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 2022  agosto 27 Sabato calendario

“FRANCESCO PAZIENZA, CHI SE LO RICORDA?” –  FILIPPO CECCARELLI E LE "NUOVE" RIVELAZIONI DELL’EX AGENTE DEL SISMI, COINVOLTO IN QUASI TUTTI I MISTERI DELLA PRIMA REPUBBLICA: “ALLA FINE SI CHIEDE SE NON SIA STATO ‘UN POVERO COGLIONE SENZA ARTE NÉ PARTE’ PER RISPONDERSI ‘PUÒ DARSI’. MA ANCHE SU QUESTO: SARÀ VERO?” – “LA VERSIONE, VERA O FASULLA CHE SIA, OFFRE IL PIÙ RICCO CAMPIONARIO SUL LATO OSCURO E BUFFONESCO DEGLI ANNI 80. VI SI AFFACCIANO ONASSIS E MADRE TERESA DI CALCUTTA, MARCINKUS E ADDIRITTURA…” -

Più si va avanti e più viene da pensare: ma sarà vero? Condizione naturale per un libro che fin dal titolo mette le mani avanti: La versione di Pazienza (Chiarelettere).

Francesco Pazienza, chi se lo ricorda?  Medico palombaro, oceanografo, affarista e poliglotta approssimativo, ma soprattutto agente segreto e faccendiere, tutto questo poco più che trentenne, e però ancora oggi compiaciuto della sua faccia tosta, nonostante i dodici anni di galera, di cui sei in isolamento, per il crack Ambrosiano e il depistaggio per la strage di Bologna.

Si sarebbe detto un tempo: un avventuriero, ma forse prima ancora un formidabile affabulatore, memorialista recidivo dato che già più di vent' anni orsono uno dei più celebrati rabdomanti dell'editoria, Mario Spagnol, fece in tempo a commissionargli un'autobiografia, Il disubbidente (Longanesi, 1999).

Pure stavolta impossibile seguirlo nelle sue peripezie, specie se alla ricerca di una verità etica, storica, politica e giudiziaria.

Ma la versione, vera o fasulla che sia, offre il più ricco campionario sul lato oscuro e buffonesco degli anni 80, strenuamente vissuti all'italiana, eppure anche molto "internazional", intrighi e commedia, cinismo e follia.

Vi si affacciano, in stupefacente mischione, Onassis e Madre Teresa di Calcutta (Pazienza l'avrebbe salvata da un avviso di garanzia), generali del controspionaggio etilisti e dittatori liberiani, spioni ribattezzati "Mozzarella" e "Capemuorto" e imprenditori di lozioni per capelli, e poi Madonna adolescente, Marcinkus, il clan dei cardinaloni di Faenza,

la Gambino family usata in funzione anti-ustascia, Angelone Rizzoli pazzo di gelosia per Eleonora Giorgi, teste calde dell'ultrasinistra spedite in Nicaragua con l'aiuto della P2, prelibati lombrichi congolesi per il poliziotto gastronomo Federico Umberto D'Amato e addirittura il barboncino iper-tosato che Zsa Zsa Gàbor irrora di acqua di colonia.

Come in una fiaba, ecco che il giovanotto, fin troppo dotato di empatica parlantina e smania di sorprendere il prossimo, insegue la bella vita e la bella figura; frequenta aristocratiche romane e ristoranti di Parigi; in California si traveste da cameriere per provocare l'allora premier Spadolini (che se la lega al dito), offre e taglia sigari cubani con cesoie d'oro appese al taschino del gilet. Presunto sensale d'alto bordo, porta o racconta di aver portato capi dorotei dal generale Haig, Arafat dal Papa, Badalamenti dal Commissario antimafia.

Si agita, si destreggia, rilancia, capitombola, paga i suoi conti, ma non resiste dal moltiplicarne la più rocambolesca risonanza. Alla fine si chiede se non sia stato «un povero coglione senza arte né parte» per rispondersi «può darsi». Ma anche su questo: sarà vero?