il Giornale, 28 agosto 2022
Lagarde snobba Jackson Hole: «Sto rileggendo Joyce»
«Non disturbatela coi tassi, chè Madame è impegnata col flusso di coscienza. Roba onirica, quasi lisergica se non ci fosse di mezzo Joyce. È per colpa del grande James e del suo Ulisse, una sorta di Everest della letteratura per corposità e complessità, che Christine Lagarde ha dato buca a Jackson Hole, spedendo fra le montagne del Wyoming il suo ologramma più cattivo, la tedesca Isabel Schnabel che ieri ha ribadito come la Bce debba «agire con forza» contro l’inflazione.
Una bigiata memorabile, quella dell’Americaine, come poco amabilmente chiamano in patria Lagarde per i trascorsi allo studio legale Baker&McKenzie e al Fondo monetario. Anche se l’aver marcato visita può suonare un tantino irrispettoso verso Jay Powell, presente all’ultima conferenza a Sintra, in Portogallo, la controparte europea di Jackson Hole. Lui, il capo della Fed, ci ha messo la faccia venerdì scorso: senza perifrasi, ha detto a Main Street e a Wall Street, per una volta accomunati da identica sorte, che quello prossimo venturo è un futuro di dolore, un composto micidiale di alta inflazione, costo del denaro in ascesa ed economia sempre più infartuata. Lei, titolare della cattedra di banchiera centrale alla Bce, dovete invece immaginarla di sera: avvolta in un scialle di cachemire (con l’età e l’aria condizionata la cervicale è sempre in agguato), languidamente adagiata su una dormeuse, sorseggia un Connemara mentre si lascia avviluppare dalla lacoontica circolarità della prosa joyciana, subendone il fascino delle onomatopee e della singhiozzante punteggiatura.
«Sto rileggendo Joyce», ha infatti candidamente confessato Christine a Madame Figaro, rivista patinata con tutte le novità per le donne, tendenze moda, bellezza, gioielli, matrimoni, decorazioni che in prima pagina spara un titolo («Senza coppia, senza figli, senza privazioni: hanno fatto del celibato il loro modo di vivere») da far andar di traverso la colazione a Giorgia Meloni. Ma, in fondo, un po’ di esposizione glamour non guasta per chi viene presentata come «un funambolo ad alta quota». Già: da tempo sospettavamo che Madame Bce fosse in precario equilibrio e senza rete di protezione. Giusto quindi che anche all’attico dell’Eurotower con vista sul Meno ci si prenda una pausa e non manchi lo slancio – oseremmo dire un’urgenza esistenziale – verso letture scaccia-tossine, di un Introibo ad altare dei per volare in alto, lontano dal logorio della vita (post)moderna scandito da bollette impazzite. Com’è lontana Jackson Hole, talmente noiosa da non meritare la suola delle sue scarpe.
C’è da capirla, povera Lagarde, costretta da contratto a viver la sua personale Odissea navigando – pur senza capirci nulla – nel procelloso mar in tempesta del carovita. Quella sirena malevola che lei, Ulisse in tailleur Chanel, per mesi non ha voluto sentire. Sarà – diceva – come un’acquazzone di primavera. Eppure siamo qui, sempre più inzuppati. E, come ammoniva Mark Twain, la Bce ci ha pure tolto l’ombrello mentre grandina. Christine, li senti? Sordi tonfi, tonfi sordi (Ulisse, Eolo, Il pastorale e la penna). L’autunno del nostro scontento si avvicina.