la Repubblica, 28 agosto 2022
Gli astenuti saranno 16 milioni
L’elettore fantasma non si nasconde più. Nonostante le difficoltà dei sondaggisti a fotografare in pieno agosto cosa pensano gli italiani delle elezioni e dei partiti, i cittadini ammettono il disinteresse per il voto. Si prevede che gli astensionisti saranno tanti: almeno il 35% secondo una stima di YouTrend per Sky tg24 di 10 giorni fa. Ma i diversi istituti di rilevazioni concordano sul fatto che, più va avanti la campagna elettorale, più si recupera qualcosina in fatto di partecipazione. Tuttavia i delusi, distratti, arrabbiati, in una parola gli elettori fantasma, in questa tornata potrebbero arrivare a 16 milioni. Ed è l’ipotesi più ottimista. Calcola Lorenzo Pregliasco, fondatore di YouTrend, che su 46 milioni e 600 mila aventi diritto al voto, la stima di affluenza si aggirerà intorno al 65/70%: dati in decrescita rispetto al 2018. Gli astenuti potrebbero essere tra i i 15 e i 16 milioni.
Antonio Noto di NotoSondaggi ricorda che nella passata tornata ci fu una novità elettorale, l’affermazione del Movimento 5Stelle, che catalizzò proprio gli italiani anti-casta, anti-sistema. Ora novità elettorali in quel senso non ce ne sono, però – dice Noto – è un po’ presto per fotografare la situazione: «I numeri sono ballerini. Va comunque detto che le elezioni politiche attraggono più delle amministrative e delle europee, quindi non ci sarà un crollo della partecipazione».
Sempre secondo YouTrend, è interessante in questa fase notare cosa spingerebbe gli elettori a non disertare le urne: il 48% chiede che il partito per cui vota mantenga almeno una delle promesse fatte in campagna elettorale; il 34% vuole un partito che rappresenti le proprie idee; il 22% punta a non ritrovarsi in Parlamento politici eletti che poi cambino casacca; il 20% vorrebbe eleggere il capo del governo. Comunque una partecipazione tanto bassa è legata alla mancanza di fiducia nei politici:sono deludenti.Ma è l’Istituto Cattaneo a conservare la serie storica dei tassi di partecipazione degli ultimi anni, con una suddivisione per aree geografiche. Nel 2018 alle ultime politiche andarono a votare per la Camera poco più di 7 italiani su 10, il 73%: il 76% nel Nord ovest; il 77,8% nel Nord est; il 74,6% al Centro e al Sud il 68,7 con un dato ancora più basso nelle Isole, ovvero il 63,8%. Valga per tutti il raffronto con le politiche del 2006, che diedero la vittoria a RomanoProdi con uno scarto ridotto di 25.224 voti in più. Ebbene in quell’anno l’affluenza fu dell’83,6%, con un picco nel Nord est con l’88,1% e l’86,3% nel Nord Ovest. Già nel 2008, l’affluenza è in calo all’80% e poi nel 2013 al 75,2% fino al 73% di quattro anni fa.
Salvatore Vassallo, direttore del Cattaneo, osserva a sua volta che «ci si può aspettare nel voto del 25 settembre un divario più forte nei tassidi partecipazione tra Nord e Sud, essendo venuta meno quest’anno la forza attrattiva della promessa di politiche di redistribuzione del M5S che nel 2018 aveva “frenato” la discesa di partecipazione al Sud». Ancora. C’è un gap tra donne e uomini che sempre più si sta ass ottigliando. Erano le donne a votare di meno (5 punti percentuali di differenza nel 2018). I giovani tra i 18 e i 34 anni presentano un tasso di partecipazione di 10 punti percentuali più basso di chi ha più di 55 anni. La divisione in quattro poli – centrodestra, centrosinistra, Calenda-Renzi e M5S – non è stata ancora indagata per capire quanto incentivi l’elettore a votare o piuttosto lo allontani. Proiezioni e dati più sicuri saranno quelli ottenuti alla vigilia del black out dei sondaggi: l’ultimo giorno in cui sarà possibile pubblicarli è il 9 settembre.