Corriere della Sera, 29 agosto 2022
Gli 80 anni di Iginio Massari
«Se fossi una donna non rivelerei l’età. Ma sono un uomo: ho ottant’anni. E ho sempre pensato che, a un certo punto della mia vita, avrei cominciato a svegliarmi più tardi e ad andare a letto prima. Invece continuo ad alzarmi alle 2.30 del mattino e finisco dopo. Evidentemente non sono ancora invecchiato». Iginio Massari, «Maestro dei maestri», «The sweetman», «Il signore del panettone», come lo ha definito il New York Times, anche nel giorno del compleanno sfodera la sua ironia. Lui, padre della pasticceria italiana contemporanea, si definisce «l’Obelix bresciano», in riferimento al personaggio dei fumetti coprotagonista di Asterix.
Obelix cadde nella pozione magica di Panoramix. Lei?
«Da piccolo, gironzolando nella cucina della trattoria di mia mamma, rimasi rapito dai profumi della crema alla vaniglia e cannella. Una folgorazione che mi ha cambiato la vita. Io, quelle note olfattive, me le porto dentro ancora oggi. E di anni ne sono passati».
Guardando indietro, quali sono i ricordi più belli?
«A livello professionale quando lavoravo alla Star di Agrate Brianza. Entrai che ero giovanissimo: in breve divenni dirigente tecnico del settore artigianale e industriale. Pensi che misi a punto un modo per realizzare le confetture usato ancora oggi. Il giorno in cui abbandonai, perché nel frattempo avevo aperto la prima pasticceria, il titolare mi disse: “Gino, per me lei non si è licenziato. Torni quando vuole”».
L’altro?
«La nascita dei miei figli: Debora e Nicola».
Che oggi lavorano con lei.
«Siamo una grande squadra: ognuno con il proprio carattere, tutti con grandissima forza di volontà. A loro non ho mai imposto alcunché. Quando hanno scelto di lavorare con me, li ho tenuti operai di quinto livello per quasi sette anni. Loro hanno accettato, consapevoli del fatto che capire il valore del lavoro è il primo passo verso il successo. E il valore del lavoro lo apprendi sul campo, senza sacrificio nel senso negativo del termine».
Che intende dire?
Il rimpianto
«Non avere mai frequentato una scuola di canto. Ora la voce non è più quella di una volta»
«Quando fai una cosa con slancio, viene meno il concetto di sacrificio inteso come privazione. Parola che non fa parte del mio vocabolario. Mentre ho ben presente la gratitudine: per tutte le persone che ho incontrato e che incontrerò. Poco importa se le esperienze sono positive o negative: c’è sempre un motivo per cui essere grati. E c’è sempre una persona da ringraziare più delle altre».
Chi?
«Marì (Maria Damiani, ndr), “la” moglie».
«La»?
«Se dicessi mia genererei un’idea di possesso, l’anticamera della gelosia.Poi “la” è indice di unicità. Ci siamo conosciuti che eravamo ragazzini: io 23 anni, lei 16. Faceva la cameriera da Camera, storica pasticceria di Brescia, io lavoravo in un altro laboratorio. La conquistai regalandole, per il compleanno, una Madonnina dipinta a mano da me, ancora oggi appesa nello studio dietro la Pasticceria Veneto di Brescia. L’abbiamo aperta insieme, nel 1971, ma a volerla fu soprattutto lei. E lei ha permesso che l’attività si espandesse. Marì mi ha sempre appoggiato dividendosi tra casa, con i bambini, e bottega, al servizio dei clienti».
Massari, lei ha dei rimpianti?
«Uno solo, piccolino: non avere mai frequentato una scuola di canto. È passato il tempo: la voce non è più quella di una volta».
Stasera grande festa: indiscrezioni sulla torta?
«Non ci sarà. Sulla torta si mette una candelina su cui soffiare per spegnere gli anni passati e dare inizio al nuovo. Ma una candelina non mi basta, ne servirebbe una enorme: ho troppe cose ancora da fare».
Niente pensione, quindi?
«Non scherziamo. La pensione è l’inizio vero del declino. Sono un artigiano: decido io quando smettere. E siccome quel che faccio mi rende felice, non smetto. Sarei matto a rinunciare alla felicità».