la Repubblica, 26 agosto 2022
Il fascismo eterno di Putin (spiegato da Umberto Eco)
Esiste un regime fascista nell’Europa di oggi? Grazie a un saggio straordinario e attuale di Umberto Eco, ho cercato di capire se la Russia di Vladimir Putin corrisponde a quella definizione.
Nel corso di questo secolo, la Russia è stata definita in molti modi: Cleptocrazia, Stato Mafia, Tirannia, Nuova Autocrazia, Democrazia sovrana. In un affascinante libro pubblicato di recente, Sergej Guriev e Daniel Treisman hanno annoverato Putin tra i “dittatori dello spin”, maestri della manipolazione e della diffusione di fake news. Tutti questi elementi sono certamente presenti, ma non sembrano essere sufficienti a definire il regime di Mosca, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina del 2022. Il machismo, il culto della personalità, le avventure militari, la soppressione sistematica del dissenso, la neolingua vanno oltre il desiderio di arricchirsi dell’élite e di manipolare Internet.
Umberto Eco ci può venire in aiuto. Nel 1995 il professore pubblicò sullaNew York Review of Books uno dei suoi saggi più celebri, Ur-Fascismo , il testo di una conferenza tenuta alla Columbia University. Il saggio è stato poi ristampato innumerevoli volte, di recente in Italia da La nave di Teseo col titolo Il Fascismo eterno (2018). Eco prende le mosse dai suoi ricordi di infanzia, il premio ai Ludi Juveniles, la Resistenza e poi finalmente la libertà che arriva nel 1945, quando l’autore ha tredici anni. La tesi del saggio è cristallina: ci fu un solo nazismo ma molti fascismi. Il primo era un regime particolare, con una teoria della razza, neopagano, totalitario, con una precisa filosofia della volontà di potenza. Il secondo non aveva una visione monolitica, risultava nebuloso, fondato su un sincretismo flessibile. Non a caso la parola ‘fascismo’ ha avuto un grandissimo successo fuori dai nostri confini, al pari di un’altra, “mafia”, la quale anch’essa si riferisce ad un fenomeno preciso e al contempo universale. Nondimeno, Eco indica una lista di quattordici caratteristiche del fascismo eterno. Prese singolarmente si possono ritrovare in altri regimi, anche democratici, ma la loro combinazione ci permette di identificare un sistema politico sui generis, anche se il mix necessario e sufficiente non viene specificato da Eco. Quante di esse contraddistinguono la Russia di oggi?
La prima caratteristica del Fascismo è il culto della tradizione, vagamente definita. Questa affonda le sue radici nel passato antico, ma include elementi disparati e può accrescersi nel tempo. La tradizione invocata dai fascisti è sincretica. Anche Putin rifiuta la rigida ideologia marxista e promuove invece la famiglia tradizionale, la religione ufficiale e il rispetto per la vita «genuinamente umana». «La distruzione dei valori tradizionali produce conseguenze deleterie» disse nel 2012. I cambiamenti politici radicali minano il sistema naturale di valori e producono «regressione, barbarie e immensi spargimenti di sangue» e sono l’anticamera della «caduta nelle tenebre e dal ritorno ad uno stato primitivo». Per lui come per Mussolini, la tradizione è nazionale: mentre il dittatore italiano celebrava sia l’Impero romano che il genio italico del Rinascimento, il russo apprezza Nicola II al pari di Stalin, tutti parte del passato sacro del Paese, che non può essere criticato.
Lo spirito del 1789, la supremazia dei diritti dell’individuo e il capitalismo sono condannati senza appello dall’Ur Fascismo, che rifiuta la modernità e l’illuminismo. La Rivoluzione Francese è il cambiamento violento per antonomasia, quindi estraneo alla nostra storia migliore. Per l’élite russa è facile voltare le spalle ai principi del 1789 e del 1776 visto che il Paese non attraversò mai questa fase storica. L’autocrazia zarista crollò nel 1917, il regime sovietico nel 1991 e la fase democratica durò al massimo tre anni, dal ’91 al ’93, quando Boris Eltsin bombardò il parlamento. Oggi vi è una forte dose di irrazionalismo ed esoterismo nell’élite politica, come testimonia la popolarità dei testi del pensatore Ivan Iljin, esiliato dai bolscevichi e ammiratore di Mussolini e Hitler. Putin ha fatto rimpatriare il suo corpo, pagando di tasca propria i costi di trasporto della salma.
Per il fascista bisogna agire, senza tentennamenti. Le scelte sono chiare ed evidenti, chi riflette e soppesa le opzioni mostra debolezza. Putin non appare mai mentre ascolta, al contrario lo vediamo impartire ordini a ministri e funzionari. Poiché il Duce sa cosa si deve fare, ogni disaccordo è solo una forma di tradimento. «Finché c’è Putin c’è la Russia», ha detto nel 2014 il vicecapo dello staff presidenziale. Quindi chi critica il Presidente si oppone alla Russia. Quando, nel 2007, alcuni ministri avanzarono obiezioni ad un progetto, sbottò: «I sabotatori sono in questa stanza». L’imprenditore Michail Chodorkovskij ebbe l’impudenza di criticarlo in pubblico, nel 2003, e finì in galera per dieci anni.Negli incontri regolari con i cittadini, i partecipanti sono incoraggiati a presentare i loro problemi, ma nessuno può criticare il Presidente. Il Duce si incarica di risolvere il problema: il sottopancia televisivo annuncia l’apertura di un’indagine appena un cittadino denuncia una situazione grave, con rapidità sospetta.
