La Stampa, 27 agosto 2022
Giletti contro i dibattiti tv
Riprenderà l’11 settembre il programma "Non è l’arena" su La7. Non ci saranno duelli tra i leader politici, annuncia il giornalista e conduttore Massimo Giletti.
Per il divieto deciso dall’Agcom? Non le avrebbe fatto piacere ospitare un confronto diretto Letta-Meloni?
«I duelli televisivi non mi convincono. È ovvio che chi fa televisione sa che cosa funziona e tenta di portare nei propri programmi quello che crea ascolto. Però, poi, arrivano i lacciuoli dell’Agcom con le sue regole. È normale, ci troviamo in una competizione politica, però la televisione non può funzionare quando ci sono troppe limitazioni».
Avremo una campagna elettorale senza duelli tv. Non rischia di mancare un confronto che potrebbe essere utile per far emergere le posizioni e le personalità dei leader?
«I duelli televisivi tra politici sono interessanti però siamo di fronte a professionisti della politica e le regole sono molto severe, con tempi definiti, il divieto di interrompere. Alla fine il Paese ha bisogno di altro non di sentire degli slogan in televisione».
In Italia il modello americano del duello non funziona?
«La formula è interessante, anche da un punto di vista di ascolti, però non mi convince del tutto. Se non è permesso interrompere e bisogna tenere sotto controllo di continuo il cronometro, si corre il rischio di tornare alle tribune politiche, al monologo. Poi, certamente, molto dipende dallo spessore di chi viene intervistato e dalla capacità di chi pone le domande però non è il modello che preferisco. ».
Che effetto ha un duello sul voto?
«I duelli creano interesse, vengono seguiti, ma non hanno grande peso nel modificare le idee di chi li guarda. Quando ci fu il duello tra Berlusconi e Prodi, Berlusconi recuperò qualcosa. Televisivamente era più abile a nel gestire il mezzo televisivo e nell’usare un linguaggio innovativo. Però vinse Prodi, anche se di poco. I nostri politici sono troppo navigati per fallire dentro i meccanismi del duello televisivo».
Quale leader politico funziona di più in televisione?
«Sono i momenti in cui inviti i politici a decidere chi funziona. Salvini tirava molto quando era al governo. Giorgia Meloni ha iniziato a tirare adesso, nell’ultimo anno. Anche quando invitai Letta andò bene. Però la dialettica di questi leader non è la stessa del passato. Ricordo Andreotti ospite da me in televisione e provo nostalgia della sua ironia, della sua capacità di parlare».
Draghi funzionerebbe in tv?
«La televisione ha bisogno di quello che non è stato visto. Draghi farebbe gli ascolti di Sanremo».
Come seguirete la campagna elettorale?
«La formula sarà il faccia a faccia in studio con la possibilità di interrompere chi intervisto altrimenti si rischia il monologo».
I leader chiedono di conoscere le domande?
«No, le domande no ma di solito l’accordo prevede che si discuta sui temi su cui intendono intervenire. Le interviste ai leader sono sempre complesse, esiste una forma di protezione che rischia di togliere verità eppure con Meloni ci fu comunque uno scontro molto interessante».
Che cosa pensa della campagna del Pd contro Meloni?
«Secondo me è un errore, lo stesso errore che fecero con Berlusconi. La battaglia va condotta sui contenuti non contro le persone».