la Repubblica, 27 agosto 2022
Tutti i contatti italiani della spia russa Adela
Adela non sarebbe stata sola. La spia russa che ha vissuto per quasi un decennio in Italia, infiltrando il comando Nato di Napoli, non sarebbe stata un “lupo solitario” ma parte di “un branco”: figure autonome e indipendenti, pronte però a fare squadra per sostenersi l’un l’altra e risolvere problemi operativi. Agenti che per non lasciare tracce evitano persino i contatti con i diplomatici e i “normali” inviati dei servizi. Trascorrono esistenze insospettabili per anni, spesso in Paesi lontani, e poi si riuniscono per portare a termine la missione: la sceneggiatura della popolare serie tv “The Americans” calata nella realtà della nuova Guerra Fredda.
L’inchiesta realizzata da Repubblica con il sito investigativo Bellingcat , il settimanale Der Spiegel eThe Insider ha svelato la doppia vita della 007 che è riuscita a penetrare in profondità il quartiere generale atlantico e statunitense.
Nei dieci anni di missione in Europa ha usato l’identità di Maria Adela Kuhfeldt Rivera, ma in realtà si chiama Olga Kolobova: la figlia di un colonnello dell’Armata Rossa, pluridecorato per le sue missioni in Iraq, Siria e Angola ai tempi dell’Urss. Il suo vero nome è stato confermato da un elemento inequivocabile: Olga ha usato sul profilo WhatsApp la stessa foto postata da Maria Adela agli amici italiani. E il legame con l’intelligence militare è dimostrato dai tabulati del suo cellulare, ottenuti da Bellingcat : lo scorso 23 febbraio ha chiamato il telefono del comandante del Quinto Dipartimento del Gru, l’unità più riservata che ha condotto “i programmi illegali”.
Si tratta di una cellula del reparto che ha cercato di avvelenare in Inghilterra Sergej Skipral e ha messo a segno altri omicidi in Occidente: il compito di questo nucleo super-selezionato è quello di inserire “agenti in sonno” nei Paesi della Nato, dove restavano per anni prima di entrare in azione. Come Maria Adela-Olga. Ci sono tante cose ancora da chiarire nella missione di Olga-Adela. Anzitutto i soldi. I bilanci della sua società italiana, la Serein Srl, – esaminati da Repubblica – indicano solo 13mila euro di ricavi e ben 300mila euro di perdite: solo parte delle spese per la sue frenetiche iniziative di pr, tra vernissage e cene in piscina affollate da ufficiali Nato.
Un tenore di vita altissimo, con fondi di origine ignota. La sede della sua azienda era in uno studio milanese in via Albricci, a pochi metri dal Duomo. Volava spesso in Bahrein e in altri paesi esotici, mentre si recava a Mosca quasi sempre in treno, passando da Minsk con viaggi lunghi due giorni e mezzo.
C’è poi la vicenda del marito. Un uomo dal triplice passaporto – italiano, russo e ecuadoriano – che diceva di essere nato a Mosca da un padre ecuadoriano d’origini italiane emadre russa. La stessa identità complessa con radici sudamericane usata da Adela e da altri agenti del Gru. Ad esempio Viktor Muller Ferreira, brasiliano di padre tedesco e madre russa, arrestato nei Paesi Bassi lo scorso giugno dopo avere abitato a lungo negli States e in Irlanda: il suo vero nome era Sergej Vladimirovich Cherkasov. Come ha riscontrato
Repubblica , il matrimonio è stato celebrato nel luglio 2012 in un municipio alle porte della capitale. Prima e dopo le nozze, lo sposo si è mosso da solo tra Mosca e Roma. Poi il 13 luglio 2013 risulta deceduto nella capitale russa all’età di 30 anni. Il certificato di morte indica la causa in “doppia polmonite e lupus sistemico”: una malattia rara tra gli uomini giovani. Si è spento senza la moglie, che in quelle settimane è rimasta in Italia. Un suo amico intervistato daThe Insider si è mostrato sorpreso per il matrimonio: non gliene aveva mai parlato.
Altre persone vicine alla coppia avevano identità miste con origini sudamericane. Ma non sembrano più risiedere nel nostro Paese. E altri agenti del Gru hanno agito a Napoli, corrompendo un colonnello francese in servizio nel comando Nato: è stato arrestato al suo rientro a Parigi nell’estate 2020, l’indagine però è ancora top secret.
Gli ufficiali atlantici contattati per questa inchiesta invece hanno detto di non avere mai subito interrogatori o richieste di informazioni sui loro rapporti con Maria Adela. Li aveva conosciuti nel Lions Club “Napoli Monte Nuovo” di Lago Patria, alla periferia della metropoli, i cui soci sono quasi esclusivamente militari, tecnici e funzionari della Joint Allied Force della Nato e della VI Flotta dell’Us Navy. Tra loro figure che avevano accesso a notizie di grande valore, come la responsabile dell’intero sistema informatico del comando atlantico o il consigliere diplomatico per le operazioni in Africa. Con alcuni ha avuto storie sentimentali: l’ultimo fidanzato era un contractor della base statunitense.
Ma il 14 settembre 2018 BellingcateThe Insider rivelano nomi e passaporti di due operativi del Gru coinvolti nell’avvelenamento di Sergej Skripal: pure il passaporto di Maria Adela apparteneva alla stessa serie. E lei la mattina dopo parte improvvisamente per la Russia. La missione viene interrotta, ma resta comunque un successo clamoroso: nessun agente era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell’Alleanza atlantica.