Il disaccordo implica la diversità. L’Ur Fascismo non può ammetterené l’uno né l’altra, un atteggiamento che sfocia nel razzismo. Putin ci tiene a far sapere di essere di pura razza russa. «Ho rintracciato le origini della mia famiglia negli archivi, veniamo da un villaggio non lontano da Mosca... Durante tutti questi secoli [i miei antenati] hanno frequentato la stessa chiesa» ci ha assicurato nel 2017. Putin irride chi in Russia si fa influenzare dalla cultura straniera, si nutre di ostriche e foie-gras. Sono degli «insetti» da schiacciare, in un processo che porta ad una naturale «detossificazione della società ». Il Presidente perpetua il razzismo del passato, in base al quale i russi sono all’apice delle etnie del paese. Non è un caso che siano proprio le minoranze etniche dell’estremo oriente ad essere spedite a combattere in Ucraina. Il razzismo va di pari passo ad un elitismo di massa, perché, il russo appartiene al miglior popolo del mondo.
Il fascismo nasce da una miscela di frustrazione e gelosia, spesso frutto di una umiliazione storica. Per Putin, tale umiliazione è avvenuta negli anni Novanta, quando il Paese fu sull’orlo della catastrofe finanziaria e umanitaria, e l’Occidente dovette fornire assistenza alla popolazione. Ma gli aiuti dall’estero sono sempre sospetti. Infatti, alle radici del fascismo vi è l’ossessione del complotto, di norma internazionale. La Presidenza di Putin ha il suo mito fondante nel complotto ceceno che, secondo la versione ufficiale, fu responsabile delle bombe in tre città russe nel 1999 che fecero facendo più di trecento morti (pochi credono a questa versione). Il Cremlino vede l’ingerenza americana ovunque, nelle rivoluzioni democratiche in Ucraina, Georgia, Kirghizistan e nel Medio Oriente. Secondo il Cremlino, gli Usa sono anche responsabili anche della fine dell’Urss e del suo declino demografico. Non stupisce quindi che nel 2012 il regime abbia approvato una legge che limita le attività degli «agenti stranieri».
Il fascismo eterno soffre di una curiosa contraddizione. I nemici sono ricchi e potenti, ma anche deboli e pavidi. Proprio in questi giorni, le autorità russe hanno accusato una fantomatica spia ucraina, Natalja Vovk, dell’omicidio di Darja Dugina. Questa donna sarebbe arrivata con la figlia di dodici anni in Russia a luglio, avrebbe alloggiato nello stesso palazzo della futura vittima, l’avrebbe seguita, piazzato un ordigno sotto la sua macchina per poi lasciare il Paese indisturbata. Il regime ammette la propria incompetenza, ma è pronto a individuare un capro espiratorio tra i suoi funzionari e punirlo. In ogni caso bisogna rimanere vigili perché la vita è una guerra permanente, da combattere fino alla vittoria finale. Putin stesso ora riconosce che l’invasione in Ucraina è parte di un conflitto senza fine per la supremazia del mondo. Il culto della morte e il ricordo dell’eroismo del popolo sono elementi centrali del regime che ogni 9 maggio celebra i caduti nella Seconda guerra mondiale.
L’eroe è virile e, quando non fa la guerra, sublima nel sesso la sua volontà di potenza e di oppressione: è machista. Il Duce ha tante amanti e tanti figli, in splendida contraddizione con i valori della famiglia tradizionale (come Mussolini, anche Putin auspica l’aumento delle nascite). Quando Oliver Stone chiese al Presidente se avrebbe condiviso volentieri la doccia della palestra con una persona gay, l’intervistato risposeche non avrebbe voluto provocarlo. Il regime considera l’attivismo dei gruppi per i diritti degli omosessuali come un pericolo per la sicurezza nazionale. Una legge del 2013 ha reso illegale la “propaganda gay” e nel 2017 la Duma ha decriminalizzato la violenza domestica. Putin è anche un fanatico della forma fisica, per anni ha gareggiato come maestro di judo e adesso gioca a hockey su giaccio. Famosissime sono le sue foto a dorso nudo a cavallo nell’estremo oriente della Russia.
Nei regimi fascisti, il popolo è una finzione teatrale, fa da sfondo alle parate ma non ha diritto di voto, di parola oppure di critica. Così avviene anche nella Russia di Putin, che ha sospeso la democrazia. Infine, ha inventato una neolingua, come la chiamò George Orwell in 1984. Oggi finisce in carcere chi chiama la guerra col suo nome, la prova più lampante della neolingua del regime, ma non l’unica. Una particolarmente agghiacciante inversione di senso avviene proprio con le parole “fascismo” e “nazismo”. Scopo dell’operazionein Ucraina è “de-nazificare” il regime “fascista” di Kiev. È paradossale che un fascista chiami i proprio nemici con l’espressione che meglio lo definisce. Il Fascismo eterno contempla forse altre caratteristiche, come l’anelito imperialista, il mito salutista, il culto del leader, la propaganda martellante e la fede fanatica nel potere dello stato. In ogni caso, il regime ha il primato di avere tutte le caratteristiche del fascismo individuate quasi trent’anni fa dal grande studioso italiano. Come scrive Umberto Eco nel suo saggio, il nostro dovere è smascherare le nuove forme del fascismo, «ogni giorno, in ogni parte del mondo».