Il Messaggero, 28 agosto 2022
Esperti concordi: i rigassificatori sono sicuri
In giro per il mondo le polemiche sull’utilità dei rigassificatori galleggianti non esistono. Tanto che ormai ci sono ben 48 Fsru (Floating storage and regasification units) operative sui mari del pianeta, di cui 25 con una capacità di stoccaggio compresa tra 160 e 180 mila metri cubi. I galleggianti sono terminali in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale.
Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono gas naturale liquefatto (GNL) a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas.
Secondo i calcoli di Snam, il decollo dei rigassificatori potrebbe consentire all’Italia di coprire un terzo del suo fabbisogno di gas. E questo attraverso un processo che - garantiscono - è sicuro dal punto di vista ambientale.
COME FUNZIONA
Ma come funziona? Le navi ricevono il gas liquido da appositi impianti di liquefazione del gas collocati nei paesi esportatori e lo portano agli impianti di rigassificazione dei paesi importatori. Il gas naturale liquefatto ha un volume di circa 600 volte inferiore di quello allo stato gassoso. Il gas naturale liquefatto è una fonte globale che garantisce più indipendenza energetica. Ed il mercato mondiale si sta avvicinando ai 500 miliardi di metri cubi di GNL commercializzati ogni anno, un dato superiore alla domanda dell’intera Europa. La procedura funziona in questo modo: una volta giunta in prossimità della FSRU, la nave metaniera che trasporta GNL trasferisce il gas liquido nei serbatoi del terminale. Il trasferimento avviene tramite i bracci di scarico in acciaio installati sulla FSRU. I bracci si allungano e si agganciano alle flange della metaniera. A quel punto il gas liquido viene travasato nei serbatoi e stoccato. Successivamente, in funzione delle esigenze di mercato, il gas liquido viene rigassificato. Il processo di rigassificazione è ottenuto immettendo il metano allo stato liquido in uno scambiatore di calore in cui scorre un liquido più caldo, normalmente acqua di mare, la cui temperatura naturale è sufficiente per riportare il gas allo stato gassoso. Quindi GNL e acqua di mare si scambiano energia (GNL cede freddo, l’acqua di mare cede calore), pur non entrando mai in contatto tra loro. Lo scambiatore di calore è costituito da un serpentino di acciaio (in cui scorre il GNL) immerso in una vasca che contiene acqua a temperatura ambiente, che viene continuamente fatta ricircolare per evitare che si raffreddi. La temperatura alla quale l’acqua viene reimmessa in mare è costantemente controllata e deve rientrare nei limiti autorizzati. Il gas a temperatura ambiente ottenuto dal processo di rigassificazione viene poi compresso e immesso in un gasdotto che parte dalla FSRU e arriva fino alla rete di trasporto nazionale.
BASSO IMPATTO
Gli esperti spiegano i rigassificatori galleggianti sono infrastrutture sicure e a basso impatto ambientale. A differenza dei terminali fissi, i rigassificatori galleggianti richiedono molto meno tempo per essere installati e, in prospettiva, possono essere trasferiti dove c’è maggiore necessità per esigenze di decarbonizzazione o di sicurezza energetica. Le navi rigassificatrici, inoltre, sono dotate di strumenti avanzati di rilevazione delle perdite e di sistemi di emergenza. Le FSRU hanno caratteristiche relativamente semplici, funzionali all’operazione di rigassificazione di un gas liquido, e non hanno combustioni o reazioni specifiche. Le stesse, comunque, sono sottoposte alle più stringenti misure di prevenzione e sicurezza, a ulteriore garanzia delle persone e dei territori interessati, in conformità alla normativa nazionale di interesse.