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 2022  agosto 26 Venerdì calendario

“IL TETTO AL PREZZO DEL GAS È IRREALIZZABILE, PERCHÉ NON LO VOGLIONO I PAESI DEL NORD NÉ IL MERCATO, CHE ALLA FINE COMANDA” – L’EX AD DI ENI, SCARONI, GRAN CONOSCITORE DI RUSSIA, RASSICURA: “PUTIN NON BLOCCHERA’ LE FORNITURE. - IL TETTO AL PREZZO DEL GAS POTREBBE NON RISOLVERE IL PROBLEMA: IL METANO FINIREBBE AD ALTRI COMPRATORI NEL MONDO, IN GIAPPONE, COREA O CINA. E IN QUEL CASO DAVVERO L'EUROPA RIMARREBBE SPROVVISTA - STIAMO COSTRUENDO UNA UE DEBOLE SULL'ENERGIA, LA TRANSIZIONE ENERGETICA E’ STATA COSTRUITA IN MANIERA TEORICA: PER SOSTITUIRE GLI IDROCARBURI CI VORRÀ TEMPO. - LE SANZIONI NON HANNO FATTO MALE ALLA RUSSIA: VENDE MENO, INCASSA COME PRIMA. NON ERA CHIARO A TUTTI IL COSTO DI QUESTE SANZIONI PER L'EUROPA…” -

«Il tetto al prezzo del gas è irrealizzabile, perché non lo vogliono i Paesi del Nord né il mercato, che alla fine comanda. L'Europa dovrebbe pensare soprattutto ad una politica energetica per il futuro, per evitare di avere i prezzi più alti di tutti anche quando la crisi sarà superata». Paolo Scaroni, dodici anni alla guida di Eni ed Enel e oggi deputy chairman di Rothschild, si aspetta un inverno di grandi sacrifici economici: «Ma non credo che il metano mancherà».

Perché? «Sono abbastanza fiducioso perché la mia esperienza di relazioni commerciali con la Russia mi insegna che normalmente Mosca fa quello che dice. Gazprom non ha mai parlato di interruzione totale delle forniture, al massimo di riduzione dei flussi. Come in effetti sta accadendo. Quindi sono fiducioso che l'Italia non debba preoccuparsi delle forniture, ma dei prezzi».

Quindi è d'accordo con il ministro Cingolani che dice che il razionamento non serve perché le riserve sono alte? «Di certo gli stoccaggi non sono sufficienti, servono anche i flussi. Ma il governo sta facendo bene a riempire le riserve, pur pagando il metano un prezzo carissimo. In ogni caso, se la Russia continuerà a darci i 40 milioni di metri cubi al giorno di oggi e non ci saranno problemi con gli altri fornitori, l'inverno passerà senza particolari restrizioni. Se fossi Cingolani, preparerei un piano d'emergenza, come del resto mi pare stia facendo».

Lei dice che i russi fanno quel che dicono: Mosca ha minacciato di arrivare a 400 euro per megawattora, cioè un altro 30% in più dei livelli attuali. «Questo è verosimile che accada ed è giusto che i governi ragionino su piani per calmierare le bollette di famiglie e imprese, come sta facendo anche l'esecutivo italiano».

Perché è contrario al tetto al prezzo? «Semplicemente i fatti dicono che molti Paesi europei non lo vogliono. Tra l'altro il rischio è che non si risolva il problema, perché il metano potrebbe trovare altri compratori nel mondo, in Giappone, Corea o Cina. E in quel caso davvero l'Europa rimarrebbe sprovvista. Diverso sarebbe decidere di fiscalizzare la differenza tra il prezzo pagato dalle aziende e quello che finisce in bolletta, ma qui bisognerebbe capire quale sia la capacità di spesa dello Stato e naturalmente è un altro discorso».

Dunque vince il mercato. Il governo però ha introdotto una tassa sugli extraprofitti e Draghi ha più volte denunciato le speculazioni. «Io sono contrario a criteri inseriti a posteriori: non si può dire "hai guadagnato tanto, quindi ti tasso di più". Si potrebbe intervenire con più incisività su chi produce elettricità da fonti rinnovabili e dunque non risente della corsa del metano. In generale, sarebbe meglio una norma che dicesse che tutti i prezzi maggiori di una determinata soglia verranno tassati di più. Una sorta di prezzo amministrato fissato a priori, non a posteriori».

Quindi le speculazioni sono solo di chi produce da rinnovabili? «La speculazione si fonda su previsioni e analisi, si prova a combatterla ma non sempre si riesce. Di certo funziona sulla base delle decisioni di chi opera sul mercato. E, me lo lasci dire, sono compresi gli amici di Bruxelles che spesso sono stati incauti a mercati aperti».

A proposito di Europa: quanto paghiamo il Green Deal? «Il Green Deal va nella direzione giusta e in linea di principio non è in contraddizione con la voglia di liberarci del gas russo e conquistarci l'indipendenza energetica. Ma non è stato chiarito all'opinione pubblica quanto siamo lontani dal sostituire gli idrocarburi: è una strada ancora lunghissima. Credo che il Green Deal sia stato costruito in maniera un po' teorica, con poco pragmatismo e non tenendo sufficientemente in considerazione i tempi lunghi della transizione energetica».

Che cosa rischiamo nel lungo periodo? «Oggi gli Usa pagano il gas un decimo dei Paesi europei: la nostra industria è in una posizione competitiva drammatica. Immaginiamo anche lo scenario migliore, con la guerra finita, i rigassificatori in funzione e nuovi fornitori. Bene, anche in quel caso pagheremmo il metano il doppio o il triplo degli Stati Uniti e anche della Cina. Stiamo costruendo un'Europa strutturalmente debole sull'energia».

Le sanzioni sono state un errore? «Non discuto gli impatti sull'economia russa, ma per quanto riguarda l'energia, le sanzioni non hanno fatto male alla Russia: vendendo meno, incassa come prima. Forse non era chiaro a tutti il costo di queste sanzioni per l'Europa. Però sia chiaro: che alternativa c'era? Non potevamo rimanere impassibili di fronte all'invasione dell'Ucraina».