il Giornale, 26 agosto 2022
La guerra delle fogne tra Francia e Regno Unito
Nell’era del post Brexit tra Parigi e Londra scoppia la guerra dei liquami. Tre europarlamentari francesi hanno accusato il Regno Unito di mettere a rischio il benessere degli esseri umani, della flora e della fauna marina, rilasciando liquami freschi nel Canale della Manica e nel Mare del Nord. L’accusa giunge subito dopo la diffusione della notizia che almeno una cinquantina di spiagge dell’Inghilterra e del Galles erano state considerate altamente inquinanti per i bagnanti proprio per il medesimo motivo. Le copiose piogge degli ultimi giorni avevano infatti deviato ingenti quantità provenienti dalle acque di scolo nei fiumi e nel mare. Gli europarlamentari hanno quindi accusato il governo britannico, con un reclamo ufficiale presentato alla Commissione Europea, di essere venuto meno ai suoi precisi impegni ambientali danneggiando così l’ambiente circostante. Alla Commissione hanno inoltre richiesto di prendere provvedimenti «politici e legali» per contrastare quella che appare una chiara violazione delle regole ambientali internazionali. Una violazione che sarebbe conseguenza diretta, secondo i politici francesi, della Brexit dato che la decisione britannica di abbassare gli standard qualitativi sulla qualità delle acque si è resa possibile proprio dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
«Questa decisione è inaccettabile – scrivono nella lettera inviata a Bruxelles – e richiede un’azione immediata per bloccare l’inquinamento nelle acque del canale e del Mare del Nord. Temiamo per le conseguenze negative che potrebbero venir determinate dal basso livello qualitativo delle acque comuni sulla biodiversità marina, così come sulla produzione ittica». I tre deputati, che appartengono al gruppo centrista del Parlamento Europeo, affermano che «dopo la Brexit il Regno Unito si è auto esonerato dal regolamento europeo ambientale», ma sottolineano che pur non aderendo alle sue regole dal gennaio dello scorso anno, il governo britannico ha comunque sottoscritto un accordo commerciale e di cooperazione all’interno del trattato d’uscita che gli impone di adempiere alla legislazione del mare delle Nazioni Unite, relativa alla protezione delle acque condivise. «Ciononostante il Regno Unito ha scelto di abbassare gli standard di qualità della sua acqua – concludono i deputati – e questo non è accettabile, il Canale e il Mare del Nord non sono terreni di discarica». Un portavoce del governo britannico ieri ha replicato che le accuse francesi «semplicemente non corrispondono alla verità», ma è stato implicitamente contraddetto dalla risposta di alcune delle compagnie delle acque che hanno confermato di «stare lavorando per risolvere il problema». E del resto, lo scorso anno, la società inglese Southern Water ha ricevuto una multa record di 90 milioni di sterline per aver riversato nel mare del Sussex, Kent e Hampshire miliardi di litri di liquami non trattati.
Il Regno Unito ha un sistema combinato di fognature che riversa negli stessi canali sia l’acqua piovana che quella proveniente dai bagni e dalle cucine dei cittadini inglesi. In casi eccezionali, come durante le piogge molto abbondanti e in concomitanza con periodi di forte siccità, le fognature vengono sopraffatte dal liquame e per evitare che questo fuoriesca negli spazi aperti delle strade e vicino alle abitazioni, viene deviato temporaneamente nel mare. Water Uk, che rappresenta l’industria delle acque britanniche, ha confermato che le compagnie hanno deciso di investire, tra il 2020 e il 2025, più di 3 miliardi di sterline per migliorare la situazione.