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 2022  agosto 26 Venerdì calendario

Caro-gas, a rischio chiusura già 120 mila aziende

I prezzi dell’energia continuano a correre e trascinano con loro anche quelli delle materie prime, al punto che l’inflazione ha quasi raggiunto l’8%. Lo scenario è già preoccupante non solo per i consumatori, che presto dovranno fare i conti con un’impennata dei costi delle bollette e del carrello della spesa ben più vertiginosa di quanto visto finora, ma soprattutto per le imprese che consumano volumi di elettricità e gas molto più elevati e questi aumenti potrebbero decretarne la fine delle attività. 
Secondo Confcommercio-Imprese per l’Italia, i comparti del terziario avranno maggiori difficoltà: la spesa di energia per il 2022 ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto agli 11 dello scorso anno e più del doppio rispetto al 2019, quando ammontava a 14,9 miliardi. Secondo le stime, da ora fino ai primi mesi del 2023, le imprese a rischio saranno 120 mila e 270 mila i posti di lavoro. «Il nuovo governo dovrà dare risposte immediate – sostiene il presidente Carlo Sangalli —, accelerando soprattutto su Recovery fund energetico europeo e fissazione di un tetto al prezzo del gas». Tenendo conto anche dell’incertezza sul futuro delle forniture di gas dalla Russia, Confcommercio richiede per le imprese una serie di misure di sostegno e interventi ad hoc in grado di evitare una brusca frenata dell’economia nella seconda parte dell’anno.
Tra i settori più esposti ai rincari dell’energia c’è il commercio al dettaglio, in particolare la media e grande distribuzione alimentare: a luglio le bollette sono quintuplicate. Per ristoranti e alberghi i prezzi sono aumentati tre volte tanto rispetto a luglio 2021. Nei trasporti, far viaggiare i mezzi a gas metano non è più un’opzione valida, il caro carburanti ha raggiunto il 30-35% dall’inizio della pandemia. Ma, a risentire degli incrementi, saranno anche liberi professionisti, agenzie di viaggio, attività artistiche e sportive e il comparto dell’abbigliamento. Insomma, «è vitale tagliare drasticamente il costo dell’energia per tutte le imprese – conclude Sangalli —, anche quelle non “energivore” e “gasivore”. Altrimenti si rischia di vanificare la ripresa economica di questi ultimi mesi».