il Giornale, 27 agosto 2022
Intervista a Valentina Vezzali
L’istinto della gara non si perde mai. Valentina Vezzali ne sa qualcosa. Prima usava il fioretto, ora di tutto un po’. Ammette come parlasse solo a se stessa. «Il cuore di atleta ti resta dentro. Mi ritrovo come fossi in preparazione a una Olimpiade. Serve gioco di squadra, non basta il singolo atleta».
Gioca con la squadra di Forza Italia.
Dalla pedana alla politica: 6 medaglie d’oro alle Olimpiadi, oltre a trionfi mondiali, e in politica ha lavorato con tre presidenti del Consiglio: in diretta con Monti e Draghi, ora con Berlusconi. Niente male per una ex atleta. Ne sarà fiera?
«Sono orgogliosa ed onorata di essere al servizio del Paese. E di aver lavorato con personaggi di grandissimo spessore e carismatici. Ora emozionata di lavorare con il presidente Berlusconi».
Berlusconi che conosce lo sport, come lei
«È un grande sportivo e, portando il Monza dalla serie B alla serie A, ha dimostrato quanto se ne intende. Non era facile».
Per il vero, con il Milan ha vinto scudetti e coppe.
«Con il Milan era più semplice, parliamo di una squadra blasonata. Qui in pochissimo tempo ha portato in Serie A una squadra che non c’è mai stata».
Berlusconi tifa Milan e Monza, lei Inter: come risolvete?
«Mi spiace ma la fede calcistica non si mette in discussione. Sono interista da generazioni e il tifo per l’Inter va oltre tutto: anzi le dico che si riprenderà lo scudetto».
E dei suoi tre presidenti del Consiglio che ci dice?
«Hanno grande carisma e mostrato grande responsabilità nel ruolo. Vedo solo il lato positivo e valuto per quanto di bello hanno fatto a favore del Paese».
All’epoca una battuta con Berlusconi durante un «Porta a Porta», quel «da lei mi farei toccare», venne interpretata in vari modi. Mai pentita di non essersela tenuta sulla lingua?
«All’epoca, appunto, ero un’atleta. E da allora la politica mi ha toccato. E ora vedete che, finalmente, Berlusconi ha piazzato la stoccata: faccio parte della squadra».
Sei ori olimpici, e in politica?
«Ho preso l’oro che vale più dei 6 vinti ai Giochi: aver inserito un insegnante di scienze motorie nella scuola primaria. Una riforma necessaria, l’Italia è al quint’ultimo posto in Europa per numero di praticanti sportivi. Da noi i bambini non sanno nemmeno fare una capovolta. Ringrazio il premier Draghi perché ha compreso l’importanza di aiutare lo sport. Ho vissuto in prima persona l’ostracismo: una maestra diceva che lo sport fa male, un’altra che era una perdita di tempo. Nel 1980 ero l’unica bambina della scuola primaria a far sport. Soffri quando ti puntano l’indice contro».
Nelle Marche avete diversi talenti: Tamberi, Mancini, Trillini, Cerioni, Di Francisca. Brave le mamme o buona l’aria?
«Merito dell’aria e del Verdicchio, il nostro vino che ispira. Le Marche, e Jesi in particolare, sono una piccola oasi per l’impiantistica sportiva. Poi i campioni fanno il resto trascinando i piccoli ad imitarli. Scuola fa scuola, campioni fanno campioni. È capitato anche a me: cominciavo l’allenamento alle 17,30 con i bambini, il gran finale con la Trillini».
Le Marche, in questo momento, sono al centro di una polemica sulla difficoltà di abortire. Cosa ne pensa da mamma?
«La legge 194 del ’78 non è in discussione: consente alla donna di decidere e al personale sanitario di dichiarare l’obiezione. Le legge parla chiaro: ognuno può scegliere secondo coscienza. Da mamma dico che l’aborto è delicato come altri temi che sfociano nell’etica».
Da atleta aveva un bel caratterino. È rimasto in politica?
«Nello sport, raggiunto un obbiettivo ne cercavo un altro. E in politica stesso carattere: mi batto come un’atleta. In Italia abbiamo impiantistica carente, bisogna dare un’opportunità al Paese. Fra l’altro vorrei rendere strutturale un fondo per i grandi eventi sportivi che aiutano a promuovere e hanno riscontri economici. Vorrei portare avanti il decreto correttivo della riforma del lavoro sportivo per la dignità di chi ci lavora, e non vedere maestri senza tutele assistenziali e previdenziali. Infine stavamo per arrivare al quarto passaggio sul diritto allo sport inserito nella Costituzione. Ci riproveremo, perché lo sport sia accessibile a tutti».
Quindi sarebbe a favore di un ministro dello sport?
«Certo, e con portafoglio. C’è tanto da fare, anche in vista dei Giochi invernali 2026».
Lei farebbe il ministro dello sport?
«Ragiono per un obbiettivo alla volta. Mi sono messa in campo con Forza Italia, e con il presidente Berlusconi, perché è un partito liberale, europeista, moderato. Ed ha mostrato responsabilità nei momenti difficili. Anche Berlusconi ha avuto momenti difficili in questi anni e li ha superati come sanno i campioni dello sport: ci si rialza sempre».
È un periodo di successi italiani. Oscar a chi?
«Lo darei alla Federnuoto che, dopo i mondiali, ha fatto il record di medaglie agli Europei. Il nuoto durante la pandemia ha sofferto la chiusura degli impianti. E non trascuro l’atletica: con la riforma 2018 ha avuto più soldi e gli effetti si cominciano a vedere. Tamberi e Jacobs si sono ripetuti agli Europei: hanno dimostrato che quelle medaglie non sono arrivate per caso. Una medaglia non arriva mai per caso».
Lo dice una signora che se ne intende.