceutica: questa la proposta fatta da Maurizio Landini in un’intervista aRepubblica. A favore dell’estensione ai settori farmaceutico e assicurativo si dice anche il leader M5s Giuseppe Conte. Articolo 1, spiega Maria Cecilia Guerra, è «favorevole a che in una situazione di grave emergenza come l’attuale si mettano a punto interventi straordinari a fini redistributivi». «Nessuna preclusione a estendere la tassa ragiona dal Pd Antonio Misiani – ma il problema è far pagare chi dovrebbe farlo e agire intanto in maniera strutturale con un meccanismo di prezzi amministrati e la separazione dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas». Se ci si sposta verso il centro però già i toni cambiano: «Non condividiamo – dichiara Luigi Marattin, deputato Iv e candidato del Terzo polo – l’approccio sovietico di Landini, che vuol espropriare chiunque fa profitti superiori a quelli che lui giudica normali. Ma sul comparto energetico siamo a favore di un’addizionale Ires temporanea per tutelare famiglie e imprese più vulnerabili». Cambiare il meccanismo studiato da Draghi e Franco, insomma. Lo chiede anche, da FdI, l’esperto economico Maurizio Leo:«Oggi la tassa è parametrata sull’Iva, ma bisogna cambiare la base imponibile, colpire il vero extraprofitto, e dunque riferirla al biancio, per individuare solo il profitto relativo all’energia. A quel punto possiamo discutere un’aliquota anche oltre il 25%, portarla ad esempio al 50%». Di sicuro, dice dalla Lega Federico Freni, bisogna limitare la tassa all’energia («Siamo sempre stati favorevoli») per evitare il rischio che con l’estensione ad altri settori, proposta da Landini, si trasformi in «una patrimoniale». Draghi sul tema ha sempre mostrato grande determinazione, dicendosi pronto, dopo la stretta di agosto, anche a intervenire ancora per indurre le aziende a pagare. Ma dal governo spiegano che è difficile immaginare di aumentare ora un’aliquota che già si fa fatica a incassare. Dunque si attende di capire quanto le aziende pagheranno alla scadenza del 31 agosto. Per poi eventualmente sommare quella cifra al gettito extra incassato dallo Stato durante l’estate (i margini precedenti sono stati già usati per il decreto di agosto). E capire se ci sono soldi da spendere per un nuovo intervento di emergenza. Per rafforzare i crediti d’imposta alle aziende, gli sconti sulle voci fiscali che compongono le bollette, pacchetti di energia a prezzi calmierati, prorogare il taglio delle accise sulla benzina, finanziare cig straordinaria per le imprese. Servono tra i 10 e i 15 miliardi.
Oggi a Palazzo Chigi dovrebbe iniziare una serie di riunioni tra il premier e i ministri per decidere se e come agire. La cautela è molta. Non è affatto detto che un provvedimento arrivi in Consiglio dei ministri già in settimana, anche perché prima della fine del mese è difficile fare i conti sulle risorse. E poi c’è un dato politico, che torna nei ragionamenti di diversi dirigenti vicini al premier: i partiti – divisi nelle soluzioni – chiedono a Draghi di prendere decisioni pesantissime dopo aver fatto cadere il governo, vogliono che assuma la responsabilità di spendere risorse che potrebbero essere usate dal futuro governo. Ecco perché per ora non risultano decisioni prese, né convocazioni delle parti sociali (Landini l’ha chiesta) o dei partiti.
Ma la pressione è altissima. Enrico Letta invoca iniziative «tempestive». Matteo Salvini propone un «armistizio» elettorale per un accordo tra i partiti e un mandato a Draghi. La Lega lancia l’idea di limitare gli aumenti di luce e gas, «come in Francia, al 4%». Ma con che soldi?, è l’obiezione. Servirebbe uno scostamento di bilancio, 30 miliardi da trovare. Ma lo scostamento rischia di agitare i mercati. Ecco perché Fratelli d’Italia si dice contraria. E scettici sono gran parte degli altri partiti. «Se vorrà, lo farà il futuro governo», si smarcano da giorni a Palazzo Chigi.