Robinson, 27 agosto 2022
Il talento del giovane Churchill
La vita di Winston Churchill è più romanzesca di molti romanzi. Giovanissimo ufficiale in un reparto di cavalleggeri, combatte facendosi onore con le forze britanniche in Africa e in Afghanistan. Corrispondente di guerra per vari giornali, raggiunge immensa popolarità come giornalista. Come primo ministro, viene ricordato per avere resistito a Hitler quando tutta l’Europa è occupata dal Terzo Reich e per avere sconfitto il nazismo insieme agli alleati americani: il sigaro in bocca, le dita che formano la V di vittoria, il bulldog al suo fianco, immagini appartenenti all’immaginario collettivo. Sorprendentemente, nelle elezioni tenute al termine del conflitto nell’estate del 1945, viene battuto dall’opposizione laburista, sulle ali di uno scontento per il razionamento dei generi di prima necessità che la dice lunga sulla gratitudine delle masse. Si prende però una clamorosa rivincita, tornando al potere nel 1951: c’è lui a Downing Street quando l’anno seguente sale al trono Elisabetta II, diventando l’affezionato tutore della regina 25enne.
In un’era in cui non c’erano gli speechwriter a scrivere i discorsi dei leader politici, la sua oratoria è entrata nel linguaggio comune in un modo che solo Shakespeare e pochi altri possono vantare: «Lacrime e sangue», «non ci arrenderemo mai», «la loro ora migliore», espressioni proverbiali uscite da una formidabile penna. Anche per questo nel 1953 riceve il premio Nobel per la letteratura, in virtù di molti eccellenti libri di storia e memorialistica. Come se non bastasse, si rivela pure un apprezzato pittore. Nei sondaggi odierni, gli inglesi lo considerano il più grande eroe della storia nazionale.
In questa poliedrica esistenza, che ne ha fatto una delle figure più importanti del ventesimo secolo, Churchill produce una singola opera di pura narrativa. Savrola, scritto a Bangalore, in India, quando ha appena 22 anni e ora pubblicato in Italia da Gallucci, è un romanzo di fantapolitica ambientato in una imprecisata nazione sull’orlo della guerra civile chiamata Laurania, forse un’ex-colonia britannica nel Mediterraneo meridionale, dove il popolo si ribella contro uno spietato dittatore, chiedendo riforme, libertà e giustizia.
Il protagonista, il cui nome dà il titolo al libro e sembra richiamare il Savonarola del Rinascimento, è il capo dell’opposizione, che aspetta il momento giusto per innescare la rivoluzione. Ma si accorge ben presto di non poter sfuggire alle regole del potere, scontrandosi con i difficili compromessi tra nobili ideali e realismo: «Aveva detto che, una volta conquistato il potere, avrebbe abbandonato certi metodi, perché non sarebbero più stati necessari; e già ce n’era di nuovo bisogno», scrive Churchill in un passaggio chiave del libro.
«È la storia di un liberale che, dopo avere abbattuto un governo dispotico, si rende conto di averlo fatto solo per farsi ingoiare da un moto rivoluzionario socialista»: così lo descriverà l’autore nella sua autobiografia. Se teniamo conto che scrive nel 1897, vent’anni prima della rivoluzione bolscevica in Russia, Savrola è un romanzo preveggente, rivelatore di un istinto politico e di una lungimiranza fuori dal comune, come osserva il traduttore Daniele Tinti in una nota in fondo al volume. In parte l’ispirazione potrebbe essere Il prigioniero di Zenda, un romanzo di Anthony Hope del 1894 che ebbe grande successo in Inghilterra, ma anche La Repubblica di Platone, che Churchill divora nel periodo passato a Bangalore, insieme ai 12 tomi dei saggi di Thomas Macaulay e alDeclino e caduta di Roma antica dello storico Edward Gibbon (a dimostrazione che i grandi leader sbocciavano da intense letture). Leggendolo, tuttavia, viene istintivo pensare a romanzi pubblicati molti anni dopo, da 1984 di George Orwell aLe mani sporche di Jean-Paul Sartre, i cui temi affiorano ripetutamente nel racconto del futuro premier, che si identifica chiaramente con il personaggio al centro della vicenda. La domanda, davvero platonica, con cui ci lascia è ancora attuale: in che misura è possibile costruire uno stato fondato sulla vera giustizia?
L’altra caratteristica che salta agli occhi è lo stile letterario: limpido, preciso, seducente, lascia già trapelare il timbro di un grande scrittore. Basta l’incipit a rivelarlo: «Dopo il lungo temporale, il sole era nuovamente spuntato tra le nuvole, gettando le sue mutevoli ombre sopra le strade, le case e i giardini. La capitale, ancora grondante, brillava di luce; la polvere si era posata, l’aria era fresca, e gli alberi erano così verdi da sembrare grati alla natura. L’acquazzone – il primo dopo la calura estiva – segnava l’inizio di quel delizioso clima autunnale che faceva della Laurania la patria degli artisti, degli invalidi e dei sibariti».