Il Messaggero Corriere della Sera, 26 agosto 2022
In morte di Enzo Garinei
Gloria Satta per Il Messaggero
Aveva 96 anni e un’inconfondibile faccia buffa, simpatica, era il principe dei caratteristi e in oltre 70 anni di carriera aveva dispiegato il proprio talento nel cinema, in teatro, in tv. Attore, commediografo, doppiatore, Enzo Garinei è morto a Roma dov’era nato il 4 maggio 1926 in via delle Coppelle, in pieno centro storico. L’attore era uno degli ultimi rappresentanti di quella generazione di artisti poliedrici, contenti di interpretare ogni tipo di ruolo, sempre ansiosi di imparare. Fratello minore di Pietro Garinei, il fondatore della ditta Garinei & Giovannini, Enzo aveva lavorato nelle storiche produzioni del Sistina come Alleluja brava gente, Cielo mio marito, Aggiungi un posto a tavola ma si era ritagliato presto una propria identità artistica.
I MAESTRI
Gli inizi erano stati al Cut, il Centro Teatrale Universitario, dove aveva avuto come compagni di corso Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, Gabriele Ferzetti. Garinei, che avrebbe interpretato un centinaio di film diretto da maestri come Valerio Zurlini, Luigi Zampa, Citto Maselli, Mario Mattoli, Castellano e Pipolo, debuttò nel 1949 in Totò le Mokò. Accanto al Principe della risata avrebbe poi girato Totò cerca moglie, Totò il terzo uomo, Totò e Carolina, Totò all’inferno, Totò Eva e il pennello proibito: «Totò mi ha insegnato i tempi comici, l’importante era chiamarlo sempre principe», ha raccontato Garinei nell’autobiografia Io c’ero - Il protagonismo del caratterista, pubblicata di recente (Armando Editore) a cura di Laura De Luca. Volto popolare presso il grande pubblico, nel 2019 era tornato in teatro (dove, commedie musicali a parte, aveva lavorato anche con Luca Ronconi e Franco Enriquez) per interpretare la voce di Dio nella settima edizione di Aggiungi un posto a tavola, con Gianluca Guidi, e nel 2014 aveva preso parte alla fiction di Rai1 Don Matteo, nona stagione. L’ultima apparizione sul set, nel 2019, è stata per il film di Francesco Mandelli Appena un minuto. Come doppiatore, Garinei aveva dato la voce alla sit-com I Jefferson e, dopo Alberto Sordi, a Stan Laurel. Intensa anche la sua attività in televisione, tappe importanti Il Giornalino di Gian Burrasca, Scaramouche, Non ho l’età e Non ho l’età 2 di Giulio Base, Dottor Clown di Maurizio Nichetti. Nel 2009 l’attore vinse il riconoscimento Leggio d’oro «Alberto Sordi». Ricordava con affetto i suo compagni di lavoro: «Per tutti ho una grande nostalgia», scrive nel libro, «mi mancano anche le litigate, le cattiverie... E qualche volta mi dico: chissà che meraviglioso spettacolo continuano a fare, su in cielo. È il paradiso no?».
IL RICORDO
La notizia della scomparsa di Garinei ha provocato tante reazioni nel mondo dello spettacolo. «Era un extratterestre», ha twittato Gianluca Guidi. «Era molto più di un grande attore e un bravo doppiatore. È stato un uomo di spettacolo a tutto tondo, instancabile, amabile e sempre entusiasta del suo lavoro», ha postato su Facebook l’assessore alla Cultura di Roma, Miguel Gotor. E Simona Marchini: «Era un artista poliedrico e un uomo amato da tutti. Ci mancherà moltissimo».
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Maurizio Porro per il Corriere della Sera
Con la morte, avvenuta ieri a 96 anni a Roma, di Enzo Garinei, si chiude definitivamente il grande capitolo della commedia musicale italiana, quella siglata dalle due manine allacciate di Garinei & Giovannini, autori impresari registi e talent scout. Vincenzo, Enzo sulle centinaia di locandine in cui apparve, era il fratello di Pietro, ma non aveva mai goduto di privilegi, era la morale della compagnia: scritturato sì, ma non protagonista, sempre un caratterista, la spalla, un comico che aveva imparato benissimo le regole del mestiere. Tanti anni di gavetta come attore e spesso doppiatore (diede la voce ai Jefferson e anche a Stan Laurel e a Spugna di Peter Pan) di cinema, tv e di teatro «leggero», in epoca di doppi spettacoli e di tournée lunghe otto mesi.
Garinei, padre di Andrea, morto prematuramente, fino a pochi mesi fa era la voce di Dio in Aggiungi un posto a tavola e tutte le sere stava dietro le quinte, pronto a dare la battuta a Guidi, il pretino del diluvio universale: molti pensavano che la voce di Dio (ereditata da Garrone) fosse registrata, data l’età, invece Garinei viaggiava con la compagnia, ne era il simbolo, puntuale come un soldatino per questo musical che ha battuto ogni record di tenitura in Italia (1700 repliche).
Ma prima di raggiungere la voce divina, Garinei ebbe per 500 sere la parte comica del sindaco (ereditata da Panelli), così come fu indispensabile in moltissime produzioni della celebre ditta, facendo in scena perfino l’imitazione del fratello nel Delia Scala show. Inizi in varietà carnevaleschi al Valle di Roma e poi il solito tragitto, partendo nel 1949 con Totò le moko, primo di una lunga collaborazione con il Principe De Curtis; quindi Il vedovo allegro, Arrivano i nostri e molti successi dell’Italia povera ma bella che rideva con Sordi, la Valeri, De Filippo, Rascel. Ma ebbe pure parentesi serie, con Maselli nei Delfini e con Lattuada in Oh Serafina!, oltre a una serie infinita di film comici senza pretese da domenica pomeriggio (platee piene, 90’ con intervallo e gelato) ma in cui Garinei era una garanzia comica, arrivando anche a comparire nel 2014 in Don Matteo in tv e con Scotti e la Scala in Io e la mamma.
Certo la sua storia è tutta sui palchi dei famosi teatri italiani, partendo dal Sistina, la sua casa, continuando col Lirico e l’oggi scomparso Nuovo a Milano. Non si contano i musical cui ha partecipato, sempre con un guizzo quasi surreale, le riviste con la Wandissima, Rascel, Pagnani e Calindri e poi l’irresistibile tombarolo monco di Alleluja, brava gente, fino ad Accendiamo la lampada, atmosfere da mille e una notte con la coppia Dorelli-Guida. Da ricordare, soprattutto per il fattore umano, lo show con Bramieri: già molto malato, voleva dar l’addio al suo pubblico, Garinei gli fece da spalla in Riuscire a farvi ridere. E poi la prosa, quella brillante, con lo stesso Bramieri, la Mondaini, Montesano e Paolo Ferrari, con la Colli in Cielo mio marito! e con Maurizio Micheli in Un mandarino per Teo.
Fece anche parte di un trio di successo nel 60 con Delia Scala e Carletto Sposito che arrivò alla tv nazionalpopolare di Canzonissima e poi fu in una miniserie di Falqui su Fracchia. Ma ebbe anche registi maestri, comparsate con Visconti, poi Enriquez, Bolchi ed anche il giovane Luca Ronconi nei Lunatici. Una vita spesa per il pubblico, nell’antico e vero senso della parola.