La Stampa, 28 agosto 2022
Viaggio a Fossano, il paese dei Balocco
Una vecchia 500 gialla cabriolet passa strombazzando per via Roma con i nastri bianchi sul parafango: «Vede? C’è anche chi oggi è contento. Si sposano, faranno dei figli. La vita continua. Ma per me oggi è un giorno davvero triste». Sotto i portici, al 142 di via Roma, la signora Maddalena Russo ricorda «quel ragazzo semplice ed educato che tutte le mattine usciva da questo portone, andava lì nella piazza a comperare il giornale, passava in Cattedrale e poi arrivava a piedi fino alla fabbrica leggendo le notizie più importanti. Era lui il perno dell’azienda. E adesso?».
E adesso? Il portone di palazzo Daviso, la residenza della famiglia Balocco, è sbarrato. L’avviso funebre è esplicito: «Si dispensa dalle visite». In mattinata, quando arriva il carro funebre, qualcuno cerca di seguire la bara di legno chiaro ma viene rimandato indietro. La camera ardente sarà a porte chiuse. Il feretro è sistemato nel salone d’onore del palazzo, dove normalmente si tengono i ricevimenti e gli eventi speciali. Di fronte agli affreschi della scuola del Beamont sono ammessi a sostare solo gli amici stretti e i familiari. «Una famiglia molto riservata», spiega il sindaco, Dario Tallone, anche lui accorso di prima mattina ad accogliere l’illustre concittadino. Silenzio e dolore. Non parla la moglie di Alberto, Susy, non parla la sorella maggiore, Alessandra. Vuole dirci che persona era suo fratello? «Chiedo di essere lasciata sola, nel mio immenso dolore».
Parleranno, probabilmente lunedì, i Balocco. Al pomeriggio, al funerale, sotto le volte della cattedrale settecentesca di san Giovenale. Così vuole la tradizione delle famiglie imprenditoriali piemontesi. Così ha fatto nell’aprile del 2011 Giovanni Ferrero parlando al funerale del fratello Pietro nel Duomo di Alba, prendendosi sulle spalle la responsabilità dell’azienda. «Adesso chi verrà alla Balocco? Non ci sono successori», dice Mario, impiegato 43enne dell’azienda dei panettoni. Non è così. I successori ci sono eccome. Solo, rompendo la tradizione delle famiglie imprenditoriali piemontesi, sono donne. C’è Alessandra, la sorella, c’è Susy, la moglie. Ambedue impegnate da tempo in azienda: la sorella a capo del marketing, la moglie ad aiutare il marito nella gestione. Il timone spetta a loro e, in un futuro non lontano, alla figlia primogenita di Alberto, Diletta, che oggi ha 25 anni: una rivoluzione copernicana nel cuore del cuneese moderato, che alle rivoluzioni è poco abituato e quando le compie non le ostenta.
Non è ancora il momento di parlare di successione. Meglio, tutti ne parlano in città, ma in modo riservato. Come si dice in piemontese, «a sfa nen», non si fa, non è opportuno. Prima bisogna riuscire a elaborare un lutto improvviso: «Vede, a luglio, quando è mancato il padre Aldo, tutti eravamo preparati. Si sapeva da tempo che stava male, aveva più di novant’anni. Ma Alberto... è come se fosse morto d’infarto». Parla così Roberto, l’edicolante davanti alla cattedrale: «Era gentile, non si dava arie, e sì che avrebbe potuto farlo. Comperava il giornale e andava in fabbrica a piedi o in bicicletta. Era uno di noi».
In fondo a Fossano, in via santa Lucia, la fabbrica lavora anche nel fine settimana. È cominciata la produzione per le vendite di Natale. «Della gestione di Alberto Balocco – dice Antonio Bastardi, segretario degli alimentaristi della Cisl – ricorderemo la grande disponibilità al confronto. Abbiamo realizzato accordi importanti. Ci auguriamo che quella impostazione aziendale prosegua». Non è facile governare una fabbrica come la Balocco: «Abbiamo accordi che nei periodi di punta prevedono anche 21 turni», spiega il sindacalista. Traduzione: nel periodo luglio-dicembre può capitare di lavorare anche giorno e notte per tutta la settimana, domenica compresa. «E ci sono delle settimane tra gennaio e aprile in cui si arriva a lavorare anche il sabato, un po’ meno del periodo precedente. Sa, si vendono meno colombe che panettoni. Ma per tenere questi ritmi bisogna che i lavoratori si identifichino con gli obiettivi aziendali e l’atteggiamento della proprietà è decisivo».
Alberto Balocco non era solo azienda. Le sue molte facce si scoprono sul muro all’angolo tra via Roma e via Mazzini, nei manifesti funebri freschi di stampa. Lo piangono il «Fossano calcio», lo «Sporting club Fossano», di cui era socio, la «Cassa di risparmio di Fossano», di cui era consigliere. E poi la «Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Fossano», i «Vigili del fuoco volontari» e la «Pro Loco». Ecco che cosa vuol far capire l’edicolante Roberto quando dice «era uno di noi». Davanti al portone chiuso di casa Balocco, la signora Maria spiega meglio: «Da anni andiamo insieme al circolo sportivo con i Balocco e i loro figli. Un circolo qui a Fossano dove si va a nuotare. Un circolo per persone come tante. Non uno di quei club esclusivi per soli ricchi. Quando è arrivata la notizia sul cellulare mi è mancato il fiato».
Modestia, semplicità e riservatezza, la cifra degli imprenditori cuneesi: «Alcune aziende come Balocco, Maina, Merlo, hanno saputo conquistare i mercati mondiali senza tradire la cultura locale», spiega monsignor Piero Delbosco, vescovo di Cuneo e Fossano. Qual era il rapporto di Alberto Balocco con la sua città? «Ho sempre avuto dimostrazione di una famiglia molto benvoluta», dice il vescovo.
La cultura imprenditoriale locale. La sottolineano il sindaco e il vescovo. Che imprenditore era Alberto Balocco? «Era un autentico imprenditore cuneese». Se a dare la patente è Bruno Ceretto c’è da essere orgogliosi: «Ho avuto naturalmente maggiori frequentazioni con Aldo, suo padre – dice Ceretto – se non altro per ragioni generazionali. Ma ho conosciuto la famiglia di Alberto a luglio al rosario per il padre. Sono persone molto in gamba. Lui era un imprenditore riservato, ma con un senso spiccato per l’innovazione. Aveva la visione dell’imprenditore. Eravamo diventati amici in fretta. Giovedì scorso mi ha mandato la foto di una festa di famiglia: bevevano una bottiglia del mio vino. Era allegro». E adesso? Arriveranno le donne al timone: «Sono sicuro che faranno benissimo. Sono brave. Come sono bravi i manager. La Balocco è un’azienda autenticamente cuneese che forma i suoi dirigenti all’interno. Non va certo a prendere i manager in banca».