Corriere della Sera, 28 agosto 2022
Breve biografia di Francesco Bonifazi
Fiorentino, 46 anni, fondatore di uno studio legale tributario e socio anche del fratello di Maria Elena Boschi, fama di latin lover, Francesco Bonifazi, candidato capolista nei tre listini proporzionali toscani della Camera, è nato comunista ed è divenuto renziano accanito. A casa che dicono? «Vengo da una famiglia orgogliosamente iscritta al Pci. Ma nessuno di loro vota un partito che si allea con Luigi Di Maio. Mio nonno partigiano non lo avrebbe mai fatto, di questo ne sono certo», dice sorridendo. Della parabola di Renzi ha seguito ogni puntata. Dal Comune di Firenze, in cui era capogruppo. Ai vertici del Pd di cui era tesoriere. Allo strappo di Italia viva, ancora tesoriere. E ora nel terzo Polo con Carlo Calenda.
Prima Italia viva e Azione non si piacevano. Ora sì. Ma Bonifazi non vuole si parli di matrimonio di interesse: «Calenda è stato ministro del governo Renzi, hanno lavorato benissimo insieme. Ci sono state discussioni, certo, ma abbiamo la stessa idea di Paese», assicura. E in ogni caso pensa che «sarebbe stato assurdo correre divisi e avrebbe privato gli italiani della possibilità di scegliere chi, come noi, offre serietà e concretezza e non un’accozzaglia di slogan senza alcun ancoraggio alla realtà».
I maligni dicono che, in questa unione del Terzo polo, Calenda ci mette la faccia e Renzi i finanziatori. Bonifazi smentisce: «Falsità. La campagna elettorale è finanziata per metà da Italia viva e per metà da Azione. Obiettivi comuni, costi comuni».
Lo strappo con Enrico Letta e con il centrosinistra ha lasciato il segno. Si sente quando rimarca: «Letta aveva davanti 3 scelte: provare a battere la destra alleandosi con Conte, correre da solo oppure fare un’alleanza riformista con Renzi e Calenda. È finito con Fratoianni e Bonelli. Un vero disastro, mosso dal risentimento, più che dalla logica politica.E pensare che Letta all’epoca fu sfiduciato dai suoi compagni di viaggio, compreso Speranza, non certo da Renzi». E sulla scelta del segretario dem di lasciar fuori dalle liste del centrosinistra anche alcuni vicini a Renzi dice: «Non metto bocca su scelte di altri partiti ma per Luca Lotti mi è dispiaciuto». A chi pensa che gli screzi fra Calenda e Letta siano tutta una “ammuina” e che centrosinistra e terzo Polo dopo le elezioni, torneranno tutti insieme, replica: «Nessuna ammuina, noi siamo stati chiari: l’obiettivo è riportare Draghi alla guida del Paese. La polarizzazione non esiste nei fatti: oltre al centrodestra, al Pd, a noi del terzo Polo, in campo c’è anche il M5S. Altro che bipolarismo».
Comunque tra i temi lanciati in campagna elettorale da Letta, condivide l’allarme per le ingerenze russe. E rivendica: «Ne sappiamo qualcosa: molti account russi si attivarono per diffondere fake news contro Matteo Renzi durante la campagna referendaria. Il tema della disinformazione deve essere affrontato al più presto, in ballo c’è la tenuta della democrazia liberale».
Garantista, coinvolto nell’inchiesta sulla fondazione Eyu, a chi gli chiede come finirà dice: «Ovviamente nel nulla. Non c’è nulla di nulla, tutto in regola. Ma basta saper aspettare».
A lui i colleghi ricorrono per farsi rassicurare e avere lumi sul futuro della politica. L’ultima previsione? «Vincerà il centrodestra. Ma se noi facciamo un bel risultato il premier lo farà Draghi e non la Meloni. La partita è tutta qui».