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 2022  agosto 26 Venerdì calendario

Un altro Tremaglia verso il Parlamento

Un altro figlio d’arte in politica? Sembrerebbe di sì scorrendo gli elenchi delle liste di Fratelli d’Italia, in vista della tornata elettorale del prossimo 25 settembre. In Lombardia spunta Andrea Tremaglia, figlio di Marzio, nipote di Mirko. Quest’ultimo è stato uno storico dirigente del Movimento Sociale Italiano, due volte ministro, autore della legge per il diritto di voto degli italiani all’estero. Il padre, Marzio, una promessa della destra nazionale, assessore in Regione Lombardia, morto prematuramente, nel 2000. E dunque Tremaglia junior si aspetta polemiche e accuse di nepotismo? «Direi di no – ribatte – la mia passione per la politica nasce negli anni del liceo. Al classico Paolo Sarpi di Bergamo, un liceo storico di sinistra, che frequentò mio nonno ma non poté farlo mio padre perché figlio di missino, ho fatto per quattro anni di fila il rappresentante di classe e infine il rappresentante di istituto. Fatta questa premessa, io sono entrato in Fratelli d’Italia quando mio nonno e mio padre non c’erano già più… Aggiungo che aver avuto due politici in famiglia è stato bello ma anche impegnativo…».
Classe ’87, bergamasco, una laurea in Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, una passionaccia per la lettura e per la scrittura, e, va da sé, per la politica. La gavetta prima di tutto. Nel 2014 si candida in consiglio comunale a Bergamo e ottiene 140 preferenze. Ci riprova 5 anni dopo e questa volta ne raccoglie 667, di voti. Tutto merito del cognome? «Non direi, i bergamaschi hanno premiato il lavoro quotidiano». Qual è stata la lezione di nonno Mirko? «La consapevolezza che la politica è un impegno serio. E la componente ideale: mai dimenticare i propri valori e la propria comunità. Non cedere ai compromessi. Ne ho apprezzato i principi e la sua capacità di essere trasversale, aveva tante amicizie a sinistra. Non a caso, quando morì mio padre ci fu un bel ricordo di Luciano Violante in aula a Montecitorio…». E la famosa legge a firma Tremaglia che consentì di votare agli italiani all’estero e che consegnò alla sinistra la vittoria nel 2006? «Lui ha lottato 40 anni perché votassero il suo partito o la sua coalizione? No. La battaglia di civiltà era riconoscere l’esercizio di un diritto…». Adesso Andrea desidera portare il suo percorso e la storia di famiglia in Parlamento. È capolista nel primo collegio della circoscrizione Lombardia 3. Varcherà sicuramente l’ingresso di Montecitorio con i galloni da deputato perché in posizione blindata. «È la prima volta che mi candido senza preferenze, sarà una campagna sul simbolo. Faremo diversi eventi su scala provinciale, e poi privatamente incontrerò le associazioni di categoria, gli imprenditori…».
E sulla richiesta, avanzata anche dalla senatrice Liliana Segre, di togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia, chiarisce che «preferisco non polemizzare con la senatrice». Però... «Allo stesso tempo, dico: il tema è antico. Sotto elezioni, la sinistra deve spiegare alla destra quale sia il modo giusto di essere di destra». Ma le polemiche sono anche altre: Meloni ha sbagliato a postare il video dello stupro di Piacenza? «Mi sembra molto chiara la strumentalizzazione della vicenda. La sinistra è in difficoltà perché Giorgia Meloni è l’incarnazione vivente del fallimento della sinistra». Cosa le suggerisce la leader Meloni? «Non mi fornisce particolari suggerimenti. Parla molto con l’esempio. Nel corso della tre giorni programmatica di Milano la trovavo sempre al computer a prendere appunti. Questo vale più di qualsiasi consiglio». Vincerà il centrodestra? «La prospettiva è quella di governare l’Italia».